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SE VUOLE, LE DIMEZZIAMO LA CAPARRA!

La donna sfoggiava una sgargiante acconciatura anni 70.
L’uomo indossava un completo smoking nero con cravatta rossa.

«Oggi il cielo è promettitore di mille e mille tempeste, non trova Sir?» disse la donna, alzando gli occhi al cielo.

«Quanto è vero, Madame! Gradisce dell’altro tè?» rispose l’uomo, mentre si versava dell’altro tè dalla caraffa bollente.

«Oh no grazie. Gradirei però infilarle le dita talmente tanto in profondità negli occhi da tastarle il cervello!»

«Quanto è vero Madame, quanto è vero!»

Prima il buio, poi la luce. Almeno in parte. Delle sagome contorte andavano formandosi in quel piccolo scorcio di mondo bagnato ed interrato, ma era impossibile identificarle in mezzo a tutte quelle crepe appannate.
Quel mondo era sfocato, la sua testa era pesante e le tempie pulsavano. Girò lo sguardo intorno a sé e constatò che era tutto bloccato. Le cips erano sparse ovunque, un tintinnio continuo scandiva il tempo in quell’oblio. Senza quel tintinnio non ci sarebbe stato il tempo, ma solo l’oblio.

«Ooh, sì Madame, continui… così…così…più in profondità…continui così Madame!»

Quella donna, in piedi davanti all’uomo seduto, sorrideva mentre gli affondava le dita nei bulbi oculari.
Anche l’uomo sorrideva, la sua faccia era una maschera di sangue ma in compenso aveva dei denti bianchissimi.
Solo una domanda: perché quei due erano a testa in giù?

Girò lo sguardo: quel dannato tablet continuava a chiacchierare, era ancora acceso.

«Carl! Carl dove sei?»

Carl non rispondeva.

«Oh no Carl! Dove sei?»

Niente, Carl non rispondeva.

Probabile che se ne fosse andato e lo avesse lasciato lì da solo in quell’oblio indefinito? Era possibile, d’altro canto Carl era evanescente, e la materia non lo limitava.

«Ed ecco: La Casa dei tuoi sogni! Comodamente ottenibile con un…»

Una voce roca, terribile e demoniaca finì la frase.

«…taglio della golaaa…»

«Ma che cazzo è!?»

Spostò di nuovo l’attenzione sul tablet: l’uomo e la donna erano mano nella mano, sorridenti, e sembrava osservassero proprio lui.
Osservassero… semmai le loro orbite vuote lo osservavano. I loro sorrisi erano carichi di sangue colato e rappreso.

«Carl! Carl! Quello sbarbato di Carl mi ha lasciato qui da solo con questi, non ci posso credere!»

Le strane ombre aldilà dell’oblio si andavano delineando: c’era un mondo là fuori.

Ma perché le punte degli alberi convergevano verso terra?

«Oh cazzo! Sono SOTTOSOPRA!»

Sì, ora tutto aveva un senso.

«Ora capisco perché te ne sei andato Carl! Hai abbandonato la nave alla prima occasione è? Bravo bravo!»

Era tutto bloccato ma le braccia poteva muoverle. Abbassò lo sguardo al petto: la cintura di sicurezza era strettissima e gli stava dilaniando la carne. Premette il pulsante per sganciarla ma era bloccata.

«E ora?»

Tentò di nuovo, agitandosi febbrilmente quando vide che questa non si sbloccava.

Rimase qualche istante ad osservare quel video sul tablet:

Se vuole, le dimezziamo la Caparra!

I due idioti senza occhi continuavano a ripetere quella frase all’infinito, rivolti proprio a lui.
Si frugò nelle tasche, ma ricordò che queste erano larghissime e che lui era sottosopra, quindi il coltello era caduto chissà dove.
Doveva fumare. Con uno sforzo immane prese sigarette ed accendino dalla tasca posteriore. Le metteva lì così che non cadessero tra i sedili. Si accese la sigaretta. Mentre guardava la fiamma dell’accendino ebbe un’idea.
Mentre squagliava la cintura di sicurezza per liberarsi ed uscire dalla sua camaro capovolta, Francis disse: «Appena ti trovo sono cazzi tuoi Carl!»

 

Casa dolce casa (Luci blu)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora