capitolo 1

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Molte volte mi chiedo cos è l'amore.
Sì beh con la parola amore si può intendere un'ampia varietà di sentimenti differenti, che possono spaziare da una forma di affetto fino a riferirsi ad un forte sentimento che si esprime in una dedizione appassionata tra due persone e bla bla bla...
Ma io non voglio sapere tutto questo, io voglio sapere cosa vuol dire amare veramente una persona, amarla nei piccoli gesti, negli sguardi attenti, nelle carezze inattese, nella presenza silenziosa che dice più di mille parole, imparando ad accettare anche i difetti dell'altra metà, senza volerla cambiare.

Chissà se troverò mai il vero amore, mi chiesi mentre preparavo la valigia svogliatamente, la mattina seguente avrei iniziato il terzo anno di liceo, solo al pensiero la mia faccia assumeva un'espressione disgustata: odiavo la scuola. Come se non bastasse oltre ad andare a scuola per seguire le lezioni dovevo anche viverci, essendo una scuola privata al suo interno c'erano le camere per ospitare gli studenti durante l'anno scolastico.

"Y/n! Smettila di far finta di non sentirmi e vieni ad aiutarmi ad apparecchiare la tavola, sta sera mangiamo la lasagna!" A risvegliarmi dai miei pensieri fu proprio mia madre che dopo aver urlato il mio nome per la quattordicesima volta entrò in camera mia sbuffando rumorosamente e guardandomi con una faccia scocciata.
"Sì mamma, sistemo le ultime cose e scendo!" Le risposi controvoglia.
Pochi minuti dopo scesi e apparecchiai la tavola, misi quattro piatti con la lasagna sopra la tavola, rispettivamente al mio posto, quello dei miei genitori e di mio fratello, mi sedetti e addentai il primo boccone.
Parlammo del più e del meno e mi complimentai con mia mamma per la cena, amavo la lasagna, era il mio piatto preferito da quando avevo otto.

"Io ho apparecchiato quindi Georg i piatti li lavi tu!" urlai a mio fratello alzandomi velocemente da tavola e correndo di sopra, prima che potesse controbattere.
Con lui passavo tutto il tempo a litigare a causa dei suoi tre amici sfigati o meglio la sua band. Ne odiavo uno in particolare, Tom Kaulitz. Mi aveva preso di mira sin dall'inizio del liceo per chissà quale motivo, e mio fratello e i suoi amici non avevano mai fatto nulla per fermare tutto questo.
Anche se non lo facevo vedere a nessuno, questa cosa mi faceva stare male, era a causa di questo che detestavo così tanto la scuola, mi stava per scendere una lacrima ma decisi di non pensarci più, io ero più forte di tutto ciò, ero più forte di loro.

Mi lavai, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte, accesi la tv e spensi tutti i pensieri.
Mi addormentai dopo circa dieci minuti, lasciando la tv accesa, come ogni sera.

Al suono della sveglia mi alzai di colpo, odiavo quella sveglia, era più forte il suo suono che quello di una bomba pensai mentre scendevo di sotto a fare colazione.

Erano le 7:00.

Entrai in cucina e notai mio fratello seduto su uno sgabello intento a spalmarsi un po' di nutella su una fetta di pane
"Come mai sveglio cosi presto?" gli chiesi mentre gli rubai dalle mani la fetta di pane che stava per addentare, lui era solito svegliarsi dieci minuti prima della scuola.
"Stronza" sussurrò,
"Non hai risposto alla mia domanda...stronzo"accentuai l'ultima parola per fargli capire che lo avevo sentito
"Bhe è il primo giorno di scuola e devo essere impeccabile agli occhi delle ragazze, sai a scuola mi amano, anzi ci amano" disse con un ghigno, stava facendo riferimento a tutte quelle ochette che stavano dietro a lui e alla sua band, io gli risi in faccia e pensai a quanto fossero ridicoli, in risposta ricevetti un bel dito medio quindi decisi di andare su a prepararmi.

