Dean aprì gli occhi, scostò le coperte del letto e si tirò a sedere nel loculo due metri per uno e mezzo adibito a sua camera personale. Utilizzato in epoca medievale come cella di detenzione per prigionieri politici, assieme alle molte altre cellette di diverse dimensioni dislocate su tre diversi piani sotterranei, il suo gabbiotto componeva l'ex prigione Montgomery che la Rosa Rossa aveva di recente riscoperto e sottratto al patrimonio storico di Londra per sfruttarla come base operativa. Oltre a una cucina da campo, la struttura – ribattezzata Montgomery Haven per quelli del giro – ospitava una trentina di posti letto, di cui quindici assegnati in maniera permanente, dieci utilizzabili a rotazione fra ospiti di passaggio, quattro liberi in caso di emergenza e uno momentaneamente riservato a Dean Wright.
Quando, sette giorni prima, gli era stato mostrato, Dean non aveva preso molto bene la notizia di dover rinunciare a tre quarti del suo costosissimo guardaroba per riuscire anche solo a entrarci.
«Sono tutti capi firmati, dannazione!» aveva replicato livido di rabbia. «Non posso certo buttarli in un cestino, con tutto quello che mi sono costati.»
«Che ne dici allora di un falò?» si era limitato a rispondere Scott Rogers alzando di un paio di centimetri il suo curatissimo e scurissimo sopracciglio da fotomodello.
Scott Rogers.
Scott fottuto Rogers.
L'ennesimo zelante arrivista dell'Hampshire che all'alba della più terribile guerra civile che l'Inghilterra si apprestava ad affrontare aveva pensato bene di passare dai banchi della St Patrick alle fila della Rosa Rossa senza alcuna esitazione, sperando così di guadagnare la propria fetta di gloria nella rinnovata alta società che sarebbe seguita allo scoppio dei conflitti.
A guardarlo, impettito e implacabile come un ufficiale fresco di promozione, si sarebbe detto che il primo passo per la scalata alla gloria cominciasse proprio da lì, dall'ennesima cella operativa della Rosa Rossa situata a pochi passi dal centro di Londra. O meglio, sotto Londra, dato che, assieme ai topi di fogna, era risaputo che i rivoluzionari trovassero nel sottosuolo il loro habitat naturale.
A Dean ricordava vagamente i bagni degli inservienti della St Patrick: stesso odore, stessa sensazione di umido costante. Stessi sgradevoli personaggi.
Un sordo bussare lo distrasse dai suoi pensieri costringendolo a dirottare la propria attenzione sull'imminente inizio di quel nuovo, "meraviglioso" giorno sotterraneo.
Non ci sono per nessuno, valutò di rispondere, ma Scott entrò senza attendere il permesso, la corporatura atletica e la mascella squadrata accentuate da un maglioncino a collo alto. Il suo bel profilo era apparso più volte sulle riviste sportive di tendenza, sempre correlato da articoli pronti a esaltarne il talento ginnico, amatorio e via discorrendo.
«Alzati dal letto e vieni con me» gli ordinò asciutto.
Rannicchiato in quella branda lunga a malapena da farci entrare il suo metro e settantacinque, Dean gli scoccò un'occhiata indolente.
«Buongiorno anche a te. Dormito bene?»
«Sufficientemente. È carino che tu lo chieda.»
Lo sgabuzzino di Dean si trovava nientemeno che accanto all'unico bagno del piano, motivo per cui era ormai prassi che di notte venisse svegliato quattro o cinque volte al suono dello sciacquone o dello scorrere dell'acqua nel lavandino.
Dall'alto del suo metro e novanta, il belloccio sciupafemmine responsabile dell'alloggiamento di ogni singolo ospite di Montgomery Haven gli scoccò un breve sorrisetto sardonico, prima di appoggiarsi allo stipite della porta.
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FantasyNOTA DI LETTURA: il libro è il seguito di Escape, pertanto è necessario aver letto il precedente per poter comprendere la storia Dean e Ethan sono fuggiti decidendo di seguire il loro cuore, ma il ricongiungimento dura una sola notte: Dean infatti s...