III. Presagi

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Una volta usciti all’esterno del complesso universitario, per il giovanotto adesso gatto la cittadina assunse tutta un’altra forma: quella che appariva quotidianamente agli occhi di Ludna. Se gli umani erano completamente assenti per le strade, non contando i più coraggiosi e gli sciocchi, gli spettri erano centinaia e centinaia e della tonalità più variopinte. Vi era chi passeggiava per le strade ancora assorto nel sogno della vita, facendo ruotare gli ingranaggi di una routine giornaliera alle prese con il lavoro, sport, sogni ad occhi aperti. A Ludna nessuno di loro faceva paura o destava meraviglia, anzi, sfilava al loro fianco a testa alta e con la solita espressione da combinaguai pronta ad attaccar briga alla minima provocazione. Il gatto camminava svelto accanto a lei, mantenendo il passo e cercando con occhi attenti una figura in particolare tra le altre.
«Ludna!» Esclamò, ad un certo punto. «Andiamo a cercare il Vecchio?»
L’acchiappafantasmi annuì e affrettò il passo, facendo risuonare le alte suole delle scarpe contro l’asfalto in mezzo a quel chiacchiericcio inudibile da orecchie comuni; il gatto la seguì a ruota.
La città a cielo aperto non era esattamente il luogo più sicuro per andare a gironzolare, con il rischio sempre presente di incorrere in bande di vandali più o meno pericolose  come quella che Ludna aveva affrontato in precedenza. Di per sé l’Acchiappafantasmi poteva però non preoccuparsi, la sua fama era tale che sarebbe riuscita a mettere in fuga persino il clan più valido. Ludna era infatti un abile combattente, munitə di armi nascoste e trucchi per mettere al tappeto alla svelta quasi qualsiasi tipo di avversario. Quasi perché a Ludna non era mai capitato di affrontare un fantasma; li aveva visti azzuffarsi tra di loro, ma mai attaccare un essere umano. Nonostante in passato fosse riuscita ad acciuffarne qualcuno con grande fatica, non aveva ancora sperimentato il brio di eliminarne uno. Ci aveva pensato, avrebbe dovuto ammetterlo, ma trovandolo uno spreco di tempo aveva preferito non mettere alla prova capacità che fino al giorno prima avrebbe reputato superflue.

Entrambi arrestarono la corsa una volta giunti di fronte ad un locale fatiscente apparentemente abbandonato. Una vecchia insegna che richiamava il logo di una caffetteria pendeva a lato di una parete il cui intonaco scorticato lasciava intravedere il reticolato di mattoni, tutte le entrate erano sbarrate da assi di legno inchiodate più e più volte, tranne una, nascosta alla vista. Fu attraverso quel passaggio segreto che i due riuscirono a farsi strada all’interno del locale polveroso, abitato da nient’altro che fuliggine… e spettri. La caffetteria brulicava di spettri in gonnella che servivano vivande inconsistenti a clienti altrettanto privi di materia. In un angolo in particolare del locale sedeva una combriccola di spiriti intenti a giocare a carte e fu quello l’esatto obiettivo del duo.
«Nyev! Ludna! Che piacere vedervi.» Uno spettro rosso ben piazzato se ne stava stanziato su una delle sedie, tenendo fra una prima coppia di mani un mazzo di carte mentre con l’altra coppia si apprestò a dare una pacca rispettivamente all’uno e all’altrə, accogliendoli inoltre con un sorriso vivace a metà bocca dato che l’altra metà era impegnata a trattenere un sigaro fra le labbra.
«Cosa vi porta qui oggi? Scoperto qualcosa di nuovo?»
«In realtà sì…» Rispose Nyev, il gatto, ancora intento a riprendersi dalla pacca che lo aveva fatto arretrare involontariamente di una mattonella. «Ludna ha scoperto qualcosa di nuovo, siete impegnati?»
«Io e il Vecchio siamo immersi nella solita sfida, non riesco ancora a batterlo! Incredibile!» E poi, sporgendosi verso l’orecchio di Ludna «Non è che mi aiutereste a… mh? Ludna tu sai cosa.»
Ludna sapeva perfettamente cosa intendeva Sigaro - così lo avevano catalogato - aveva bisogno di un aiuto nel battere il “Vecchio”, un impassibile spettro blu con una barba tanto lunga che rischiava di far inciampare le spiritelle in gonnella. Un paio di occhi vitrei fissavano il mazzo di carte che teneva fra le mani senza batter ciglio, pareva quasi una comparsa, una statua poggiata lì per scaldare la sedia. Ludna si posizionò dietro quest’ultimo e sbirciò le carte presenti nel mazzo, poi iniziò a mimare qualcosa alle spalle del Vecchio. Sigaro trattenne il fiato, per quanto un fantasma possa esserne provvisto, e prestò attenzione ad ogni minimo movimento di Ludna per cercare di decifrare cosa stesse mimando; inutile dire che quest’ultimə stava improvvisando i gesti più strambi per prendersi beffa di entrambi, quando ad un certo punto un occhio si spalancò nel retro della testa del Vecchio, fisso in quello scoperto di Ludna.
«Sciagura.» Sentenziò, raggelando l’atmosfera della sala.
Mentre Ludna rimase immobile, a Nyev quasi si rizzò ogni pelo presente sul corpo. Avrebbe voluto chiedere qualcosa, ma al di sotto dell’occhio comparso fece presto a sbucare un arto, il quale afferrò il braccio destro di Ludna in una stretta ferrea. «Resta e non avrai risposte. Parti e troverai ciò che cerchi.»
Ludna assimilò ogni parola, ma quando ne ebbe abbastanza scosse il braccio con un movimento fulmineo e deciso così da scrollarsi da dosso la stretta che aveva iniziato a divenire più insistente.
«Come non detto! Ludna, andiamo.» Questa volta fu il gatto a parlare, con la coda gonfia e le pupille ridotte a due fessure. «Li abbiamo disturbati abbastanza per oggi, torneremo un altro giorno. Signori, buon-» ma non fece in tempo a proseguire la frase che Ludna lo prese fra le braccia come un sacco di patate e si affrettò a fare zig zag fra i tavolini in festa per fuoriuscire dal locale.

Parti e troverai ciò che cerchi.

Le parole del Vecchio riecheggiavano nella sua mente come rintocchi dell'orologio, domande su domande sommersero i pensieri e per un attimo la mente di Ludna si annebbiò: ciò che diceva il Vecchio trovava sempre un riscontro positivo nella realtà e così le parole di tutti gli altri fantasmi bluastri che aveva incontrato durante le proprie avventure. Credergli era indispensabile. Ma restare dove? Nella caffetteria? Nella Città del Tramonto? Il fastidioso mal di testa di quella mattina aveva ripreso a martellare le sue tempie, insieme alla voce di Nyev che per attirare l’attenzione di Ludna aveva cercato in tutti i modi di scuotere e mordere le trecce che lə pendevano a lato del viso. Fu soltanto quando fuoriuscirono dal locale che Ludna dovette arrestarsi: di fronte a loro era calata l’oscurità.


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Il Catalogo degli Spiriti
Gli spiriti rossi sono molto allegri e vivaci; meglio non farli arrabbiare.
esempio: Sigaro e Coda-di-pesce.
Gli spiriti blu non parlano spesso, ma quando lo fanno sanno sempre dare buoni consigli.
esempio: Il Vecchio Blu e Matilde.

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