Arthur

26 3 33
                                    

<<no! fatemi tornare indietro!>> aveva lasciato troppo. Non poteva morire, doveva cambiare le cose, far in modo che la magia venisse accettata, doveva assicurarsi che lui avesse un futuro sicuro. Poi c'era Gwen, sapeva che sarebbe stata in grado di governare ma non glielo avrebbero permesso. Avrebbero trovato il modo di buttarla giù dal trono e qualcun'altro si sarebbe preso il potere. Era una donna, non avrebbero permesso che decidesse. Per un istante Arthur immaginò Gwen e Merlino governare Camelot, seduti uno accanto all'altro, le corone sul capo, una fitta di gelosia gli attraversò la mente e dovette respingere quel pensiero. Gwen aveva avuto una cotta per Merlino,  ne era sicuro. La cosa lo infastidita all'inizio ma poi non ci aveva mai pensato, li aveva entrambi accanto ed era felice così. Ora però, che accanto non aveva nessuno dei due sapeva chi gli sarebbe mancato di più. Si sentì terribilmente in colpa.
<<non torturatevi pensando alla vita, non porta a niente>> Arthur si voltò, Lancillotto e Galvano erano proprio là, fecero un inchino.
<<per piacere>>fece lui <<non sono niente più che un comune morto qua>> gli altri due sorrisero sollevandosi.
<<non ero io, Gwen...la amo, ma non avrei mai e poi mai tradito la corona, era la magia...>> cercò di spiegare Lancillotto ma Arthur lo interruppe
<<hai sempre saputo di Merlino non è così?>>
<<Io...sì, è successo per caso...ci teneva a mantenere il segreto. Aveva paura che l'avreste allontanato>>
<<Galvano?>>
<<non l'ha detto neanche a me, ma ad un certo punto credo di averlo capito anche se non ne ho mai fatto parola chiaramente>>
<<quindi sono l'unico idiota che non sapeva niente>>
<<Sire...>>
<<scommetto che anche quel suo amico del villaggio lo sapeva, erano così uniti...>>sbottò quasi arrabbiato.
<<in tutta sincerità, potete biasimarlo?>>
<<È tutta colpa mia. Ha pensato di non potermelo confessare. Mi ha salvato mille volte e lo ha fatto senza alcun ringraziamento. Anzi ha dovuto vivere nascondendo sè stesso. Come ha potuto pensare che lo avrei respinto?>>
<<bhe, non siete mai stato un amante della magia Sire>>
<<ma era lui...>> disse con un sussuro. Galvano e Lancilloto si guardarono.
<<manca anche a noi. Credo sia la persona migliore che ci sia mai capitato di incontrare.>>
<<già...c'è un modo per...guardare di sotto?>>
<<ci sono degli schermi>>
<<dei cosa?>>
<<venite>> Lancillotto gli mostrò la strada.
<<potete darmi del tu. Non sono più il re di un bel niente ormai>>
<<...ok>>

<<Quindi posso vedere quello che voglio?>>
<<bhe non proprio tutto>> rispose Lancillotto. Arthur arrossì fino alla punta delle orecchie quando un'immagine poco casta di Merlino gli passo per la mente.
<<tutto apposto?>> rise Galvano.
<<certo, naturalmente, come funziona dunque?>>
<<pensi alla persona che vuoi vedere e puoi dare un occhiata.>>
Lancillotto gli mostrò come fare, pensò a Merlino e l'immagine di un ragazzo con la schiena poggiata al tronco di un albero e la testa sulle ginocchia gli apparve davanti. Galvano lo fulminò con lo sguardo quando vide l'espressione sul volto di Arthur. Il re si avvicinò allo schermo. <<Merlino>> sussurò. Il ragazzo alzò lo sguardo come se avesse effettivamente udito qualcosa mostrando agli altri tre il volto paonazzo rigato di lacrime.
<<mi ha sentito!>>urlò il biondo <<avete visto? Mi ha sentito>>
Galvano lanciò un'altra occhiata a Lancillotto. Non ricordava di aver mai visto niente di più triste.
<<non ho bisogno che voi mi compatiate>> sbottò Arthur cogliendo l'espressione dei cavalieri. Detto ciò se ne andò.

Il paradiso sembrava infinito, un infinita distesa d'erba e fiori, c'era gente triste e sola e c'erano invece gruppi di persone che ridevano.
Alcuni "schermi" fluttuavano in giro. Si sedette con la schiena contro un albero, la testa sulle ginocchia, proprio come Merlino.
Non si accorse del ragazzo appoggiato dall'altra parte del tronco.
<<tutto bene?>> Arthur sobbalzò e il ragazzo, anche lui biondo si fece vedere.
<<mi dispiace se ti ho disturbato>>
<<non l'hai fatto. Anche tu hai lasciato qualcuno di importante indietro?>>
<<si>> rispose.
<<ogni giorno spero che loro non soffrano quanto noi. Spero che si diano conforto con le persone rimaste.>>
<<lo fanno>> cercò di dire per consolarlo ma non sembrò molto convincente. <<sei riuscito a dire addio?>> chiese.
<<non ero più io nell'ultimo periodo. Ho lascito una lettera proprio per questo. Non voglio che lui si ricordi di me com'ero allora>> fu allora che si ricordò della lettera. Il giorno in cui avrebbe dovuto stilare il testamento aveva bevuto un po' troppo e da ubriaco aveva scritto una lettera, l'aveva sigillata e aggiunta alle cose da distribuire nel caso fosse morto.
<<la lettera...>> sussurò spalancando gli occhi.
<<anche tu ne hai scritta una?>>
<<non da sobrio. Ho scritto delle cose che nessuno dovrebbe leggere, non posso permettere che succeda>>
<<non puoi fare niente ormai. Sono Newt comunque.>> allungò la mano.
<<Arthur>>
<<Cosa mai potrai aver scritto di tanto grave?>> Arthur arrossì.
La lettera faceva più o meno così:

my fictional heavenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora