Prologo

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Un'immensa distesa d'erba colorava l'orizzonte di chiunque si prendesse del tempo per ammirare il panorama.
Vasto, colorato, dalle mille sfumature che i fiori riportavano sui loro petali profumati.

Le farfalle svolazzavano allegramente, godendosi le loro sole ventiquattrore di vita più di quanto un essere umano avrebbe fatto in cento anni terrestri.
Anch'esse, belle quanto irraggiungibili per la loro velocità, sfuggivano spesso a occhio nudo perché ritenute sopravvalutate.

Il fruscío delle foglie a seconda delle stagioni, moderato in primavera e estate, impetuoso in autunno ed inverno.

La brughiera: così spettacolare da mozzare il fiato.
La folta chioma degli alberi che annunciava l'arrivo del periodo più caldo ed estenuante dei dodici mesi, di un verde brillante che era suo destino unirsi allo spettacolo generale della visuale.

Il cielo azzurro, privo di minacce esterne e mal auspicio, si dipingeva di serena apparente quiete.

Ancora: le farfalle, dalle più comuni alle più rare che non si lasciavano sfiorare le ali per alcuna ragione.
Le formiche, gli insetti tra cui le api a lavoro per ricavare il dolce miele.

Poco più distante, si poteva udire il rumore dell'acqua sgorgare, cui certamente non disturbava quanto l'inquinamento acustico prodotto da automobili e dalla vita quotidiana di ogni cittadina al mondo.
Aveva vita propria: indifferente agli eventi circostanti, scorreva come d'abitudine. L'acqua cristallina trascinava con sè pesci dalle svariate dimensioni e rane che - diffidenti - si mostravano giusto l'attimo del rinfresco.

Foreste fitte, gufi e civette come testimoni dei passanti, cavalli che scorrazzavano in libertà.

L'aria incredibilmente pulita, il sole che illuminava lo spettacolo in armonia.

Uccellini che cinguettavano spensierati, gatti che si assopivano in posizioni stravaganti quanto tenere, cani che annusavano e setacciavano la zona.

Guarda qua fuori, non è magnifico?

Lo era, senza dubbio. Eppure, lei sapeva di non averci mai messo piede.

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