ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 4

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𝐀 𝐒𝐈𝐆𝐍 𝐅𝐑𝐎𝐌 𝐆𝐎𝐃 𝐎𝐑 𝐀 𝐋𝐈𝐅𝐄'𝐒 𝐉𝐎𝐊𝐄?

𝐄𝐍𝐑𝐈𝐂𝐎

"Il Destino mescola le carte e noi giochiamo."
ARTHUR SCHOPENHAUER

Segui il piano. Non fare cazzate.
Le uniche due regole che mi sono imposto e che finora ho mantenuto, per la prima volta rischiano di andare a farsi benedire. E tutto per colpa sua.
Per anni l'ho evitata, ho fatto tutto il possibile perché la sua strada e la mia non si incrociassero di nuovo se non al momento giusto. Perché non la coinvolgessi nella mia vendetta.
Quattro anni, cazzo.
Quattro fottutissimi anni.
E ci sono quasi riuscito, ma poi lei fa di nuovo irruzione nella mia vita, con un passamontagna calato sulla faccia e una pala in mano a incarnare ogni mia più segreta e oscura fantasia, e io divento nuovamente ossessionato da lei.
Ossessionato dalla sua voce.

"E adesso perché ti interessa il mio nome?"

"Perché voglio sapere come si chiama la protagonista del film dell'orrore che sto per vedere."

Una voce che mi perseguita ogni stramaledetto giorno e che si eleva al di sopra dei gemiti sincopati della puttana sotto di me.

<<Oddio, sì! Non ti fermare, non ti fermare!>>

Il mio cazzo entra ed esce dalla sua fica calda e umida a un'andatura frenetica, mentre il sudore cola con flemma sulla fronte aggrottata per la tensione dei muscoli. Li sento contrarsi a ogni spinta, la sua eccitazione luccica lungo le cosce aperte, il culo piccolo e tondo impatta ritmicamente sull'inguine.
Il piacere, tuttavia, un miraggio impossibile da raggiungere.

A nulla è valso torturarla tardandone l' orgasmo per essersi permessa di intrufolarsi nel mio attico senza il mio consenso. Il moto di irritazione persiste, crescendo come un'onda in procinto di travolgermi e di far naufragare l'ennesimo tentativo di provare qualcosa, uno stimolo a livello mentale capace di ricordarmi che sono ancora vivo. 

Lei ci ha provato, tutte lo fanno, ma non cambia nulla, ed è così già da un paio di mesi. L'anedonia guerreggia con la neofilia e io mi ritrovo tra due forze inconciliabili, a tentare di preservare un equilibrio ormai precario, al contrario di lei, che si fa sbattere senza alcun rispetto e gode beatamente, con la testa compressa contro il cuscino accanto al tanga lacero.

Si volge di lato per incontrare i miei occhi, sul viso una smorfia di dolore e piacere nel risucchiare il mio uccello, ma la stretta sui suoi capelli biondi le impedisce di muoversi più di così. Con le ginocchia malferme che affondano nel materasso, il culo in su e le mani legate dietro la schiena da un paio di manette di cuoio, si regge a stenti sul letto, né ha intenzione di cedere.

Rispetto alla compagna, che giace al suo fianco abbandonata nel sonno, questa ha dimostrato di possedere maggiore resistenza.

<<Cazzo, sì. Sto per venire>> ansima, il rossetto sbavato sulla bocca e sul mento, quando al cazzo aggiungo le dita massaggiandole il clitoride turgido. La sua fica si stringe al membro con la forza di un laccio emostatico. <<Ah! È incredibile, oddio...>>

<<Chiudi quella cazzo di bocca o alle manette ci aggiungo un bavaglio>> avverto, laconico.

Più che eccitarmi, mi sta provocando un mal di testa con quella sua voce del cazzo.

𝐃𝐄𝐕𝐈𝐋𝐈𝐒𝐇 𝐏𝐋𝐀𝐘 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora