Prologo

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Chiusi il maestoso portone alle mie spalle come se quest'ultimo avesse il potere di catapultare il resto del mondo anni luce lontano da me.

Sentire il rombo sordo coprire gli schiamazzi del traffico per poi eliminarlo definitivamente mi fece sospirare profondamente, come se questo avesse avuto il piacere di levarmi un grande peso dal petto.

I clacson, le sirene squillanti, le voci dei passanti sulla strada, il cane del vicino infuriato con la palla dimenticata lungo il vialetto, le urla festose dei bambini nella scuola vicina.

Finalmente tutto quel RUMORE poteva rimanere fuori dalla mia vita.

Mi appoggiai alla porta e chiusi lentamente gli occhi.

Condurre una vita solitaria nella vivace Barcellona era difficile, ormai stava diventando insopportabile. Ogni cosa urtava la mia sensibilità.

Gettai le chiavi sul tavolo vicino all'entrata e mi diressi con passo pigro direttamente verso la credenza, sfilai l'ultima bottiglia di vino rimasta in casa, la stappai e me ne versai una quantità piuttosto generosa nel bicchiere.

Nell'ultimo anno il mio rientro in casa dopo le commissioni quotidiane era diventato statico. Mi sentivo quasi una marionetta a cui avevano però tagliato molti fili per farla muovere.

Rientro, sbronza, svenimento in una qualsiasi parte della casa.. il posto più strano in cui mi ero svegliato il giorno dopo?? Nel sottoscala, ricoperto da ragnatele e polvere.

Ero un uomo intelligente ed ero consapevole che non avrei potuto condurre una vita così ancora per molto. Vivevo in quella villetta a schiera da quasi un anno eppure sembra un'eternità. Il tempo negli ultimi due anni scorreva in modo molto irregolare, lentamente come se in ogni secondo ci fossero altri secondi che si tramutavano in minuti e ore.

Mentre avvicinavo la bottiglia per servirmi anche l'ultimo goccio di ciò che ne rimaneva sentì bussare alla porta.

" Chi è?" urlai dalla mia sedia.

I tonfi alla porta si fecero più insistenti.

" Maledizione! Chi è a quest'ora, ho sempre detto che non voglio essere disturbato!" gridai con la testa rivolta al soffitto.

Il silenzio piombò all'improvviso senza preannunciarsi. La cosa mi incuriosì tanto da fami dirigere verso lo spioncino della porta.

Dall'altra parte della fessura una ragazza magrolina con occhiali squadrati si grattava energicamente la fronte. Sussurrava qualcosa che dalla mia posizione risultava incomprensibile e proprio mentre stava girando le spalle per andarsene aprii di scatto la porta. La cosa dovette sorprenderla parecchio perché quando mi vide comparirle davanti trasalii.

" Chi è lei?"

" Salve.." sentii sussurrare. La ragazza mi osservava con gli occhi dilatati. Sembrava decisamente sconvolta.

Rimasi fermo per darle il tempo di riprendersi e rispondere alla mia semplice domanda.

" Vorrei sapere chi è lei e cosa fa nel mio vialetto a quest'ora." Dissi con tono calmo ma deciso.

" Sono..sono Marika Lonz" disse piano " mi manda il mio capo l'avvocato Massei".

" Per?" domandai quando capii che non avrebbe detto altro.

" Sono giorni che prova a contattarla, mi ha mandata nelle ultime 3 sere a cercarla perché lui al momento è fuori città. Vuole parlare con lei riguardo un'eredità."

" Non voglio sapere niente che riguardi l'Italia"

" D'accodo, ma prenda questo biglietto da visita, contatti il mio capo e glielo comunichi. Almeno saprà che ho svolto il mio compito." La ragazza che fino a pochi instanti prima mi guardava con le spalle ricurve finalmente era riuscita a prendere coraggio e parlare con risolutezza.

Afferrai il biglietto e le chiusi la porta sul naso.

Se la questione fosse davvero stata quella di cui sospettavo le cose sarebbero state più difficili. In quell'istante decisi che non mi sarei lasciato andare a riflessioni. Tornai in cucina e finii quello che avevo cominciato.

Fu così che mi ubriacai fino al mattino seguente.

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