LA BIBLIOTECA

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Non vedo Damien da un bel po' di giorni. Anzi, non so nemmeno se sia venuto a scuola nell'ultimo periodo. Non avrà mica saltato le lezioni a causa mia? Ho come l'impressione di essere stato troppo duro quando gli ho chiesto di lasciarmi stare al parco di divertimenti. Tutto sommato, lui non è una cattiva persona, semplicemente a volte sa essere davvero fastidioso. Forse è difficile da credere, ma l'unico desiderio che ho oggi è quello di accertarmi che stia bene.

Cammino silenzioso per i corridoi della biblioteca, sfiorando con la mano destra centinaia di libri, tutti stipati sugli scaffali. Sospirando, prendo un romanzo di Jane Austen e poi vado a sedermi in un angolo della sala, non voglio essere disturbato. Nella bassa stagione vengo spesso a sedermi qui in compagnia di un buon libro da leggere, specialmente quando ho bisogno di staccare la spina. Con gli occhi piantati sulle prime righe del libro, cerco di immergermi nella lettura e di non pensare a lui, ma proprio non ci riesco.

«Che cosa cavolo gli sarà successo?» urlo, senza pensare a dove sono.

«Silenzio! Qui c'è gente che sta cercando di concentrarsi!» dice una ragazza con i capelli lunghi vestita di nero, guardandomi con sguardo assassino.

«Scusa, non volevo disturbarti. Cercherò di essere meno rumoroso» Faccio un lieve cenno con la testa, come per scusarmi del mio errore.

Abbasso gli occhi sul libro e fingo di essere profondamente concentrato nella lettura. Poi, dopo qualche minuto decido di alzarmi per andare a prendere un altro romanzo da sfogliare. Una volta arrivato davanti allo scaffale, osservo attentamente tutti i libri per trovarne uno di mio interesse. Mi sollevo in punta di piedi e allungo il braccio destro il più possibile fino a toccare il bordo del romanzo che ho adocchiato, ma è irrimediabilmente fuori dalla mia portata. Proprio quando ci sono quasi, sento improvvisamente arrivare alle mie spalle qualcuno. Questa persona si sporge per prendere il libro e la sua mano tocca la mia. Un contatto delicato, quasi impercettibile, ma involontariamente avverto un piccolo brivido lungo tutto il corpo. Mi volto per vedere di chi si tratta e, neanche a farlo apposta, è proprio lui, Damien.

«Che cosa ci fai qui?» gli domando a bassa voce.

«Suppongo la stessa cosa che fai tu, immagino» risponde tagliando corto mentre mi perdo nei suoi occhi neri come il carbone.

«Sei arrabbiato con me per caso?» Il suo volto non tradisce nessuna emozione, non capisco davvero se lo è oppure no.

«Chi, io? No. Perché dovrei esserlo?» replica sbuffando. Ma il suo solito sorriso ci mette poco a ricomparire.

«Ti stai prendendo gioco di me, forse?» mormoro, abbassando lo sguardo per impedirgli di scorgere la confusione che mi regna dentro.

«Non mi prenderei mai gioco di te, Justin» Damien mi prende per il mento e mi solleva la testa finché mi guarda dall'alto. Le sue dita cominciano ad accarezzarmi lentamente le labbra e io socchiudo gli occhi.

«Non cambi mai, vero? Pensi sempre e solo a fare lo sporcaccione» dico ansimando, stringendo con le mani lo scaffale dietro di me. Lui mi fissa per qualche istante e poi si mette a ridere di gusto.

«Sei davvero troppo carino quando dici queste cose. Non so veramente cosa fare con te. Non riesco a starti lontano, per quanto ci provi... e credimi ci ho prov...» Non finisce nemmeno la frase e mi bacia con passione, stringendomi forte. Le sue labbra sono così calde e deliziose che faccio fatica a separarmene. Le nostre lingue si intrecciano, si accarezzano. Comincio a sciogliermi lentamente contro di lui, mentre il desiderio mi arde dentro. Damien è così possente, forte e vivo.

«Damien, fermati. È rischioso, qualcuno potrebbe sentirci» Lui mi affonda le dita nelle natiche e mi sbatte contro lo scaffale, inchiodandomi a esso con il peso del suo corpo.

«Non ti preoccupare, Justin. Nessuno ci sentirà se farai il bravo bambino» dice, premendo ancora di più il suo corpo contro il mio.

«Sei proprio uno stupido, Damien» esclamo mentre i nostri occhi sono persi gli uni negli altri. Dopodiché, mi guardo intorno per vedere se qualcuno ci sta osservando, poi, dal nulla, percepisco un rumore di passi che si avvicinano. Poso le mani sul suo petto muscoloso e lo spingo lontano da me con tutte le forze che ho.

«Amore, eccoti. Ti stavo aspettando. Mi sei mancato da morire. Mi sono sentita sola, senza di te, per tutti questi mesi» grida una ragazza completamente impazzita, gettandosi tra le sue braccia.

«Anche tu mi sei mancata, Alexandra» risponde lui ricambiando l'abbraccio.

Sono un po' confuso in questo momento e non so come interpretare tutto ciò. Avrei alcune domande, primo: perché questa ragazza giovane e bellissima, così fuori dalle righe lo sta abbracciando in questo modo? Secondo: per quale motivo lo ha chiamato amore?

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