Simone era, beh, confuso, ma quello era solo la punta dell'iceberg.
Non era riuscito a chiudere occhio la notte dopo l'ultima esibizione. Invece di dormire, si era trovato a ripensare ad ogni singola conversazione che aveva avuto con Manuel Ferro. Cosa aveva sbagliato? Doveva aver combinato qualcosa.
Nessuno arriva ad odiare così tanto una persona senza avere un motivo valido. Forse a Simone stava sfuggendo nuovamente qualcosa, perché, nonostante il modo in cui si era sforzato, il suo cervello non era riuscito a fornirgli una valida ragione per cui Manuel potesse odiarlo. Lo aveva sempre elogiato subito dopo le esibizioni. Ricordava, seppur vagamente, di aver anche elogiato il modo in cui si era impegnato in quel progetto fatto insieme. Oltre quelle occasioni, loro due non avevano avuto chissà quali conversazioni.
Quindi, come era arrivato al punto di dover subire gli sguardi glaciali e i commenti sarcastici di Manuel? Come era finito sulla sua lista di persone che chiaramente odiava se a malapena si conoscevano? Queste domande continuarono a frullargli nel cervello per il resto del fine settimana. Non avrebbe dovuto accettare l'invito all'evento di venerdì. Aveva cercato di tirarsi indietro, non era poi così sicuro che Manuel lo volesse lì, considerate le occhiatacce e i commenti che aveva ricevuto la prima volta. Tuttavia, Chicca aveva insistito con la promessa che ci sarebbe stato anche Edoardo questa volta a fargli compagnia.
Poi erano stati a cena e Manuel si assicurò di rendere molto chiaro ㅡ nel caso in cui non lo fosse già ㅡ che non gli andava proprio a genio la sua presenza. Forse lo odiava pure. L'odio però era un sentimento complesso. Come poteva odiarlo quando non lo conosceva nemmeno? Niente di tutto questo aveva un senso logico.
Martedì pomeriggio, Simone arrivò a lavoro sentendosi peggio di uno zombie. Non aveva dubbi, probabilmente con il suo aspetto ci somigliava pure. Arrivava da una giornata piena zeppa di lezioni, e si reggeva in piedi solo grazie al caffè; aveva passato un'altra notte sveglio a studiare. Beh, un po' a studiare, un po' a distrarsi e un po' a riflettere.
Entrò nel negozio, passando difronte al suo capo, e dirigendosi verso il retro «buongiorno» disse, salutandolo. Il suo capo gli fece semplicemente un cenno. Appoggiò lo zaino a terra, tirando fuori la divisa e indossandola, per poi controllare che la targhetta fosse perfettamente dritta. Si passò le dita tra i capelli castani e sospirò. Sarebbe stata una lunga serata.
Simone si afflosciò sul bancone, osservando di tanto in tanto l'orologio e si limitò, un ora dopo, a dare la buona serata a due clienti. La sua mente iniziò a ripercorrere a ritroso l'argomento più rilevante; che non era di certo l'esame che stava preparando di attività di calcolo scientifico.
No, riguardava piuttosto il fatto che Manuel non lo sopportasse. A Simone non andava giù l'idea di non piacere a qualcuno. Okay, certo. A nessuno piaceva essere detestati. Era ovvio. Solo che Simone aveva la sensazione che per lui fosse dieci volte peggio che per tutte le altre persone. Supponeva di non poter piacere sempre a tutti. Faceva parte della vita e doveva solo lasciare che non lo influenzasse così tanto, soprattutto perché dipendeva più dagli altri che da lui. Quindi, non gli importava. Simone sarebbe sopravvissuto lo stesso.
A meno che Manuel Ferro non avesse intenzione di ucciderlo, ma tant'è.
«Vado via» disse il signor Fausto, il capo di Simone.
Annuì «Okay, buonanotte»
Fausto si girò, in direzione della porta, poi si fermò «Ah, quasi dimenticavo. Potresti venire un po' prima domani? Dovresti dare 'na mano al nuovo arrivato»
«Abbiamo un nuovo arrivato?» Simone domandò. Ricordò vagamente di come Laura gli avesse domandato, per conto di un suo amico, se al negozio erano aperte le assunzioni. Forse quel suo amico doveva aver inviato il curriculum dopotutto.
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Rock 'n Roll ♡ Simuel
RomansaUna fatidica notte di Ottobre, Simone Balestra fu trascinato dalla sua migliore amica Chicca, a cui poi si aggiunse Laura, a un concerto rock; ed era solo l'inizio...