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Se la notte portava consigli, quella che avevo appena trascorso, era presagio di frustrazione. Dopo le riflessioni che avevo preso in giardino, ero stata costretta ritirarmi in camera perché la caviglia aveva cominciato a fare capricci. E per tutto il resto della giornata, ero rimasta chiusa nella mia stanza, con la gamba alzata ed una sacca di ghiaccio sulla zona interessata per cercare di alleviare un pò il fastidio. Nessuno mi aveva rivolto parola dopo la colazione di ieri mattina, né avevano richiesto la mia presenza, di conseguenza mi ritrovai a dover saltare il pranzo e la cena. Menomale che il mio appetito fosse disperso perché  un pò per orgoglio ed un pò per cocciutaggine, non sarei scesa per nessuna ragione al mondo. Farlo significava depositare l'ascia di guerra e la mia, l'avevo appena iniziata. Avevo meditato a lungo tutta la notte su cosa fare o meno. L'idea di cercare di scoprire qualcosa dalla mia matrigna, restava comunque l'unica più sensata. L'unico dubbio era: come approcciarla senza destare sospetti? Perché ero sicura che un mio improvviso avvicinamento, non sarebbe passato inosservato. Il fatto che volessi scoprire necessariamente il motivo per cui dovessi sposarmi, era ormai una priorità assodata: non sarei tornata in California senza aver prima risolto questo mistero. Per recidere ogni rapporto, avevo però bisogno di una motivazione valida perché se non l'avessi trovata, mio padre sarebbe stato più veloce a vincolarmi a qualcosa che non volevo. Nonostante mi ripetevo spesso che non poteva avere ormai nessun potere su di me:, trovava sempre un modo per averlo ugualmente m; diamine avevo ventotto anni, un lavoro stabile e non ero più una bambina, ma continuava ad intimidirmi. Avevo solamente bisogno di un'ultima spinta: volevo sentire il parere di qualcuno. Guardai l'orario sull'orologio che avevo al polso: erano appena le otto e venti del mattino, chiamare Ashley era fuori discussione. Non le avrei riempito la testa di preoccupazioni durante la sua luna di miele, era bastato lo spavento dell'altro giorno a farla impensierire ulteriormente. Per lo stesso motivo non avrei chiamato Nathan. Esclusi i miei due migliori amici, erano solamente due le persone che mi venivano in mente: una era Mason, l'altra era Estelle. Il primo lo esclusi a priori, perché dopo il modo inqualificabile con cui mi ero comportata poco prima che partissi, non avrei avuto, seppure fossi una persona mediamente sfacciata, il coraggio di chiamarlo e di pretendere che ascoltasse me e le mie paranoie. Anche se sono sicura che lo avrebbe fatto senza chiedermi niente in cambio: Mason era davvero un ragazzo speciale. Mi era dispiaciuto non essere riuscita ad offrirgli dell'altro che andasse oltre una semplice amicizia. L'unica opzione disponibile era chiamare Estelle, anche se ero tentennante. Non perché volevo tenerla all'oscuro, ma la mia amica d'infanzia aveva il cuore troppo tenero e mi avrebbe convinto ad andare in contro alle ragioni che avevano spinto mio padre a fare quella richiesta. Mi avrebbe detto che, in ogni caso, era sempre la mia unica famiglia e che avrei dovuto comprenderlo. Cosa che mi rifiutavo assolutamente di fare. Sbuffai pesantemente, incapace di prendere una decisione. Forse se ci avessi dormito un pò su, sarei riuscita ad essere più lucida. Ma quando mi mettevo sdraiata e provavo a chiudere gli occhi, cambiavo in continuazione posizione perché non riuscivo a prendere il sonno in nessun modo. Come avrei potuto evitare tutta questa situazione? Per la reazione eccessiva che mio padre aveva avuto il giorno prima a colazione, ci doveva essere sicuramente dell'altro di cui non ero a conoscenza. A dimostrare la mia teoria era il fatto di aver trovato Raphael a fare colazione insieme a loro, mentre io e Cassandra, la mia sorellastra, non eravamo presenti. Anche l'espressione piccata di Celine quando Raphael gli aveva fatto notare di come dovesse stare veramente male per non scendere a salutarmi, non mi era passata inosservata. C'era sicuramente qualcosa, ed ero sempre più convinta che Celine potesse darmi delle risposte. Ma come parlarle indirettamente di tutta questa situazione?

Alla lista dei miei problemi si aggiunse anche il fatto di essere rimasta senza telefono. E mi sentivo maledettamente confinata. Non poter mandare anche un messaggio veloce ai miei amici più stretti, o più semplicemente non riuscire a guardare qualche foto o video ricordo che mi aiutassero a far scacciare via tutto questo malumore. Con la scusa del telefono, ripensai al ragazzo che mi aveva accompagnato a casa dopo la brutta caduta che avevo avuto. Indubbiamente attraente, e anche misterioso. Non l'avevo mai visto da queste parti, ma mi ricordava qualcosa. O forse qualcuno. Non avrei saputo dirlo. Era stato un incontro strano, e anche il modo in cui c'eravamo salutati, non era stato dei migliori. Molto probabilmente era un turista a cui avevo solo fatto prendere uno spavento. Chissà se sapeva qualcosa del mio cellulare. In ogni caso, mi sembrava una follia solo rintracciarlo per questo.

ℝ𝕖𝕤𝕥𝕝𝕖𝕤𝕤 𝕃𝕠𝕧𝕖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora