Vanaheimr, uno dei nove regni e antica culla dei primi dei nordici, era un regno prospero, fertile e pacifico, circondato da verdi prati, foreste e montagne, con cascate a perdita d'occhio e il sole, rendeva ancora più brillante quella terra, grazie allo smeraldo sui tetti delle case e del castello.
A governare il regno, il buono e saggio re Vadir, discendente di una lunga e gloriosa stirpe di sovrani, a cui era stato concesso questo potere, dagli stessi antichi dei Vanir. Il re possedeva molte ricchezze, ma nessuna era più preziosa per lui, della sua splendida figlia Sigyn. Una bambina vivace, dai lunghi capelli neri, occhi scuri come la notte e sempre con il sorriso sulle labbra, era la sua gioia e in lei rivedeva molto la sua defunta moglie, dipartita dandola alla luce.
Sebbene per anni avesse svolto un buon lavoro come padre, re Vadir si cominciava a rendere conto che sua figlia aveva bisogno dell'appoggio di una donna, ma per un sovrano di Vanaheimr per legge non c'era alcuna possibilità di seconde nozze, anche in caso di morte del coniuge. Per quanto potesse chiamare tutte le più brave principesse dei regni vicini, che potessero condurre la sua bambina verso la strada che l'avrebbe condotta a prendere il suo posto sul trono, nessuna poteva competere con una regina. Purtroppo però Vadir non avrebbe mai chiesto il supporto di un altro regno, senza promettergli nulla in cambio. Un giorno perciò decise di andare a consultarsi con i suoi consiglieri, potenti stregoni e veggenti, per farsi indicare la strada giusta da intraprendere, per il bene di sua figlia.
- Vedo un matrimonio. – Disse il più vecchio e saggio di tutti i consiglieri, Björn.
- Ebbene? Non tacete oltre, cosa significa? – Chiese in ansia il sovrano, al quale non era bastata come risposta. Il vecchio, consultò ancora le polveri, che si mescolavano davanti al suo viso creando delle immagini. In queste, Vadir vide il volto di sua figlia, diventata una donna, che sorrideva ad un uomo di spalle. L'immagine seguente, si tramutò in un palazzo che Vadir, conosceva fin troppo bene. – Asgard? – Domandò quasi incredulo. Il re non aveva una vera e propria simpatia per gli asgardiani, lo riteneva un popolo troppo bellicoso, così come il loro sovrano.
- Sì, mio grande re. La principessa Sigyn, sposerà uno dei figli di Odino e lo farà per amore. È scritto nei suoi occhi. – Concluse il vecchio, guardando l'immagine della futura regina, che sembrava risplendere della luce che solo l'amore può dare.
Dopo aver ringraziato i consiglieri, il re fece scrivere immediatamente ad Odino, per stringere con lui un patto. Il re di Asgard, era un uomo con cui si poteva facilmente trovare un accordo al giusto prezzo e in quel caso, sarebbe stato il matrimonio. Asgard avrebbe avuto non solo uno dei suoi principi, come futuro re di Vanaheimr, ma anche l'eterno appoggio del regno e una duratura alleanza. Essendo poi un regno anche molto ricco di risorse naturali per via del suo clima mite, sarebbe stato sicuramente utile avere un luogo che potesse sempre fornire i giusti foraggiamenti durante le guerre che il regno degli dei Æsir avrebbe affrontato.
Come sperato, il re asgardiano accettò la proposta e quindi, non restava nient'altro a Vadir, se non parlare con sua figlia.
Sigyn stava giocando con delle dame da compagnia della sua stessa età e il re sorrise nel vedere la sua piccola figlia così gioiosa e allegra, che il pensiero di doversene separare, gli spezzò il cuore.
- Padre! – Urlò la principessa vedendo suo padre guardarla dalla porta che dava sul giardino. Lasciata la palla con cui giocava, si prese il vestito rosa che indossava, alzandolo da terra per non inciamparci sopra e corse verso il padre, che subito la prese in braccio. – Venite a giocare con me? – Chiese la bambina dopo averlo stretto tra le sue piccole braccia.
- Purtroppo mia diletta, non oggi. In realtà, devo parlarti. – Le disse mettendola a terra e, dopo averle preso la mano, la scortò nel palazzo dove si fermò per osservare un affresco, che raffigurava lui e la sua sposa. – Sai, a volte mi manca davvero tanto tua madre. – Ammise con un sospiro stringendo la mano della figlia.
- Anche a me manca la mamma. – Sussurrò la bambina tristemente, che tante volte aveva invidiato al padre, la possibilità di aver goduto di quello splendido sorriso, che mancava a chiunque ne avesse avuto il piacere di vederlo.
- Lo so, ed è di questo che volevo parlarti. – Il re si abbassò, così da poter essere all'altezza della bambina e le tolse dal viso una ciocca di capelli. – Tu sei una bravissima principessa. Hai tutte le possibilità e qualità che deve avere una degna regina di Vanaheimr, ma purtroppo, io non posso insegnarti cose che solo una regina può insegnarti. – Concluse con un sospiro il re, guardando gli occhi marrone scuro della figlia.
- Cosa volete dire padre? – Domandò Sigyn, che cominciava a spaventarsi per ciò che avrebbe potuto dire il padre.
