Un anno, tre autunni

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Manuel rimane bloccato in uno spazio che si trova aldilà di quello in cui ha sempre vissuto - adesso é in un anello temporale parallelo al suo, quindi tutto è dilatato e lui si sente un puntino a metà della galassia.

Crede di essere pazzo, anzi - senza dubbio - lo è, se dà credito a quello che sta pensando, tuttavia non trova altra spiegazione a quel che ha trovato cambiando la federa del cuscino al figlio.

«Simone? Sono Manuel»

«Manuel?»

«Sì,Manuel» l'unico che spero tu possa ricordare col sorriso sulle labbra «Devo parlarti».

«Eh?» borbotta il minore, stringendo la mano attorno alla maniglia, che potrebbe cadere da un momento all'altro e tanti saluti «Sì, devo parlarti - di mio figlio e tuo figlio» deglutisce il corvino «Jacopo e Niccolò».

Si deve sedere e, nel farlo, smette di rispondere; che di notizie ne ha percepite troppe allo stesso momento e il suo cervello non riesce ad elaborare tutto assieme.

«Che - che c'entra Niccolò?»

«Io non so come dirtelo - cioè forse un modo per farlo non c'è, quindi -»

«Arriva al punto» si altera «Appari dopo così tanto tempo, sganci una mezza bomba e hai anche il coraggio di -» le parole di Simone muoiono sotto l'ammissione di verità da parte dell'altro: forse lo fa in maniera disperata o magari nel peggior modo possibile, eppure quella frase spezzata giunge alle orecchie del corvino e vortica nella sua testa circa tremila volte «Penso Jacopo sia a casa tua e - e Niccolò invece qua, da me, a Roma».

«A Roma? Ni - Niccolò?» balbetta ora, assai incredulo «Ma cosa significa? Guarda se è uno scherzo non fa ridere e poi - e poi come è arrivato fino a -» si schiaccia una mano sulla fronte, prendendo ad insultarsi per la poca intelligenza usata in quel momento «Il campo estivo. Il campo -» una sensazione gli nasce a metà del petto e lo sconquassa interamente, tanto che non ricorda dove si fosse interrotto «Loro si sono visti? Cioè - loro lo sanno?» la testa gli duole e il cuore pure, si sente delirare su quel divano.

Potrebbe morire, se solo non avesse un piccolo fuocherello a bruciargli nel petto, alimentato dalla voglia di arrivare in fondo a quella storia.

«Sotto al cuscino aveva la tua metà della foto. Presumo che la mia parte sia a casa da te .. oh, ci sei Simone?»

«Mi chiedi se ci sono, buffo» finge una sarcastica risata, lasciando trasudare soltanto la tensione sulla sua pelle «Come pensi che vada bene, Manuel, come? Non puoi chiamarmi e dirmi una cosa del genere, che cosa dovrei dirti? Come dovrei reagire a questa notizia - perché sei così tranquillo? Lo trovi divertente, credi sia un gioco?» suona accusatorio, quasi avesse colpa lui nello scambio avvenuto tra i gemelli.

Difatti si scusa e, per quanto suoni assurdo, si accordano sul da farsi: nel mentre le loro vite discorrono tranquille, più o meno, per le seguenti quarantotto ore. Giornate nelle quali anche Simone aguzza l'occhio e ne scova due di dettagli: la foto con il volto di Manuel, ovviamente, e il dinosauro peluche appartenente all'altro ragazzo; ora sì che riusciva a trovare risposta alle domande partorite dalla sua testa, poche ore dopo aver visto la coda di quel pupazzo vari giorni precedenti.

«Papi dove vai?» Jacopo non apprezza molto quella piccola valigia nera posizionata vicino alla porta «Vengo anche io?» continua, saltellando dietro di lui, quasi fosse la sua ombra.

«Papà deve stare fuori due giorni per lavoro» gli bacia il capo «Mi spiace non avertelo detto prima, ma - è stato tutto improvviso, diciamo così. Comunque mercoledì sera sarò a casa e tu -» la frase viene stoppata dal figlio che, entusiasta, urla «Vado dalla zia Viola, seeee!».

Papà in TrappolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora