Nemmeno ricordava l'ultima volta in cui aveva bevuto così tanto, non ricordava nemmeno cosa significasse avere tanto alcol in circolo, sentire lo stomaco che brucia, gli occhi pesanti, il cervello annebbiato.
Ci vedeva letteralmente doppio.
Ma ciò non lo aveva fatto desistere dal mettersi alla guida e avviarsi verso una meta indefinita.
Non riusciva a fare a meno di pensare all'amore della sua vita.
A Simone.
Si erano lasciati da settimane ma lui non riusciva proprio a passare oltre.
Come si dimentica qualcuno con cui hai condiviso la vita?
I motivi della rottura erano stati diversi, erano arrivati ad un punto in cui finivano per litigare anche per chi dovesse cucinare a cena.
O per gli amici, specie perché Manuel non si era mai fatto andare giù i nuovi ragazzi con cui Simone aveva fatto amicizia dopo aver iniziato la magistrale.
E l'aveva pensato sul serio che Simone potesse non essere ciò che aveva creduto, che avevano forzato per tanto tempo un qualcosa che non era destinata ad andare avanti.
Ma si sbagliava e lo capiva solo in quel momento.
Ché lui senza Simone si sentiva perso, un estraneo nel suo stesso corpo.
Non si riconosceva nemmeno, si sentiva un mostro.
Aveva due enormi cerchi viola intorno agli occhi e le labbra perennemente screpolate in quanto passava il proprio tempo a mordicchiarsele, a staccarsi la pelle a causa del nervosismo.
Si era talmente abituato alla presenza e alla vicinanza di Simone da aver memorizzato il suo profumo, lo stesso che gli restava tra i capelli e sui vestiti dopo una nottata insieme.
Lo stesso che adesso non sentiva più.
Guidava in quella strada buia, i fari delle altre macchine lo accecavano e lui strizzava, inevitabilmente, gli occhi, cosa che spesso lo portava ad uscire dalla propria corsia invadendo quella opposta, fortunato che nessuno stesse passando di lì.
Si rese conto solamente dopo di star facendo, inconsciamente, la strada che portava a quel piccolo appartamento che lui e Simone avevano condiviso per mesi.
«Sto andando a casa» biascicò
E provò una fitta al petto quando realizzò di aver definito quell'appartamento casa.
Casa di chi?
Lo era stata per molto tempo per loro due, avevano creduto potesse essere il loro nido ma invece si era rotto tutto, in mille pezzi.
Non si può continuare a costruire una casa senza che questa abbia delle fondamenta perché finirà per crollare su sé stessa e distruggere ogni singolo progresso fatto fino a quel momento.
Ed era esattamente ciò che era successo a loro.
Tutte le cose belle erano state spazzate via da quel crollo ed erano, ormai, irrecuperabili, perdute, distrutte.
Ma sentiva il bisogno di parlare con Simone, sentiva il bisogno di dirgli che sentiva la sua mancanza, che questa lo stava logorando, lo stava riducendo a brandelli, si sentiva tutto rotto.
Aveva bisogno di dirglielo, di guardarlo negli occhi, di sfiorargli le guance e le labbra con le proprie o sarebbe impazzito.
Non dormiva da giorni, non mangiava.
Beveva e fumava soltanto e se avesse continuato in quel modo ben presto avrebbe avuto un malore.
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Quelli come noi || Simone x Manuel || Raccolta di OS
FanfictionOS ispirate alle canzoni di Tananai.