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*TW: in questa storia verranno fatti accenni a disturbi alimentari e problemi d'ansia. Prima di ogni capitolo scriveremo quali saranno gli argomenti trattati, skippate se non ve la sentite di leggerli <3*

"Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore"
-Kobayashi Issa
(1763-1827)

Oggi sono passati tre anni dall'incidente. Tre anni da quando la persona più importante per me mi ha lasciato. Finalmente ho avuto il coraggio di andare a trovare il mio padrino a lavoro, nonché Mattia Binotto, alla scuderia Ferrari. Lui e mio padre si conoscono fin dal liceo e sono rimasti amici e colleghi fino a quel maledetto incidente.

È ormai estate inoltrata e non ho voglia di vestirmi bene.
Mentre rovistavo nell'armadio alla ricerca di una maglietta, ne trovo una che indossava sempre mio padre: rossa con il logo della Ferrari.
Ha ancora il suo profumo addosso e in qualche modo mi fa sentire più vicina a lui.
Decido quindi di indossare quella maglietta con dei semplici ciclisti neri e un paio di Converse classiche nere.
Sento suonare il clacson e capisco che Mattia mi ha chiamato un Uber, prima di uscire faccio una lista mentale delle cose che mi servono e credo di avere tutto.
Prendo le chiavi di casa e chiudendo la porta mi avvio verso l'autista che mi aspetta con la portiera aperta.

Appena arrivata intravedo Mattia che mi aspetta davanti l'entrata di Maranello, la sede della Scuderia Ferrari.
Mi faccio forza ed esco dall'auto.
Nell'istante in cui sporgo la testa fuori e poggio il mio piede a terra, percepisco un aria diversa, sento serenità, pace e tutto ciò stranamente mi tranquillizza.
Troppo distratta da questi pensieri non mi rendo conto del fatto che Mattia mi si è avvicinato e mi sta abbracciando.
D'istinto ricambio con molto affetto e lo stringo forte.
Mi è mancato molto.
Nonostante i suoi impegni qui alla Scuderia e i miei impegni universitari, ci siamo continuati a sentire quasi tutti i giorni.
È parte importante di me e della famiglia, una tra le persone che più contano per me.

<<Ciao tesoro>>, mi dice affettuosamente, <<come stai?>>
<<Ora meglio. Grazie per aver mandato l'Uber>> ho detto con un sorriso.
<<Conosco bene la tua paura per le macchine dopo ciò che è successo, mi è sembrato il minimo.>>
Dopo un ultimo sguardo comprensivo da parte sua, mi poggia delicatamente la mano sulla schiena per poi accompagnarmi ad entrare.
Rimango ammaliata dai colori e dall'arredamento come se stessi entrando per la prima volta, allo stesso tempo però sento odore di casa.
Maranello è sempre stata casa per me. In effetti, ci sono cresciuta e conosco praticamente tutti qui dentro.

E' uno dei miei posti preferiti in assoluto, se non fosse per quel maledetto incidente che ha rovinato tutto.
Cerco di scacciare via questi ricordi e pensare al presente.
<<Seguimi, voglio farti conoscere i ragazzi.>>
Chi? Non mi aveva detto che avrei conosciuto qualcuno, mi sarei vestita diversamente.
<<Chi vuoi presentarmi?>> chiedo un po' timorosa.
<<I nuovi piloti, non vieni qui da quando tuo padre... si insomma da tre anni ormai che non vieni più qui e ci tenevo che conoscessi i ragazzi. Avete anche la stessa età circa quindi credo vi troverete bene insieme, e poi non sarebbe male se ti facessi qualche nuovo amico.>>

Gli sorrido e annuisco per fargli intendere che va bene e quando la porta davanti a noi si apre, trovo due ragazzi girati di spalle a ridere tra di loro.
Entrambi indossano la tuta della Ferrari, deduco che abbiano da poco finito i giri di prova.
Uno dei due attira subito la mia intenzione con la sua risata molto accesa e vivace che mi fa quasi sorridere; l'altro invece, nonostante stia ridendo anche lui, lo vedo molto più pacato e tranquillo.

