🔴 1 libro della 𝐃𝐄𝐕𝐈𝐋'𝐒 𝐓𝐑𝐈𝐋𝐎𝐆𝐘
1 libro della 𝐇𝐄𝐋𝐋'𝐒 𝐒𝐂𝐈𝐎𝐍𝐒 𝐒𝐄𝐑𝐈𝐄𝐒
⚪️ Al suo interno trovate anche il 2 libro della serie, ossia 𝐖𝐈𝐂𝐊𝐄𝐃 𝐏𝐈𝐓𝐅𝐀𝐋𝐋
𝔏𝔞 𝔇𝔦𝔞𝔳𝔬𝔩𝔢𝔰𝔰𝔞: Ho commesso un crimine per...
Sin da piccoli ci hanno insegnato l'importanza dell'ordine. E così siamo cresciuti temendo il Caos.
Siamo diventati grandi rinnegandolo, illudendoci di poterlo domare. E su quelle gracili fondamenta abbiamo erto palazzi di vetro che sfiorano il Cielo.
Ciò che non ci hanno detto, però, è che il Caos è l'Ordine stesso, e che la nostra è solo una causa persa.
E di conseguenza i palazzi sono crollati. Ed è sopraggiunta la Società Fragile. La disillusione. Il silenzio.
Eppure, se si presta ascolto attentamente, possiamo udire un fremito nell'aria, uno sfarfallio debole ma tenace.
E se impariamo a osservare il mondo attraverso gli occhi di un falco, noteremo che le macerie riflettono i volti delle giovani vittime che attendono il loro riscatto.
Ma, soprattutto, adocchieremo una farfalla dall'ala macchiata di sangue che svolazza ignara di ciò che l'eco delle sue piccole e fragili ali scatenerà sul mondo intero.
Non è la salvezza come a molti piace pensare. Ma è il Caos. Che attende solo di essere abbracciato.
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𝐍𝐨𝐭𝐚 𝐝'𝐀𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞
Il prologo, come avrete dedotto, più che anticipare un evento o dar voce a uno dei protagonisti, è una metafora dalle note amare, che richiama molte cose: in primis la copertina, poi la teoria del Caos, esplicata dalla Scienza quanto dalla Filosofia.
E vuole essere tanto una presentazione della storia, con i frammenti di vetro che riflettono i volti dei ragazzi (che potete benissimo identificare con i personaggi della serie e altresì con voi stessi) quanto una piccola morale, un invito a smettere di seguire le visioni e le utopie altrui, di temere le proprie paure, come quella universale e implicita che è il caos, appunto, e che abbraccia ogni sua forma, compreso il fuorviante eros e il peccato, per ascoltare sé stessi e riconoscersi per ciò che si è davvero.
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Per quanto riguarda la "società fragile", ne avevate mai sentito parlare?
È un termine che alcuni usano per definire la generazione di oggi, e molti sono coloro che danno manforte a tale opinione, limitandosi a rispondere che la causa è la tecnologia o l'apparente assenza di "fame del mondo".
E, forse, sarà davvero così, oppure è il naturale degrado di una società obsoleta, la decadenza delle sue credenze e il conseguente arrivo della disillusione quando si è scoperto che erano soltanto bugie; quando l'immagine del gigante si è dissolta ed è subentrata quella di un piccolo essere dotato di vulnerabilità e di sentimenti che non teme di esternare.
Chi può dirlo?
Per come la vedo io, non si sta facendo altro che rivivere l'epoca dei decadenti, con la sola eccezione di sentirsi dilaniati da un dissidio interiore, tra il dare ascolto al richiamo dell'abisso, della verità nuda e cruda, e l'afferrare la mano di coloro che vivono nel mondo scintillante di chi spera e crede.
"Più semplice, no, eh?" mi hanno chiesto spesso, oltre che provare perplessità per il mio modo di pensare al mondo e, specialmente, all'amore. E la risposta è: "No, non lo sono". Mi piace riflettere sulle cose, scandagliare il mondo e la psiche.
Nulla è mai semplice. Niente è come sembra.
Tutto, che sia un evento o un personaggio, si appresta a simboleggiare qualcosa, a offrire uno spunto di riflessione. Non è mai sempre solo scrivere o leggere, ma dire qualcosa di sé, ascoltare, apprendere, accordare o dissentire con quanto sentito o letto. Nella vita come nelle mie storie.