Fin da quando ero piccola, prendo paura per niente, e quando lo faccio, emetto ultrasuoni capaci di spaccare le finestre. E questo mi rendeva molto divertente e così, vittima di moltissimi scherzi.
Non appena atterrai dopo il aver fatto il salto più alto della mia vita, mi girai moooolto lentamente verso mio padre, con le spalle aggrottate, il collo in dentro e le labbra che scoprivano i denti. Probabilmente se i miei occhi avessero potuto fulminarlo lo avrebbero fatto all'istante, ma lui, non si sa perché ci trovò molto da ridere, infatti appena vide la mia faccia tutta rossa e posizionata in maniera innaturale, si piegò in due, ridendo come un matto. Passò così 30 secondi buoni, poi barcollò verso il muro per sorreggersi, ma servì a poco, dato che non aveva le forze per farlo, così cadde come un pero cotto.
Io nel frattempo avevo incrociato le braccia sul petto, e lo guardavo serissima, pensando al modo in cui avrei potuto ricambiare lo scherzo.
Mia madre scese le scale di corsa, tutta preoccupata e con il fiatone, mentre gridava "COS'E SUCCESSO?", saltando gli ultimi tre gradini e atterrando per miracolo in piedi.
Appena vide mio padre accasciato la suolo che rideva, mentre cercava di riprendere fiato, con gli occhi spalancati e rossi, come se gli si volessero scoppiare dentro alle orbite, lasciò un sospiro di sollievo, mentre si avvicinava con passo lento come se fossimo affetti da una malattia e non volesse essere contagiata."Ma che cosa gli è preso a tuo padre?" Mi chiese, mentre mi raggiungeva, con la fronte aggrottata.
Papà riuscì finalmente ad alzarsi, aggrappandosi al mobile vicino al quale era caduto, e cercando di riprendere fiato emise qualche verso ancora non identificato, probabilmente sforzandosi di spiegare a mia madre l'accaduto, ma dato che non riisciva quasi a respirare si mise a imitare la scena.
Devo ammettere che fu molto difficile non scoppiare a ridere e ricordarmi che ero arrabbiata con lui, mentre si metteva a saltare cercando di imitarmi, facendo una faccia spaventata , che non assomigliava per niente alla mia, e imitava Gunnar che lanciava in aria la pentola con le cipolle; imitò perfino le cipolle che si schiantavano per terra e addosso al povero chef, che di là, lo sentivo borbottare in francese, probabilmente qualche imprecazione.Mia madre vedendo mio padre imitare la scena che lo aveva fatto ridere tanto si lasciò sfuggire una risatina, ma io mi voltai di scatto per guardarla come se volessi soffocarla nel sonno, e lei si ridestò subito, formando con le labbra una linea dritta.§
Si mise nella mia stessa posizioni a braccia conserte e guardammo mio padre che cercava di imitare ancora le cipolle, e che cadeva un' altra volta per terra.Due minuti dopo era seduto per terra con le gambe allungate davanti a se, che si teneva la pancia. Aveva il fiatone e alterava una faccia sofferente, (probabilmente per il male all'addome) e degli spasmi in cui rideva ancora.
Cinque minuti dopo, si rialzò da per terra, e con un sorrisetto che tentava invano di nascondere e si avviò verso la cucina. Gunnar se ne era andato prima, nella fase spasmi-di-risatine, mentre mormorava un "au revoir" e se ne andava ricoperto di cipolle dalla testa ai piedi.
Quando mio padre entrò in cucina, si sedette al suo posto, e noi ci accodammo a lui, senza emettere rumore. Ci sedemmo e cominciammo a mangiare, ma mio padre, mentre beveva il vino, aspirò dell'aria, facendone uscire il verso tipico dei vecchi senza denti che bevono il brodo caldo.
Aiuto. Evidentemente non gli era ancora passata la ridarella!
Tutto il vino che aveva in bocca gli uscì dal naso, facendo una cascata di cascata verso il piatto e alle povere cipolle superstiti.
Sacrilegio.
Il vino gli uscì tutto dalle narici, mentre ricominciava a ridere come uno scemo. Corse verso il lavabo per prendere uno strofinaccio, che era appeso sopra, ma evidentemente Gunnar aveva lasciato delle tracce di olio sul pavimento, perché papà, nel tentativo di fare formula uno per arrivare al lavabo, scivolò sul pavimento unto e fece uno scivolone degno di andare direttamente nella storia degli scivoloni più divertenti della storia.
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il karma è un bastardo
ChickLitLa vita può essere piena e felice, può essere triste e piatta, o anche solitaria e insignificante, ma ci sono delle volte in cui è bastarda... proprio come il karma