Il profiling

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L'esperto in Criminal Profiling, anche chiamato "profiler", è un particolare tipo di criminologo che si occupa di tracciare un profilo del colpevole per facilitarne l'identificazione, non solo con l'obiettivo di assicurarlo alla giustizia, ma anche di prevenire ulteriori azioni criminose.

La figura del profiler, infatti, è particolarmente importante soprattutto nei casi di potenziali recidivi. Le tecniche di profiling si basano sulla consapevolezza di poter determinare la personalità di un individuo partendo dallo studio dei suoi comportamenti. Di conseguenza, analizzando e interpretando correttamente la scena del crimine e le azioni compiute dal colpevole – si tiene conto non solo dei tratti della personalità, ma anche delle sue informazioni socio-demografiche (età, genere, etnia, occupazione, livello di istruzione, reddito, ecc.) - per un profiler è possibile risalire alle caratteristiche che lo individuano, riducendo la ricerca a pochi indiziati.

Il profiling, come scienza, dunque, considera importanti sia gli elementi psicologici che sociologici, oltre che geografici, del killer.

Distingue gli assassini geograficamente stanziali e quelli itineranti: i primi vivono in una specifica zona, nella quale compiono il crimine i secondi, invece, si spostano per commettere il crimine.

Propone una classificazione basata sulla motivazione che spinge il reo e ne individua quattro categorie:

- visionari, con convinzioni deliranti e allucinatorie;

- missionari, con convinzioni morali;

- edonisti, con il bisogno di soddisfare le proprie pulsioni sessuali;

- orientati al controllo e al dominio, spinti dal bisogno di controllare e sottomettere la propria vittima.

Ma questo modello di sviluppo del profilo criminale, proposto da Ronald e Stephen Holmes, non è di certo l'unico. Da sempre l'essere umano è spinto a canalizzare le informazioni necessarie per scoprire i motivi delle nostre stesse azioni. C'è chi ha studiato addirittura le zone geografiche per spiegare i crimini commessi dagli autori.

In Inghilterra David Canter ha per esempio sviluppato l'Investigative Psychology, che dà molto spazio al profiling geografico.

Si considerano, infatti, cinque fattori per la comprensione del comportamento criminale:

- significatività del luogo e del tempo del delitto: la scelta del luogo offre informazioni importanti oggettive sul reo e sulle sue abitudini;

- coerenza interpersonale;

- caratteristiche criminali;

- carriera criminale;

- conoscenze forensi.

In particolare, nel Geographical Profiling assumono rilevanza sia la componente qualitativa che quantitativa. La prima fa riferimento allo "spazio soggettivo". L'oggetto di analisi in questo caso diventa il territorio nel quale il reo si muove. Nell'analisi qualitativa è molto importante individuare i luoghi visitati con frequenza dal criminale, che nel loro insieme definiscono una zona all'interno della quale il soggetto si sente a suo agio. La componente soggettiva analizza dunque il processo cognitivo e comportamentale del reo al fine di costruire una mappa mentale e capire perché il soggetto opera in quella determinata area. La componente quantitativa fa invece riferimento all'obiettivo e si basa sull'impiego di tecniche statistico-matematiche volte a interpretare l'area geografica dove è molto probabile che l'offender abbia la sua base operativa.

(Come da fonte: https://www.igorvitale.org/la-storia-del-criminal-profiling-come-nasce-e-perche-e-efficace-oggi/ )


Quindi, Carter parla di "marauder e commuter": nel primo rientrano coloro che agiscono all'interno di un'area che si estende attorno alla loro zona di residenza; il secondo riguarda coloro che agiscono al di fuori della loro area di residenza.


Ma il profiling ha in qualche modo origini molto più antiche: da Aristotele con la fisiognomica (interpretazione dei segni inscritti nel corpo), seguito poi da J. K. Lavater (che pubblica i "Frammenti fisiognomici"), fino a J. Gall, che teorizza sulla forma del cranio (protuberanze e depressioni) dalle quali ne conseguono caratteristiche psicologiche. Non solo dunque lo studio su basi geografiche, ma anche fisiognomiche. Cesare Lambrosio sosteneva addirittura che l'uomo fosse criminale "per nascita", ovvero che il suo essere criminale derivava direttamente dalle sue caratteristiche fisiche. Da qui la fondazione di una nuova disciplina: l' "Antropologia criminale".

Altre comparazioni furono utilizzate come materia di studio da Robert Ressler che, insieme a John Douglas, intervistarono in carcere i serial killer, al fine di scoprire le correlazioni fra la scena del crimine e le caratteristiche di personalità del criminale.

In Italia, nel 1994, il Dr. Carlo Bui, con la crescita del numero di omicidi, creò una struttura suddivisa in quattro settori: esame della scena del crimine, analisi della scena del crimine, analisi delle informazioni e analisi del comportamento, che nel dicembre 1995 vennero inseriti nell'Unità per l'Analisi del Crimine Violento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 08, 2023 ⏰

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