1.Quello stupido ballo

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"Dafne svegliati" sentii qualcuno che mi stava toccando il braccio dolcemente e istintivamente mi girai nel letto verso la persona che mi stava accarezzando. Sgranai gli occhi ancora socchiusi dal sonno e vidi che era mia madre, la marchesa Wilston, la quale mi stava svegliando perché era tardi. Ebbene sì, se vi steste chiedendo per cosa fosse tardi nonostante fossero ancora le 7 di mattina ve lo spiego io. Oggi era arrivato il grande giorno: Il ballo al Palazzo della Famiglia Reale Middleton, una delle famiglie più importanti dell'Inghilterra. E indovinate? Mia madre era così tanto entusiasta di questo ballo che aveva fatto alzare tutte le mie sei sorelle alle sei di mattina per prepararle a questa "stupenda" occasione. Stupenda? No, era un stupido ballo al quale la mia famiglia doveva assolutamente partecipare per far sì che le mie sorelline trovassero un compagno con il quale passare la loro vita.

In realtà, secondo mia madre, avrei dovuto trovarlo io un uomo da sposare, essendo la più anziana, però non sentivo quella necessità che invece le altre percepivano tanto.

Cercai di realizzare cosa stesse succedendo attorno a me, di capire bene dove fossi e cosa volesse mia madre e appena realizzai il tutto risposi "sì, mamma" a bassa voce, rigirandomi tra le lenzuola di lino che emanavano un profumo di lavanda. Mia madre capì subito che non avessi voglia di alzarmi per iniziare i preparativi, così iniziò ad urlare ed a tirare le lenzuola in modo da scoprirmi. Alla fine riuscì nel suo miserabile tentativo di svegliarmi.

Mi alzai dal letto e mi diressi verso la sala colazione, dove mi sedetti sul lungo tavolo al centro della stanza e aspettai che Dorothy, la cameriera della casa, mi portasse una tazza di tè con dei biscotti e una spremuta d'arancia, tanto da darmi quell'energia che mi sarebbe servita durante il giorno. Mentre sorseggiavo il mio adoratissimo tè ai lamponi, in casa regnava il caos. Evelyn, Artemis, Diana, Tecla e Helen erano tutte impegnate a farsi vestire, truccare, sistemare da povere signore che mia madre aveva chiamato per renderle stupende, mentre mio padre, il marchese John Thompson, era seduto sulla sua solita poltrona a leggere il giornale, il quale non parlava d'altro se non di quel ballo. Al suo fianco sul pavimento c'era la piccola Eloise, la quale giocava con le sue bambole ed era immersa nel suo mondo.

Come avrei voluto essere piccola anch'io come lei...senza questi pensieri da grandi che non facevano altro che tormentarmi...

"Signorina Thompson" - una voce dolce mi svegliò dai miei pensieri. - "Sua madre la sta aspettando per provare l'abito per stasera".

"Oh no, ecco che comincia la tortura." pensai.

Mi alzai dalla sedia, andai a salutare mio padre, il quale mi accolse con un bacio sulla fronte e presi in braccio la piccola Eloise, la quale era molto felice che mi fossi svegliata. Gli diedi un bacino sulla guancia e la rimisi sul pavimento a giocare. Lei era l'unica della famiglia che non aveva nessun obbligo, data l'età. Mi incamminai verso la mia stanza dove mi aspettava mia madre con un altra signora. Chissà da dove sbucavano tutte queste signore!

La salutai cortesemente e guardai attentamente come fosse vestita, indossava un vestito nero elegante, un po troppo per essere solo le otto di mattina, eppure le stava così bene ed era così bella nonostante l'età che penso avesse. "Bungiorno Dafne" mi salutò la signora, "io sono Madame Sheryl, la tua sarta personale".

Cosa?? avevo una sarta personale?

"Buongiorno a lei" dissi timidamente guardando mia madre con punto interrogativo.
"Si metta qui signorina" mi indicò un punto dove spostarmi e iniziò a tirare fuori dalla borsa un metro e un quadernino bianco. Si avvicinò a me e iniziò a prendere le misure di tutto il mio corpo..altezza, lunghezza delle braccia, circonferenza della vita, larghezza delle spalle..e annotò tutto sulle pagine bianche di quel libricino.
Guardai mia madre in cerca di uno sguardo di conforto, ma era così presa da tutte le altre figlie che non appena mi voltai per cercarla lei mi lasciò lì da sola con quella signora. Non seppi cosa dire appena Madame Sheryl finì di scrivere le misure, così mi sedetti sul letto e aspettai che parlasse.

𝕴𝖔 𝖊 𝕸𝖎𝖉𝖉𝖑𝖊𝖙𝖔𝖓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora