«Cos'è la sala settoria?»

Nel vedere il sorriso inquietante che aveva preso forma sulle labbra dell'amica, Sandra aveva intuito che la risposta non poteva essere nulla di buono. Teneva i piedi poggiati sul banco, coperta dal ragazzo robusto che sedeva davanti a lei, ed era particolarmente scocciata dalla lezione, qualcosa riguardo fibre afferenti, efferenti e altre parole che per lei erano arabo. Il professore aveva accennato a un certo punto che uno di quei giorni si sarebbero recati nel suddetto luogo e un gran mormorio aveva pervaso l'aula, anche se Sandra non aveva capito che cosa intendesse dire.

Gli occhi luccicanti di Paola, da dietro le lenti, le avevano provocato un brivido di terrore anticipatorio.

«È dove facciamo a pezzi i morti.»

Ah, che bello.

Eppure, Sandra l'aveva intuito.

L'aveva intuito che quell'esperienza apparentemente istruttiva non poteva finire bene.

Il primo indizio fu la sveglia che quel mattino non suonò. E, ovviamente, Paola non ritenne opportuno ridestarla dal mondo dei sogni al suo posto. Si ritrovò all'improvviso spogliata delle coperte e, quando aprì gli occhi, ancora per metà addormentata, c'era la figura di Paola che la guardava dall'alto con un sopracciglio alzato.

«Hai intenzione di venire o no?»

Imprecazioni contro svariate entità divine lasciarono le sue labbra e, il secondo dopo, saltò fuori dal letto per infilare vestiti a caso, buttò la sua roba nello zaino e seguì Paola fuori casa, a soli cinque minuti dal brusco risveglio.

Quando scesero dal pullman, Sandra cercò di sistemarsi specchiando la propria figura stropicciata sulle vetrine dei negozi, incespicando dietro l'amica. Sembrava una drogata reduce da una notte folle, non era sicura di quale sarebbe stata la reazione dei suoi colleghi e dei professori nel vederla. Erano stati divisi a turni e quel giorno avrebbero dovuto essere più o meno una trentina, il che significava che lei sarebbe spiccata ancora di più. Fantastico. Arrivate a destinazione, il volto di Sandra divenne cereo alla vista di tutti i ragazzi rigorosamente in camice. Anche Paola stava tirando fuori dallo zaino il suo.

Devo sempre farmi riconoscere, non è vero?

«Dov'è il tuo?» le chiese Paola.

«Non ce l'ho.»

«Stai scherzando.»

«Vorrei tanto che fosse così.»

Paola scosse la testa, arresa. Sandra individuò Davide tra la gente – Anche lui in camice, perfetto, sono l'unica cretina che l'ha scordato? – e gli si avvicinò con un sorriso, il quale si trasformò in una smorfia appena si accorse di Lorenzo che agitava le mani nel mezzo della conversazione con lui. Davide la notò.

«Guarda che ho visto come hai cambiato faccia. Potrei offendermi» disse Lorenzo.

«Buongiorno.» Il sorriso che le rivolse Davide causò un movimento anomalo del suo cuore e lei diede mentalmente un pugno al maledetto organo.

È gay, capito? Gay!

Alzò un angolo della bocca con fare nervoso.

«E Christian?» chiese Paola, sistemandosi i bottoni.

«È lì che fa finta di non averci visto.»

Sandra si girò nella direzione indicata da Lorenzo e vide il ragazzo dai capelli scuri che se ne stava, solo, con le braccia incrociate e le spalle appoggiate al muro. Teneva gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate, il camice in mano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 13, 2023 ⏰

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