- Sigyn, per un po' andrai dai nostri vicini, ad Asgard. La regina Frigga, ha acconsentito a farti da maestra nel tuo percorso per diventare sovrana, ma non preoccuparti, verrò a prenderti prima della fine del raccolto. Poi non sarai sola, re Odino ha due figli, poco più grandi di te. – La rassicurò sorridendo. La principessa, che in tutta sincerità non avrebbe voluto andare lontano, sapeva che i voleri di un re, anche se tuo padre, dovevano essere rispettati come legge.
- Pensi che a loro piacerà giocare con me? – Chiese con un gioioso sorriso, al quale il padre rispose con uno altrettanto grande, felice che la sua bambina avesse capito l'importanza di quella scelta.
Il mattino seguente, con le truppe e gli araldi al seguito, il re e sua figlia varcarono le soglie di Vanaheimr, per dirigersi ad Asgard, dove vennero accolti nell'osservatorio dell'universo dal dio Heimdall, colui che con la sua enorme spada era in grado di aprire e chiudere il Bifrost, il ponte dell'arcobaleno che collegava tutti i nove regni e che poteva vedere tutto e tutti nell'universo. Il dio disse loro che Odino li attendeva alla fine del ponte, che percorsero accompagnati dal suono delle trombe e dei tamburi, come era usanza per i reali di camminare.
- Re Vadir! Mio buon vecchio e caro amico! – Esclamò Odino a braccia aperte, per abbracciare il sovrano, che ricambiò il gesto con un'allegra risata.
- Che gioiosa giornata è questa, Odino! Oh Frigga, splendida e raggiante come sempre. – Disse con un grande sorriso, baciando la mano della regina.
- È un piacere avervi qui, tutti e due. – Aggiunse la regina, guardando sia il re, che sua figlia. – Tu sei Sigyn. Tuo padre mi ha parlato tanto bene di te. Seguimi, ti mostrerò le tue stanze. – Propose Frigga alla principessa, che dopo aver dato una veloce occhiata a suo padre, tornò a guardare la regina, facendo un inchino.
- Vostra maestà. – Disse la principessa con lo sguardo rivolto a terra. Quando sentì la regina metterle una mano sulla spalla, la guardò in viso e vedendo sulle sue labbra un dolcissimo sorriso, tutta la timidezza che la opprimeva si dissolse e la seguì felice.
- Ora che le donne sono andate via, penso che io e te dovremmo parlare di affari. – Vadir osservò Odino, che gli fece cenno di seguirlo all'interno del castello, fin dentro la sua grande sala del trono.
- Odino io nutro un grande rispetto nei tuoi confronti, ma hai dato prova anche della tua cecità più volte nei secoli. Io ti ho promesso mia figlia e di conseguenza il mio regno, ma io ti chiedo una cosa ed una soltanto. Sarà mia figlia a scegliere il suo sposo, non mi interessa che sia o meno l'erede al trono. – Il tono del re di Vanaheimr era serio e autoritario, ad Odino quella voce non piaceva per niente, ma era una proposta troppo allettante per lasciarla andare.
- Voi Vanir e le vostre usanze: un matrimonio felice è uguale ad un regno felice. E sia, hai la mia parola d'onore. Ora vediamo come se la cava la nostra prole, a questo punto immagino si siano già incontrati. – Il sorriso di Odino, seppure forzato, mise per poco a tacere le paure del re ed insieme si diressero nell'arena, dove i giovani Thor e Loki, stavano giocando alla lotta, quando Frigga e Sigyn li raggiunsero.
- Figli miei. – Li chiamò la madre e subito, come due cuccioli, i giovani principi accorsero da lei, fermandosi all'istante quando videro la sua giovane accompagnatrice. – Lei è la principessa Sigyn Vadirdottir. Resterà con noi per un po' e così sarà per i prossimi anni. – Disse la regina sorridendo a entrambi i suoi figli, portando la bambina avanti a sé, che si inchinò timidamente davanti ai due bambini.
- Io sono Thor! – Esclamò il bambino biondo dalle tonde guance rosa.
- Io sono Loki. – Aggiunse l'altro bambino dai capelli scuri, più alto e magro del fratello. – Vuoi giocare con noi alla lotta? – Chiese dando una spada di legno a Sigyn.
- Loki è una femmina, le femmine non giocano con le spade. – Disse Thor, facendo un sorrisetto alla principessa, che invece in tutta risposta, tolse il suo mantello rosso cremisi dal suo vestito argentato e prese la spada che il bambino dai capelli scuri le offrì.
- In guardia, ah! – Urlò e tutti e tre iniziarono a giocare.
Vadir osservando la scena dall'alto già sentiva più sicurezza nel cuore. Il legame che si crea quando si è bambini, è forse uno dei più forti in assoluto, perciò se gli dei avessero un giorno decretato la sua ora, sapeva che sua figlia non sarebbe stata preda delle sottotrame del re asgardiano. Guardandola giocare con i due principi, sentiva che le sarebbero stati vicino, che non l'avrebbero mai lasciata sola, qualsiasi sarebbe stata la sua scelta.
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Royal Affair || Loki Laufeyson || Completa.
FanfictionDue regni vicini, uniti da una promessa, separati dalle ambizioni. Sigyn è una futura regina, potrebbe avere tutto ciò che desidera, tranne il nome che il suo cuore urla. Loki è un principe che vorrebbe essere solo amato per ciò che è, circondato d...