UNO.

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"A chi alza lo sguardo al cielo e riesce a vedere i bellissimi disegni che creano le nuvole."















Sono le sei di mattina del quindici ottobre e fuori è ancora tutto buio. Il vento freddo mi accoglie non appena esco sul pianerottolo dell'edificio diventato da poco la mia casa e, istintivamente, sprofondo il mento dentro la larga sciarpa di lana grigia che mi avvolge il collo. Nonostante oggi il tempo sia instabile, il mio umore è decisamente il contrario. Non mi sentivo così serena da tanto, troppo tempo.

I nuovi inizi sono sempre una lama a doppio taglio: sei fiduciosa che tutto vada come previsto, ma hai costantemente paura che qualcosa possa andare storto e rovinare tutto quello per cui hai lavorato sodo. Spesso nella mia vita ho vissuto momenti che mi hanno fatto capire che quando ottieni una cosa significa semplicemente che, prima o poi, avrai qualcosa da perdere. Ma, visto e considerato che questa avventura sta procedendo meglio di quanto sperassi, ho deciso che libererò la mente dai pensieri negativi e mi concentrerò sul presente senza pensare a possibili difficoltà.

Prendo un lungo respiro e mi concedo, di nuovo, qualche secondo per osservare quello che sarà il mio vicinato per i prossimi tempi.

Non è un quartiere bellissimo, seppure nell'ultimo periodo siano state fatte molte opere per la sua riqualificazione. Ad essere onesta, l'emozione di andare a vivere da sola sovrasta qualsiasi cosa, rendendo ai miei occhi tutto meraviglioso. Ho vissuto gli scorsi tre anni nel West Bronx a New York, in una zona non molto lontana da qui con la mia ultima famiglia affidataria.

Dove mi trovo adesso ci sono perlopiù palazzine con un massimo di tre piani separate dal marciapiede da una bassa recinzione di ferro spesso arrugginita. Alcuni hanno dei piccolissimi giardinetti, ma i proprietari non sembrano molto attenti a prendersene cura. La maggior parte hanno i mattoni a vista e i colori variano dal rosso, più o meno intenso, al grigio. Le verande in stile inglese sono molto comuni, e alcuni tetti sono parecchio bizzarri. La pulizia delle strade è qualcosa su cui bisognerebbe davvero lavorare. Soprattutto ora che, a buste di patatine e bottiglie di vetro, si aggiungono le foglie che cadono dagli alberi e il fango dovuto alla pioggia.

Proprio in questo momento, dall'altro lato della strada, un signore di mezza età, con un grande cappotto verde oliva, è intento ad aprire la sua piccola edicola. Poco più avanti, sullo stesso marciapiede, un altro uomo sta tirando su la saracinesca della sua piccola, ma assortita libreria. Conosco questi dettagli perché ho già avuto modo di entrarci. Ho dato un'occhiata agli scaffali un po' impolverati colmi di libri di tutti i generi e mi sono portata a casa un bel bottino. Lo ammetto, alcuni li ho comprati solo perché mi piacevano esteticamente e volevo arredare un po' il mio piccolo e spoglio monolocale.

Cambiando spesso casa, non ho mai avuto modo di collezionare molti oggetti. Nell'unica grande valigia che mi portavo sempre dietro mettevo solo il necessario. Non che comunque, avessi altro da poterci mettere.

Le mie camerette, infatti, erano sempre vuote e asettiche, ma per me non era un problema. La sola volta che ho appeso delle foto in camera, è stato durante il primo anno di liceo. L'unico periodo di cui avrei conservato volentieri dei ricordi. La mia compagna di banco le aveva scattate durante una gita in un museo e, dopo averle fatte stampare, me le aveva regalate. Purtroppo, sono andate perse dopo il secondo trasloco.

Il rombo di una moto che passa in lontananza, cattura la mia attenzione e mi risveglia dai pensieri. E' ora di tornare alle mie responsabilità. Sfortunatamente le bollette non si pagano da sole..
Così mi incammino sul marciapiede per raggiungere la fermata dell'autobus e poi, il mio posto di lavoro.

Entro in pasticceria venti minuti prima dell'inizio del turno e, dopo un veloce saluto a Mandy e Julie, indaffarate a servire i clienti, supero la porta di servizio, e poi quella del piccolo sgabuzzino adibito a spogliatoio. Mi tolgo la sciarpa e la appendo sotto al mio bellissimo cappotto rosso, comprato a fine estate in un mercatino dell'usato. Ne sono super fiera ! E' caldo, morbido e di qualche taglia in più della mia. E per una freddolosa che punta alla comodità, è il massimo.
Infine, prima di uscire, indosso cappellino e grembiule.

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