Sua madre stava facendo colazione. Sola nella grande sala da pranzo arredata con quadri e antiche sculture in stile neoclassico, sorseggiava con scarso entusiasmo una tazza di caffè fumante accompagnata da pane tostato, marmellata e dolcetti dall'aspetto raffinato. Una copia del Times giaceva sul tavolo, con un'inquietante foto di Lord Bucket a troneggiare in prima pagina corredata da scritte che Dean faticò a decifrare. L'impeccabile crocchia di capelli neri appuntata alla nuca e il morbido tintinnio delle porcellane facevano pensare a un inizio giornata qualunque, un innocuo risveglio fatto di piccoli piaceri e aggiornamenti sulla quotidianità. Un mondo molto diverso da quello in cui si era trovato Dean fino a pochi attimi prima.

Quando entrò, gli occhi freddi e indifferenti di sua madre si volsero su di lui, restituendogli qualcosa di simile al fastidio o mero disinteresse.

È stupita di vedermi? Difficile dirlo. Probabilmente no.

«Bentornato, Dean.»

Come d'abitudine, chinò il capo.

«Tuo padre non è qui» continuò lei, portandosi la tazza fumante alle labbra. «Lord Bucket ha richiesto i suoi servigi altrove, per cui dubito ti sarà possibile vederlo.»

L'orgoglio Wright non permise a Dean di sospirare di sollievo.

«Dove sei stato?» chiese la madre.

«Ora sono qui» rispose lui con un nodo in gola.

«Questo lo vedo. A differenza di Lord Benjamin, io e tuo padre non abbiamo dubitato neanche per un istante che ti saresti ripresentato, dopotutto.»

La puntura, sottile, gli raggiunse il fianco.

«A tal proposito, il suo messaggio dovrebbe giungere proprio ora. Dal momento della tua scomparsa ne abbiamo ricevuti parecchi, sai?»

Dean evitò di immaginarne il tono.

«Sarò lieta di comunicargli che il nostro enfant prodige è finalmente tornato all'ovile, pronto a spiegare per filo e per segno cosa gli sia capitato in tutte queste ore.»

«Madre, io...»

«Zitto» lo gelò lei con una nota pericolosa nella voce. «Mai la famiglia Wright è stata costretta a subire una simile umiliazione.» Esitò, come se qualcosa di doloroso si fosse insinuato nei suoi occhi chiarissimi. «Sapere che tutto ciò è opera tua, di mio figlio, è più di quanto possa sopportare.»

Incapace di rispondere, difendersi, o anche solo replicare all'angosciosa delusione di sua madre, Dean si limitò a tacere.

«Lord Benjamin vuole vederti. Ha chiesto di poter sentire lui stesso ciò che hai da dire sull'intera vicenda.»

Le sopracciglia di Dean scattarono verso l'alto. «Lui vuole sentire?»

Nel senso che poteva difendersi?

La madre strinse le labbra. «Ti è stata data la possibilità di spiegare. Ciò che avverrà in seguito dipende esclusivamente da te e da Bucket.»

«Immagino che starete a guardare mentre quell'uomo deciderà della mia sorte» soggiunse lui. Non in una domanda, e nemmeno in tono di critica; semplicemente con quella fredda consapevolezza che da sempre regolava i rapporti fra ogni componente della sua famiglia.

La pallida carnagione di Eva scintillò di un bianco cadaverico. «No, noi non staremo a guardare. Non saremo nemmeno lì.»

Ovviamente.

E detto ciò si alzò in piedi, l'atteggiamento di chi non ha più altro da dire a guidare i suoi movimenti fino a quando non si trovò accanto al figlio. Lì si bloccò.

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