Una giornata da dimenticare.

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"Oggi ho un diavolo per capello"

Oggi sarà una giornata di merda me lo sento.

Questa mattina ho un colloquio molto importante e la sveglia cosa fa?
Decide di non suonare.
Mi alzo di scatto e corro come una pazza in bagno, mi faccio una doccia veloce, mi vesto e sistemo i miei capelli alla ben meglio, cioè, mi faccio una coda alta perché ho trovato il phon rotto. Impreco come uno scaricatore di porto.

-Dany, che diavolo è successo al phon?- urlo in piena crisi isterica.

Dany è la mia migliore amica nonché coinquilina.
-sì, scusami, si è rotto mentre lo usavo.-
mi spiega con voce piccola e piena di scuse.
-va bene, dai pazienza, come sto?-
le chiedo. Non aspetto la risposta e mi precipito a prendere la borsa e a buttarci tutte le cose che mi servono per il colloquio dentro.
-stai benissimo Ali, farai un figurone-  urla quasi perché io sono in giro a raccogliere le cose da inserire in borsa.
-grazie Dany, ora scappo un bacio e a dopo e incrocia le dita per me.-
le mando un bacio volante e mi avvi. dove trovo il taxi.
Sono tutta agitata ed emozionata per questo giorno importante, ho un colloquio per diventare dirigente di una multinazionale.
Fortuna che ieri sono andata a letto molto presto! Così, anche se la sveglia si è andata a benedire questa mattina, sono riuscita a svegliarmi presto e ora ho quasi un'ora di anticipo.

Entro nel taxi e comunico l'indirizzo.
Venti minuti dopo siamo fermi per il traffico, non ci muoviamo da quasi dieci minuti e il tempo passa, ed io mi sto agitando sempre di più.
-mi scusi, non c'è un'altra strada?-
domando al tassista.
-no, signorina questa è l'ora di punta purtroppo- risponde.
-e a piedi quanto tempo ci metto?-
-hm, con un passo sostenuto una ventina di minuti, ma con quei tacchi non saprei.-
dice ammiccando.
Guardo l'ora bene manca mezz'ora prima dell'orario stabilito posso farcela, decido di scendere qui, pago la mia corsa e mi incammino.
Dopo venticinque minuti ed una sudata pazzesca, arrivo all'azienda.
Mi sistemo ed entro nella hall, wow è enorme, quanta gente, ci sono due reception mi avvicino alla prima, la tipa dietro sembra una modella, è molto bella.
-salve Signora benvenuta alla King Products.- dice la Barbie.
-salve, ho un appuntamento con il signor King.-
La bionda fa un assenso con il capo e mi dice di aspettare mentre fa una telefonata. Tempo due secondi e:
-prego mi segua, la stanno aspettando. -
-oh, sì. -
Non sono in ritardo vero? Guardo l'ora dal mio orologio e tiro un respiro di sollievo.
Sono puntualissima!
La super modella mi accompagna verso un ascensore di vetro, fa un po senso vedere tutto così.
Però ha un suo perché, il panorama che offre è stupendo.
Arrivate al ventesimo piano ci avviciniamo ad un'altra reception le due non si guardano neanche.
-si accomodi qui, appena sono liberi la mia collega l'accompagnerà dentro- mi avvisa la prima barbie.
-sì, grazie-.
Mentre le porte dell’ascensore si chiudono con la prima barbie dentro, si avvicina la seconda, anch'essa è molto bella.
- signora, vuole dare a me il soprabito?- chiede in modo professionale.
-Oh, ehm sì, prego. -
le porgo il mio soprabito.
-vuole qualcosa da bere? -
-no, grazie -
Mi sorride e se ne va.
Come sbucata dal nulla arriva una terza biondona. Ma che è la sagra delle bionde? mah.
-salve signora Donovan il signor King può riceverla, mi segua.-
Così dicendo mi conduce verso una porta, bussa e sento una voce dire avanti, apre la porta e mi fa accomodare dentro.
-Signore, la signora Donovan-
dopo avermi presentata la vedo sparire dietro la porta.
La stanza è enorme con uno skyline da mozzare il fiato. Guardo un po in giro notando l'enorme libreria al lato della stanza, al centro c'è una grande scrivania nera e di fronte due divanetti bianchi, dall'altra parte un minibar e una porta.
Poi sento una voce schiarirsi.
-Benvenuta Alice, giusto?-  domanda una voce profonda e matura. Sono molto intimorita, ho paura anche a guardarlo, sto pur sempre parlando con un multi miliardario!
"Devo farcela, devo farcela"
Dopo aver ripetuto questo mantra alzo lo sguardo.
Resto affascinata da quest'uomo, sulla sessantina, capelli brizzolati, lineamenti del viso marcati, nel complesso un uomo davvero affascinante e carismatico.
-prego si accomodi, e posso darle del tu? Sa potrebbe essere mia figlia. - dice con un sorriso dolce.
-sì, certamente può darmi del tu e grazie. -
mi accomodai sulla poltrona da lui indicata.
-prima che iniziamo, desideri qualcosa da bere? -mi domanda alzandosi.
Lo guardo mentre si avvicinava al minibar,

Prende un bicchiere e ci versa dentro un liquido ambrato, poi prende una bottiglietta di acqua. Mentre è di spalle mi sento coraggiosa e lo guardo sfacciatamente, devo dire che  fisicamente è messo proprio bene per la sua età.
-no grazie, preferirei iniziare subito.- sono troppo nervosa per bere qualcosa.

