Sandra si chiese, in quell'attimo che precedeva il disastro, quando nella sua vita le cose avessero preso la piega più assurda possibile.

Se lo chiedeva mentre, ancora con la mano sulla maniglia, guardava i due ragazzi, uno di fronte all'altro con le braccia incrociate sul petto, e i due guardavano lei.

I due ragazzi maschi, per la precisione.

L'eco delle parole che uno dei due – Sandra non avrebbe saputo dire chi, visto che era entrata nel momento esatto in cui erano state pronunciate, giusto a riprova dell'infinita sfiga che l'universo amava riservarle – aveva detto le rimbombava in testa: «Non possiamo più stare insieme. È finita.»

Sandra era immobile, pietrificata, un sorriso folle sul volto perché quella situazione era troppo per i suoi poveri nervi da sopportare. I ragazzi sbattevano le palpebre, fermi. Sandra chiuse di nuovo la porta, lentamente, e fuggì.

Dio, mi odi davvero così tanto?

Corse per il corridoio dell'università, schivò al volo un professore sconvolto e si lanciò giù dalle scale, saltandone due alla volta e quasi sperando di prendere una storta, rotolare e morire. Una volta lontana dal luogo dove aveva appena rovinato un momento che, ne era sicura, era già tragico così com'era, si accasciò ansante con le spalle al muro. I capelli tinti rosso fuoco erano sfuggiti al codino e le si erano sparpagliati in faccia. Una coppia le passò accanto e lei dovette rivolgere loro uno sguardo particolarmente folle, perché i due accelerarono il passo e si allontanarono.

Okay. Va tutto bene. Torna in te, Cristo.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca e inviò un messaggio a Paola.


Ma dove cazzo mi hai mandata?

Satana reincarnato
?

Hai sbagliato a scrivermi l'aula, forse?


Satana reincarnato
Ah sì, è vero, scusa, è L-10 non F-10. LOL.


Sandra sospirò, sicura di essere prossima a un attacco di cuore. Cercò di non pensare al prozio morto d'infarto e al fatto che le malattie cardiache fossero ereditarie, e si avviò verso l'aula giusta, furiosa con la sua migliore amica per il terribile errore commesso e le drammatiche conseguenze che questo aveva avuto.

«Ce l'hai fatta» disse Paola da dietro le lenti tonde quando la vide.

Sandra la fulminò con lo sguardo. «Tu non hai idea. Per colpa tua ho combinato il disastro più colossale mai avvenuto nella storia dell'umanità.»

Intimò al ragazzo che le impediva di passare di alzarsi e quello la fece sgusciare tra lui e il banco.

Si accasciò, liberando l'ennesimo sospiro, accanto a Paola che già aveva quaderno e penna luccicante pronti per prendere appunti. Maledetta secchiona. Aggiustò il codino e lasciò vagare lo sguardo per l'aula, sofferente al pensiero del nuovo semestre che stava per cominciare. Era a malapena riuscita a sopravvivere al primo e adesso, con la sua media del 18.23, stava per affrontare il secondo, non esattamente sicura di sopravviverci.

I ragazzi della prima fila erano già in posizione, PC aperto e libro nuovo di zecca, e Sandra provò l'istinto di vomitare. In quel corso di centotrenta eletti, lei era la voce fuori dal coro, una scapestrata che era andata a fare il test di Medicina insieme alla sua migliore amica perché "Dai, prova anche tu, magari hai culo e passi" e che, mettendo le crocette a sentimento, era riuscita chissà come a fare il punteggio minimo necessario.

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