La vasca in fiamme..

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Un giorno come altri,due ragazzi,Io e la mia ragazza Betty,decidiamo di fare un bagno tranquillo finché non sfido la mia ragazza e le dico:
《ti voglio così tanto far urlare amore mio che perderai la voce e ti ricorderai così bene di oggi che la mia impronta della mano rimarrà sulla tua vagina.
Sentire il tuo fiato dietro il collo,Le gambe che neanche Dio sa come farranno a reggersi,Le tue mani a mala pena staranno intorno al mio collo come appoggio per non crollare a terra》
mentre io esclamo questo,Betty si lascia trasportare e io continuo ad esclamare mentre immagino cosa succeda dopo:
"I suoi capelli lisci, ora sono mossi e a tratti bagnati, bagnati da quel liquido uscito da lei accompagnato dolcemente dalle sue urla.
Le sue labbra non riescono a muoversi per parlare, sono sfinite, stanche come tutto il suo corpo e pure, il mio pene è stato lì a bada, ha fatto tutto la mano, la mia mano ha fatto crollare lei".
Dopo essere riuscito ad ottenere quello che voglio,i miei pensieri di dispiacere mi perseguitano..
"In fine, la lascio lì, quasi senza vita, seduta in vasca che osserva con occhi stanchi e prosciugati anche loro, i dintorni, osserva il doccino e pensa a quando ancora quel doccino non faceva nulla rispetto a ciò che le è capitato oggi, la sua vagina ha perso sensibilità ormai, potrebbe lei svenire da un momento all'altro, io la osservo, a tratti mi dispiace vederla così, la chiamavo fino a poco fa piccola, cucciola, bambina, lei mi osserva e non capisco se sia felice, non glielo chiedo, non mi risponderebbe per il fiato che le manca, mi vesto e la aiuto a rialzarsi cosa che però è nulla, rimane lì seduta a pensare, la sua testa si colma di pensieri, lo fa a posta forse, per trovare conforto da quel dolore che le ha trasformato la sua vagina in un campo di guerra".

Il giorno dopo,il destino vuole che i genitori di lei ci invitassero a pranzo, sveglia alle 8, le do il buongiorno lei mi risponde con un cenno indifferente e svogliato, mi avvicino a lei baciandole soavemente il volto per cercare conforto nei sensi di colpa delle mie azioni in quella vasca, lei ignora, ha ancora quei pensieri, li vuole tenere per sé, allora senza pensarci due volte, mi adatto su di lei, lasciandola di pancia verso l'alto, il mio pene le accarezza la sua vagina ancora debole e dolorante, lei mi guarda con aria stranita e di rifiuto, allora le prendo quelle sue braccia e le tengo strette, non mostrano resistenza, come se lei volesse e sapesse ciò che stessi per fare, adagio le mie labbra sulle sue, una serie di baci caratterizza il nostro buongiorno, poi la bocca scende giù, arrivo al suo seno, inizio con il baciarle dove il suo reggiseno non copre, poi, seguito dal suo consenso che capii solo dagli occhi che ormai mi dicevano di farla mia, di farle sempre più male, anche se io riscontravo quel dispiacere, le levo quel ostacolo che mi separava dal suo seno, vorrei usare i denti, ma mi limito a baciarle come se stessi baciando lei in un momento romantico, le mie labbra però non si fermano, hanno altri obbiettivi, scendono giù per la pancia, bacio per bacio creano un sentiero, arrivo ai suoi pantaloncini, la osservo per un attimo e lei ancora lì senza opporre resistenza, glieli abbasso come se dovessi salvarla da qualcosa, le mie labbra si incontrano con le sue, ma questa volta sono labbra ferite, la mia lingua non aspetta altro secondo, abbandona la mia bocca e alloggia nella sua vagina, la sento già provare piacere, quel angelo ferito ma che continua a combattere, le piace, con una mano mi tiene per i miei lunghi ricci, a volte li tira ma non ci faccio caso, sono concentrato nel far ballare la mia lingua nella sua vagina, lo tratto come se fosse un gelato, un gelato che non vedo l'ora di finire, aumento i ritmi, il tempo passa e dovremmo preparaci, lei inizia sempre a provare più piacere e inizio a rompere la sua vagina, quel poco di acqua recuperata già si ritrova sulle lenzuola, finito ciò le rimetto i pantaloncini come se non fosse successo nulla, lei mi guarda, vuole prima un bacio, poi si gira con quel poche forze dall'altro lato e cerca di riposare, io vado a fare colazione, asciugandomi quelle poche gocce che mi hanno creato puntini sul mio pigiama, mi sento un uomo vuoto se ci ripenso, ma lei mi fa perdere la testa a ogni condizione,
e penso:
" oggi le porto la colazione a letto, e se vorrà, parleremo, se la forza l'accoglierà".

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