Mi lavaii e mi vestii indossando quell'odiosa uniforme che ero obbligata a mettermi a scuola, prima di sistemarmi i capelli e la faccia rimasi ad ammirarmi allo specchio per qualche minuto: sono cambiata molto durante l'estate, il mio corpo ha assunto caratteristiche più femminili, guardai come la gonna che un anno fa mi stava larga sui fianchi ora era attillata e comprimeva le mie curve, accentuandole, forse anche un po' troppo, ma a me non interessava più di tanto, anzi ero pronta a mostrarle a tutti, non avevo paura. Mi diedi una sistemata ai capelli, decisi di lasciarli sciolti, e per ultimo mi contornai gli occhi con un po' di mascara, mettendo in risalto ancora di più il loro colore verde.

Ero pronta.

Afferrai velocemente la valigia e scesi di sotto correndo, erano le 7:45 e non potevo fare tardi il primo giorno di scuola, mio fratello era già uscito di casa essendo che si doveva vedere con i suoi amici, e per fortuna dissi tra me e me, non volevo iniziare il nuovo giorno di scuola con delle prese in giro da parte loro.
"Ciao mammaaa, ciao papàaa!" urlai e uscì di casa sbattendo la porta.

Ero quasi arrivata, mi mancava l'ultimo gradino ma all'improvviso caddi ed emetti un gemito di dolore quando la mia faccia urtò qualcuno, mi rialzai velocemente e feci un respiro profondo, non volevo perdere la pazienza già il primo giorno, avevo capito di chi si trattasse dal suo profumo. Alzai il volto ed eccolo lì, il ragazzo che più odiavo, era proprio davanti a me e mi stava fissando con rabbia.

Fanculo Kaulitz. Tom Kaulitz.

Prima che potessi andarmene, mi afferrò il polso in una stretta rude. Provai a staccarmi in tutti i modi ma questo gli fece solo stringere la presa. Il ragazzo davanti a me continuava a fissarmi con rabbia, senza dire nulla. Rimasi a fissarlo negli occhi color nocciola, sembrava quasi privo di emozioni. A differenza degli altri anni però, nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso, non ci feci troppo caso e decisi di mettere fine a quella situazione
"Cazzo Tom! Guarda dove metti i piedi!" mi schiarii la gola e solo dopo quella frase attirai la sua attenzione, allentò la presa e mi guardò dall'alto al basso attentamente, il suo sguardo prima si posò sul mio seno, che era cresciuto notevolmente durante le vacanze, e che ora era messo in risalto dalla camicetta bianca che portavo, e lentamente abbassò lo sguardo anche sulla gonna aderente, sentii il suo sguardo bruciarmi la pelle nuda e di scatto serrai le gambe.
Sul suo volto era disegnato un ghigno perfido mentre mi fissava le gambe fin troppo scoperte, ero in evidente imbarazzo, tanto che le mie guance si dipinsero di un rosso fuoco, probabilmente se ne accorse perché rise di gusto, quindi feci per andarmene ma la sua voce mi costrinse a voltarmi...

"Y/n, vestita cosi per la scuola eh? Proprio come una fottuta troia, ovvero quello che sei" disse ridendo "Sai? Sei cambiata molto durante le vacanze" aggiunse guardandomi con quel fottuto ghigno stampato in volto, aveva uno sguardo vuoto, assente, non sapevo cosa dire, sapevo solo che avrei voluto spaccargli la faccia.
Nel suo sguardo però scorsi qualcosa di nuovo, non ci feci tanto caso però e lo sorpassai entrando a scuola correndo, i miei occhi si stavano riempiendo di lacrime, le quali iniziarono a rigarmi il viso.

Entrai in camera, mi asciugai le lacrime e appoggiai la valigia, fortunatamente Victoria era già andata a lezione, non volevo raccontarle dell'accaduto, mi ero ripromessa fin dall'inizio che non l'avrei mai messa in mezzo tra me e Tom, non volevo che lui se la prendesse anche con lei per colpa mia, perciò dovevo uscirne da sola da quella situazione.
Certo, a Vic testarda com è non andava affatto bene che dovesse starsene ferma e zitta davanti a Tom che mi prendeva in giro, ma aveva imparato a rispettare questa mia decisione anche se non l'aveva mai compresa.

Vic era la mia migliore amica sin dall'inizio del liceo con lei condividevo la camera, era grazie a lei se tutti questi anni avevo ancora voglia di venire a scuola, lei era l'unica persona su cui potevo contare, sempre.
Era un ammasso di lentiggini, capelli mossi color carota e occhioni azzurri, sembrava una principessa, era bellissima.

Toxic ~Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora