INCOMPRENSIONI

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La sua calda mano sulla mia bocca fa palpitare ogni centimetro del mio corpo. Il suo profumo mi inebria e il suo sorriso mi incendia come un pezzo di carta. Sono praticamente alla sua mercé. Ma poi risento, d'improvviso, la voce di Jeremy chiamare il mio nome e riacquisto il mio equilibrio. Non posso più permettergli di trattarmi così, devo allontanarlo assolutamente da me.

«Lasciami andare, adesso» mormoro, dandogli uno spintone che gli fa perdere l'equilibrio e lo fa cadere con il sedere per terra.

«Ahi! Mi hai fatto male, cavolo! Ma sei pazzo?» si lamenta, massaggiandosi il punto colpito.

«Stai bene?» chiedo preoccupato a Damien. Il suo viso sembra impregnato da un'increspatura sofferente.

«No, ho bisogno della medicina, Justin» risponde lui in tono sarcastico, porgendomi una mano col chiaro intento di farsi aiutare a rialzarsi.

Sono proprio uno sciocco, vero? Dovrei divertirmi con Jeremy sulle giostre... e invece sono qui a perdere tempo con questo stupido.

«Sei proprio un idiota... lo sai?» lo sgrido schiaffeggiandogli via la mano. Sono più aggressivo del solito, nella speranza di fargli capire che non posso perdere tempo in chiacchiere.

«Senti, Justin, tu sei un bambino... un bambino... cattivo. Ti rendi conto che dovrò punirti ancora di più per farti imparare le buone maniere, vero?» I suoi occhi si infiammano e mi guardano con desiderio. Damien si alza in piedi e viene verso di me con aria decisa. Gli giro le spalle, quando per l'ennesima volta mi sento chiamare da Jeremy.

«Justin, dove sei?» urla disperato, mentre i suoi passi si fanno sempre più vicini.

«Non lasciarmi, resta con me ancora per un altro po'» sussurra, con dolcezza, al mio orecchio Damien.

«Non posso. Ora devo proprio andare. Il mio amico mi sta aspettando» Mi volto per andarmene, ma lui mi afferra per la manica del cappotto e, per un breve istante, intravedo della tenerezza sul suo volto.

«Lasciami andare, Damien. È davvero troppo opprimente a volte il tuo modo di fare» Lo guardo dritto negli occhi e lui allenta la presa sul braccio, lasciandolo libero. Senza neanche dargli il tempo di ribattere lo abbandono lì, e me ne vado per andare verso Jeremy.

«Ah, eccoti qui, finalmente: ma dove eri finito?» mi chiede Jeremy quando lo raggiungo vicino alla ruota panoramica, in mezzo alla folla.

«Sono andato in bagno un attimo per rinfrescarmi» Odio mentirgli, ma non posso assolutamente dirgli la verità.

«Capisco. A proposito, quasi dimenticavo. Ecco l'hot dog che mi avevi chiesto. Si è un po' raffreddato, ma è ancora mangiabile» mi dice passandomelo.

«Grazie, ne avevo proprio bisogno» confesso azzannando il panino, un morso dietro l'altro. Forse sono stato troppo duro con Damien, ma dovevo e devo fargli capire che non può trattarmi in quel modo. Non sono un giocattolo che può montare o smontare quando vuole. Io sono una persona semplice, con pregi e difetti, come tutti. Ho un cuore e dei sentimenti, non sono mica fatto di ghiaccio, anch'io merito di essere rispettato.

«Allora, mi stai ascoltando, Justin? Ti va di fare un giro con me sulla ruota panoramica La dolce voce di Jeremy mi riporta alla realtà.

«Eh?... certo!» balbetto, cercando di sembrare entusiasta.

Ci dirigiamo all'ingresso della ruota panoramica. Paghiamo i biglietti e un uomo di mezza età ci fa accomodare nella cabina. L'attrazione inizia a girare, prima poco a poco, poi sempre più velocemente. Le meravigliose luci della ruota illuminano gradualmente il parco di divertimenti e, come d'incanto, esplodono luminose come delle stelle nel buio nero della notte.

«Che spettacolo meraviglioso!» mormoro a bassa voce ammirando lo sbalorditivo scenario davanti ai miei occhi.

«Sono contento di vederti finalmente felice, Justin. Mi sembravi così giù poco fa che mi sono davvero preoccupato» mi dice con un sorriso capace di riscaldare gli inverni più freddi e di farmi dimenticare quasi del tutto quello che è successo con Damien.

«Sei davvero un buon amico, Jeremy, ti ringrazio per questa splendida giornata che mi hai regalato, portandomi con te in questo parco di divertimenti» Mentre pronuncio queste parole, intravedo la figura di Damien che si allontana dal luna park. Ha l'aria così abbattuta e disperata che vorrei tanto andare da lui ad abbracciarlo. Ho la strana sensazione di averlo ferito profondamente, andandomene via in quel modo.

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