Sicuramente ancora non si sono accorti della nostra presenza, per questo Mattia fa finta di tossire così da attirare la loro attenzione.
Entrambi ruotano verso di noi e non posso fare a meno di pensare che quello con la risata contagiosa sia davvero carino. Non che l'altro non lo sia per carità, ma quel sorriso a trentadue denti che mi sta rivolgendo il ragazzo di prima è da far perdere la testa.
Che stupida Vivienne!! Ma ti sembra il caso di pensare cose del genere? E poi lui non vorrà mai niente da una come te.
Cerco di allontanare questi pensieri il prima possibile prima di scoppiare a piangere davanti a tutti. Non mi sembra proprio il momento adatto.

<<Ragazzi, lei è la mia figlioccia, Vivienne.>> Mattia mi guarda come per darmi un po' di coraggio e finalmente parlo: <<Ciao ragazzi, piacere di conoscervi>>, dopo pochi secondi il ragazzo dal bel sorriso mi si avvicina per primo e si presenta prendendomi la mano: <<Piacere mio ma belle, sono Charles Leclerc>>, mi bacia la mano come se fossi una nobile o roba simile.
Un po' scioccata ma divertita allo stesso tempo, arrossisco e sorrido mettendomi una mano sul viso.
In quel momento Mattia dice: <<Charles, smettila o la prossima volta ti ritrovi senza macchina.>> e poi entrambi scoppiano a ridere.
Si è presentato anche l'altro ragazzo che ha detto di chiamarsi Carlos Sainz.
Appaiono entrambi molto gentili, anche se quel Charles mi sembra un po' troppo montato.

Appena tornata a casa mi butto sul divano cercando schiarirmi la mente.
Cosa dovrei fare? Dovrei tornare da Mattia domani? Ad interrompere i miei pensieri è proprio una sua chiamata.
<<Ciao Vivi, come ti senti? Vuoi venire a cena da noi stasera?>>
<<Ciao Zio, tutto bene grazie, per la cena purtroppo devo rifiutare, ho già da fare con Oceane che è venuta qui da Parigi per passare un po' di tempo insieme.>>
<<Ah perfetto, allora vi lascio alla vostra serata tra ragazze, mi raccomando divertiti!>>
<<Non preoccuparti, con Oceane è impossibile annoiarsi.>> sorrido pensando alla mia migliore amica, mi è mancata molto in questi mesi.
<<Ah tesoro, stavo per dimenticarmi una cosa.>>
<<Oh tranquillo, dimmi tutto.>>
<<Mi stavo chiedendo se avessi voglia di tornare qui a Maranello in questi giorni. Mi farebbe molto piacere passare del tempo con te ora che sei tornata dall'Erasmus in Francia.>> potrei quasi dire che mi ha letto nel pensiero, è proprio ciò su cui mi stavo tormentando pochi secondi fa.
Mi prendo un momento per pensarci bene e prima che potessi rispondere Mattia mi precede dicendo: <<Puoi anche portare Oceane se vuoi, non mi dispiace e mi piacerebbe anche conoscerla, sempre se tu vuoi e se te la senti... Non vorrei mai forzarti.>>
Lo interrompo dicendo: <<Non preoccuparti, mi piacerebbe tornare e soprattutto so che Oceane sarebbe entusiasta di venire. Arriveremo sicuramente in mattinata inoltrata visto che il suo aereo atterrerà per le 23 circa. Per te va bene?>>
<<Va benissimo non preoccuparti.>>
<<Grazie mille zio, ti voglio bene. Ci vediamo domani.>>
<<Anche io ti voglio tanto bene tesoro. A domani.>>
Chiudo la chiamata e inizio a sistemare la stanza degli ospiti che tra poche ore diventerà della mia migliore amica.

ikigai - charles leclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora