ACCUSATO
«Oh no Carl... non può essere!»
Francis rimase a bocca aperta davanti a quel macabro spettacolo. Le due metà squarciate e dilaniate erano appese l'una di fronte all'altra sui muri est e ovest. A reggerle, due grossi e spessi spuntoni di ferro pieno, conficcati nei seni della donna.
«Che cosa è successo, Carl? Rispondimi ti prego, ho bisogno di te!»
Ma Carl non rispose.
Si avvicinò ad una delle due metà del corpo. Una matassa di intestini tagliati in due fuoriusciva lentamente da essa, come un budino che cola dalla scatola. Per terra c'era un'enorme pozza di sangue. La metà della faccia di Assuntina era completamente rossa di sangue, l'occhio ancora aperto, il bulbo oculare all'interno diviso in due e spappolato come gelatina.
Poi si spostò verso la parete est, ad esaminare l'altra metà. Si avvicinò di più e controllò il taglio.
«Uno, due, tre, si parte.»
Francis si puntò l'indice della mano sulla tempia.
«Comincia l'investigazione.»
«Il taglio non è frastagliato e non ci sono residui. Comunque è perfettamente lineare. Non ci sono squarci, perciò l'arma da taglio non è una motosega. Sembra quasi sia stata utilizzata una lama larga e finissima. Sai cosa mi viene in mente, Carl? La grossa lama di una ghigliottina.»
Con un fazzoletto toccò il grosso spuntone di ferro.
«Un attrezzo da contadini. Ma come hanno fatto a piantarlo attraverso Assuntina e il muro?»
Toccò la parete e ci bussò sopra con due colpi di nocche. Poi si diresse verso la parete opposta e fece lo stesso.
«Questi, come immaginavo, sono muri portanti di cemento armato. Chiunque sia stato, Carl, ha una forza fuori dal comune.»
Esaminò il pavimento in cerca di tracce o indizi, ma non trovò niente.
«Bene, credo sia ora di chiamare il Maresciallo.»
Francis terminò la chiamata e rimase ad aspettare lì, appoggiato al bancone della reception, praticamente sotto la metà sinistra di Assuntina. In dieci minuti fumò due sigarette; stava per accenderne un'altra quando arrivò la polizia.
Il Maresciallo Loreti fu il primo ad entrare, seguito dalla sua assistente, la Cangiullo. L'espressione che ebbe quando vide lo scempio fu di puro terrore e sbigottimento.«Sono sceso dalla mia stanza e l'ho trovata così.»
«Signor Morganti... perché è sceso dalla sua stanza a quest'ora di notte?»
«Una scossa di terremoto, la mia stanza ha tremato e sono sceso. E poi non lo vedete che è tutto sottosopra! Guardi, è caduto anche il lampadario!»
Un velo di sospetto, poi non così tanto velato, rabbuiò il faccione sudato dell'uomo. La ragazza alle sue spalle invece guardava Francis con apprensione.
«Signor Morganti, in tutto il resto del paese non si è sentito nessun terremoto. Un terremoto di questa portata si sarebbe sentito fino in Svizzera. Ha bevuto per caso?»
"Cavolo, quel bicchiere che mi sono fatto in stanza. Non dirmi che sta sospettando di me... Carl, ti prego, ora ho veramente bisogno di te."
Digli che è un ciccione figlio di puttana se pensa che sei stato tu
"Sei sicuro che funzionerà?"
Si, avanti, diglielo
Francis glielo disse, ma non funzionò, e venne preso in custodia e messo in una cella della caserma fino ad ulteriori sviluppi.
In caserma, il maresciallo, aiutato dalla sua assistente, fece il giro di chiamate: polizia, r.i.s., e l'agenzia b.r.a.v.o. che aveva assegnato il caso Marconi a Francis, spedendolo a Fonte.
«Pronto? Qui il maresciallo di Fonte, in provincia di Roma. Il vostro agente è indagato per l'assassinio brutale di una donna. Chi ci avete mandato esattamente, per il caso Anna Marconi?»
La voce dall'altro capo era cupa e rauca, si sentiva a malapena.
«L'agente Francis Morganti, Italo-Americano, lavora con noi da quindici anni, è il migliore che abbiamo. Purtroppo due anni fa sua moglie è morta di cancro, e lui ha avuto una grave depressione. Lo mandammo da dei specialisti e dopo due anni di cure è stato dichiarato idoneo per tornare a lavoro.»
Il commissario dovette sforzarsi di capire quello che diceva l'uomo, la voce era bassa come un sussurro.
La cella di Francis era spoglia e fredda. Una finestrella sbarrata, in alto, faceva entrare il sole mattutino.
Francis passò lì tutta la giornata, in attesa di sviluppi. Non riusciva a capacitarsi del fatto che lo avessero accusato, ed ora era in cella per colpa di quel figlio di puttana traditore di Carl.
Girò in tondo nella cella per tutto il giorno, bestemmiando e inveendo contro Carl e contro la guardia di sorveglianza che sedeva davanti a tre monitor accesi.
"Solo la Cangiullo mi crede, devo fare leva su di lei!"
Marzia Cangiullo era venuta a fargli visita nel tardo pomeriggio. Con lo sguardo afflitto gli aveva domandato se davvero fosse stato lui, e alla sua negazione, lei aveva detto di credergli.
Venne la sera. Gli era stata portata da poco una misera minestra di ceci e riso per cena.
Chiamò la guardia a gran voce.
«Hey, tu! Mi fa schifo questa roba, riprenditela!»
La guardia, girata di spalle, non rispose e non si mosse di un centimetro dalla sedia.
«Heyyy!»
I monitor delle telecamere si spensero, poi si riaccesero.
All'improvviso, dalla finestra, si accese una luce blu accecante, tutto tremò...
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Casa dolce casa (Luci blu)
HorrorUna mente tanto incasinata quanto gli eventi ai quali assisterà.