Con mano tremante prendo lo stesso la bottiglietta che mi sta porgendo educatamente.
Grazie a mio padre che è un amico del capo, cioè di questo signore, ho scoperto che in questa compagnia cercavano un dirigente e facevano dei colloqui così ho mandato il curriculum tramite e-mail e dopo una settimana ho ricevuto la chiamata per fare il colloquio, ed eccomi qui.
Il colloquio inizia e dopo aver parlato e risposto alle sue domande mi congedo con una stretta di mano forte e decisa. Quest'uomo trasuda autorità da tutti i pori.
Appena uscita dall'azienda cerco il primo bar, ho una fame non ho potuto nemmeno fare colazione, ho un bisogno urgente di caffeina.
Entro nel bar con tutta questa gente non troverò mai un posto.

Dopo dieci minuti sono fortunata, si è liberato un tavolo, mentre mi avvicino, un uomo in giacca e cravatta mi supera e si siede al mio tavolo. Il mio tavolo!
Mio, perché ho dei diritti su quel tavolo, l'ho visto prima io!
Mi avvicino e con tutte le buone maniere gli dico:
-mi scusi, ma questo tavolo è mio, l'ho visto prima io.-
L'uomo alza lo sguardo annoiato su di me e dice:
-l'avrà visto prima lei, ma io mi sono seduto per primo quindi può andare a disturbare qualcun altro.-
mi fa anche il segno con la mano per andarmene.
Tutta la mia rabbia accumulata oggi si risveglia con il botto.
-senti bello, anche se offendo i belli chiamandoti così, ma meglio bello che non un'altra parola offensiva. Questo tavolo l'ho visto prima io e tu lo sapevi quindi vedi di alzare quel sedere-
niente male tra l'altro ma questo non glielo dico
-e vedi di andartene.- sono incazzata nera.
-quindi per te non sono bello? molte donne mi dicono il contrario.- dice con un ghigno divertito, ok non è bello, è bellissimo ma ha già un ego smisurato quindi meglio non dirgli di si.
- senti, forse le donne che conosci ti hanno sempre detto che sei bello ma non lo sei, ridimensionati un po e vedi di toglierti dalle palle.-gli dico con tono calmo.
-come siamo volgari, perché invece di stare qui non te ne vai in un'altro bar?- mi dice con aria strafottente.
Ok adesso ha proprio rotto, vedo il suo caffè sul tavolo lo prendo e inizio a berlo.
-ehi! Ma cosa diavolo fai? È il mio caffè!-
dice con occhi pieni di rabbia.
-ops davvero? scusami, ecco il tuo caffe.- detto questo lo rovescio sulla sua camicia bianca inamidata e me ne vado.
Ora si che la giornata va meglio.

Ma tu guarda un po, di bene in meglio questa giornata, l'unica cosa buona per ora è il colloquio che ho fatto. Almeno quello è andato bene.
Si spera.
Ma quell'essere chi si credeva di essere Brad Pitt? Che nervoso, meglio se mi calmo va.
Continuo a camminare quando sento delle goccioline bagnarmi il viso.
"no, no no nonono non ci credo anche questo ora, aveva detto il meteo che doveva essere una bella giornata" adesso sta piovendo più forte, corro per ripararmi e ad un tratto una macchina correndo veloce prende una pozzanghera e mi ritrovo zuppa e sporca, maledetto.
Ormai posso solo tornare a casa e dire che mi sono alzata bene questa mattina e non è nemmeno venerdì 17, cosa ho fatto di male.
Prendo la metro per tornare a casa,ma mi accorgo che non ho la borsa con me, oddio come ho fatto a non accorgermene prima. E adesso come faccio? ci sono tutte le mie cose dentro, le chiavi, il portafoglio i documenti e ora mi tocca andare dai carabinieri che palle.
Dopo mezz'ora e con i piedi che mi fanno malissimo, sono seduta sui scalini di casa aspettando la mia amica.
Si ferma una macchina nera sportiva di fronte a me, scende un ragazzo, un bel ragazzo non l'ho mai visto da queste parti anche se ha un viso conosciuto è vestito bene con un bell'abito grigio, capelli biondo/castani lunghi presi in un codino assomiglia a quello del bar, oh cavolo... è quello del bar! e ora cosa vuole?
Lo vedo avvicinarsi ha una camminata da felino il corpo tonico e scolpito si vede anche attraverso l'abito, la camicia è pulita quindi si è cambiato, si avvicina con un sorrisetto da stronzo patentato e ha in mano la mia borsetta eccola sia ringraziato il cielo.
Bene, poi tanto bastardo non è.

Lui, il diavolo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora