Dopo settimane senza scrivere una parola mi sono forse sbloccata con qualcuno sta cosa orribile.
Per chi se lo chiedesse no, il titolo non c’entra niente con la storia ma non sapevo che titolo dargli e quando mi è venuta l’idea stavo ascoltando la canzone nuova dei pinguini quindi… vabbè, “buona” lettura.
La campanella dell’intervallo suonò e tutti gli studenti della 5°B tirarono un sospiro di sollievo. Quelle due ore di latino con il Professor Lombardi erano sempre una tortura, e più passavano i giorni più Manuel non vedeva l’ora che finisse finalmente anche quel quinto anno.
Si voltò verso il banco del suo migliore amico che però trovò vuoto. Vide di sfuggita la figura di Simone uscire dalla porta da solo – lo aspettava sempre, pensò Manuel guardando la porta della classe con il broncio. Simone era strano in quei giorni, ma quella mattina appena era arrivato e aveva parcheggiato come sempre la sua moto accanto alla vespa bianca, lo aveva visto più schivo, quasi come se gli nascondesse qualcosa.
Si alzò uscendo dall’aula e, vedendo Simone davanti alla macchinetta che girava nervosamente con la palettina di plastica quella che era sicuro fosse cioccolata calda, gli andò subito incontro. Il corvino aveva così tanto la testa da un’altra parte che, fissando un punto nel vuoto, non lo vide neanche avvicinarsi.
«Me spieghi che c’è che nun va?» disse Manuel posando una mano sul suo avambraccio e sentendo subito un brivido – come una scossa elettrica – salire su per la schiena. Simone sgranò gli occhi quando si accorse di lui, «Uhm… cosa?»
«Te ho chiesto che c’è che nun va. C’hai la testa da n’artra parte, Simò.» e gli occhi del corvino si fecero se possibile ancora più grandi e le guance si colorarono di rosso mentre abbassava lo sguardo sulla sua cioccolata calda. «Uhm… niente. Non c’è niente che non va.» ma sapeva già che Manuel lo conosceva troppo bene e che sapeva benissimo quando mentiva o meno, quindi non si stupì quando il ragazzo gli lanciò un occhiataccia e lui si vide costretto ad abbassare nuovamente lo sguardo con il labbro inferiore torturato dai suoi denti.
«Noi… siamo amici, giusto?» chiese facendo collassare il cuore di Manuel. Erano amici? Si chiese, si che lo erano, anche se avrebbe desiderato molto di più. Il moro mandò giù il groppo che aveva in gola, «Si, migliori amici, Simò.» sei veramente un coglione, Manuè.
«Ecco – si schiarì la voce dopo aver buttato giù un sorso di cioccolata – e gli amici possono… parlare di tutto, giusto? Non ci sono taboo o cose di cui dovremmo vergognarci, vero?» e Manuel sgranò gli occhi, l’unica cosa de cui nun te parlo è de quanto te vorrei bacia’ a ogni ora del giorno e della notte, de tutti i sogni che faccio su de te, de quanto vorrei urlare ogni volta che me accenni a n’appuntamento co n’altro e che divento la persona più felice del mondo se questo nun va a buon fine.
«Seh, Simò. Vieni al punto, per favore?»
Simone buttò giù tutta la cioccolata calda – non più molto calda - come se fosse uno shottino d’alcool per infondergli coraggio, «Ho… penso di aver un problema con il sesso.» Manuel si pietrificò, che cazzo vuol dire? «In che… cioè non riesci…» cercò di chiedere spiegazioni con la gola secca e con le immagini di quella notte di due anni prima sotto quel cantiere fisse nella testa. «No! Non ho… problemi di quel genere, ecco. Però…» e Simone lo guardò mordendosi l’interno guancia e cercando di capire se veramente voleva confidarsi con il ragazzo che amava da anni e che non lo aveva mai ricambiato su quell’argomento.
Oh, fanculo. Lo ha chiesto lui. Lo tirò in un angolino del corridoio dove non c’era nessuno, «Ieri sera – iniziò a raccontare – sono uscito con uno. Si, lo so che non te l’ho detto ma non approvi mai i ragazzi con cui esco! – lo fermò appena vide la faccia di Manuel farsi scura e la sua bocca aprirsi per protestare – Comunque… alla fine l’ho accompagnato a casa e… sono salito, no?» Simone si grattò la testa imbarazzato per quello che stava per dire dopo mentre Manuel si sentiva morire pensando che non solo il ragazzo del quale era innamorato era uscito con uno senza dirglielo, ci era andato pure a letto!
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