Capitolo I - La Scienza delle Bugie

29 4 1
                                    


 Gli esseri umani sono strani. Si amano e si odiano, si acclamano e si giudicano, accettano e negano, dicono verità e bugie. Mentire l'uomo l'ha sempre fatto: per proteggersi e proteggere, per costrizione o, a volte, solo per il gusto di farlo. Chi dice troppa verità alla fine ne viene schiacciato. E Jake Hopper lo sapeva bene. Il suo lavoro consisteva nel riconoscere le bugie: ogni falso sorriso, ogni lacrima finta, la paura o la rabbia erano espressioni facilmente decifrabili per lui, più facile che leggere un libro per bambini. A Hopper piacevano le storie per bambini, soprattutto quelle che raccontava a sua figlia Katie quando era piccola. 

  Appena Eleanor Blake superò l'uscio della porta della casa dell'ex-marito, sentì la sua voce mormorarle: «Ciao, Elly. Cosa ti serve?». Ecco perché lo aveva lasciato: non sapeva resistere alla tentazione di giocare con il suo stesso lavoro. «Ciao, Jake. Come sta mia figlia?» salutò ironica. «Per favore Eleanor, già la vedi due volte a settimana, tre quando pranziamo insieme occasionalmente. Io ho vinto l'affidamento: ora la tengo io». «Non fa bene alla sua situazione psicologica. Sarebbe stato meglio se l'avessi tenuta io», «Ah!». Lui esclamò alzandosi in piedi di scatto, puntando l'indice contro la donna. «Non credi alle tue stesse parole – le disse, – hai alzato impercettibilmente la voce. Katie è una sedicenne, queste cose le capisce, anche tu non credi sarebbe stata meglio con te, stai tutto il giorno alla redazione del Times». Blake sbuffò. Come aveva fatto a innamorarsi di un uomo simile anni prima? Arrogante, sicuro di sé, un quasi psicopatico - oh, Eleanor ne era sicura! - per le sue abitudini. Un'altezza nella media, addirittura forse basso, con occhi grigi scialbi e i capelli scuri, magro, con una voce profonda ma stridula; non era davvero capace di spiegarsi come avesse fatto!

   «Sai, ero qui per chiederti un favore» incominciò Eleanor. «Su un caso di un mio amico». Venne interrotta da lui: «Quel tuo amico avvocato? Sì, ho presente, il caso Coleman-Harrison». La giornalista continuò, infastidita: «Sarah Coleman-Harrison, quarantasette anni, vedova e senza figli: un fratello, Matthew Coleman, un socio in affari, Nicolas Johansen, una domestica, Ashley Roberts, e un'amica, Dhara Kapoor. La ragazza è di New Delhi, ed è di famiglia benestante. È stata arrestata per il suo omicidio, ma, Jake, se c'è una cosa di cui il mio amico è certo è una: Dhara è innocente». Qui la donna fece una pausa. «L'hanno arrestata solo perché pensano sia una poveraccia: dicono che Sarah le avesse negato un prestito ma lei afferma che non è vero. Per favore, Jake, prova che non è stata lei».  

«Ciao mamma! Che ci fai qui?» chiese Katie Hopper, sbucando dal piano superiore della villetta. Era una ragazza allegra e solare, capelli mossi e di un biondo scuro, occhi grigi molto più vispi di quelli del padre. «Ehi tesoro! Ero venuta a chiedere una cosa a tuo padre. Potresti tornare di sopra un secondo?». La ragazza fece dietrofront, un po' della sua sorpresa si tramutò in rassegnazione, e tornò in camera sua. 

  Jake scese dall'automobile. Aveva preferito lasciare che Eleanor stesse con la figlia. Il loro rapporto personale non era esattamente amichevole, preferiva lavorare da solo; lei inoltre detestava come si guadagnava il pane e non voleva avere problemi. Si scontrò con l'Ispettore Price, detestabile poliziotto di mezz'età con la fissa del crimine: avrebbe potuto essere il perfetto criminale quanto il perfetto idiota per Hopper. Non era una novità che pensasse ciò dell'ufficiale, fin dai primi casi su cui avevano indagato insieme.  «Ehilà, dottore! - gli fece – Come mai la trovo qui?». Soprattutto, la prima persona a sminuire la sua scienza, la scienza delle microespressioni. E malgrado la reputasse poco più che un giochetto da prestigiatore, non perdeva occasione di chiamarlo a risolvergli i casi, per poi prendersene il merito. 

«Price, la trovo bene. Sua moglie Janice come sta?». «Oh, Jan sta benissimo, grazie. Cosa vuole?» gli chiese disinteressato l'Ispettore.  «Incontrare Dhara Kapoor. Credo che dica la verità». «Ah, sì, l'assassina indiana. No, è stata lei! Ne siamo certi, Hopper, non abbiamo bisogno di lei» proclamò sulla difensiva Price, improvvisamente interessato alla situazione. Oh, il colonialismo inglese! Malgrado l'India fosse indipendente da già diciassette anni, metà Londra la considerava ancora come una colonia! «Credo che a Jan spiacerebbe sapere della sua nuova fidanzatina, Elly, giusto?». Price sbiancò e spalancò gli occhi dalla sorpresa. «Fategli incontrare l'indiana!» ordinò ai suoi uomini. Hopper lo ringraziò con un piccolo sorrisetto canzonatorio. 

KiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora