Capitolo 11

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«Draco!» disse Harry, con un'espressione molto sollevata.

Non era riuscito a vedere Draco sulla mappa. Lo aveva cercato ovunque, persino nella stanza delle Necessità, nonostante quel luogo lo innervosisse non poco:  infatti, mettendo una mano su quel muro poteva giurare di sentire ancora calore.

Draco spalancò gli occhi quando lo vide. Aveva un'espressione affranta, con tanto di capelli spettinati, il che era già inusuale per una persona come lui.

«Ti stavo cercando» disse, cercando di sembrare il più disinvolto possibile. «Volevamo giocare a Quidditch, e ai Tassorosso manca un cercatore. Quindi stavo pensando che-».

«Grazie per aver parlato al suo processo», sbottò all'improvviso Draco.

Harry rimase immobile per qualche secondo, non capendo di cosa stesse parlando il biondo.

«Ehm. Di chi?»

Draco sbatté le palpebre più volte, velocemente.

«Scusa», sospirò. «Di Greg, Goyle, voglio dire. Grazie, ma non dovevi, perché lo hai fatto? Giusto, è perché sei bravo, immagino. Devo andare». Disse tutto d'un fiato, senza lasciare il tempo ad Harry di metabolizzare cosa stesse dicendo.

Fece allora per allontanarsi silenziosamente, ma la voce di Harry lo bloccò nuovamente.

«Draco!»

Gli mise una mano sul braccio per impedirgli la fuga, ma nonostante si fosse fermato il suo viso era ancora pallido e in preda al panico.

D'un tratto tutto aveva senso nella mente di Harry: il fatto che Draco fosse scomparso dalla mappa, la sua evidente angoscia, Goyle e il processo.

«Lo hai appena visitato», non una domanda ma un'affermazione.

Draco annuì.

«Come stava?» chiese allora titubante.

«Non era in gran forma, ad essere onesti», cercò di allontanare il braccio dalla presa di Harry, ma lui gli si aggrappò solo più forte, testardo come sempre.

«Vieni a giocare a Quidditch», disse di nuovo. «Hai bisogno di distrarti. Ti lascerò vincere per una volta».

Qualcosa brillò pericolosamente negli occhi di Draco, proprio come aveva previsto.

«Lasciarmi vincere?» Harry sorrise alla sua chiara indignazione.

«Andiamo» continuò. «Siamo a corto di cercatori. Chiameranno Hannah Abbott se non vieni».

Draco emise un sospiro soffocato e offeso.

«È ridicolo!», disse debolmente.

«Lo so. Allora giocherai? Sarà divertente». Un sorriso rassicurante e speranzoso prese piede sul suo viso. Sembrava quasi un cucciolo in attesa che qualcuno gli lanciasse la pallina.

Draco, invece, appariva solo sconcertato. Si guardò alle spalle per un minuto.

«Io avevo... dei piani», disse con lo sguardo perso.

«Di' ad Astoria che può venire anche lei» disse Harry senza battere ciglio, rifiutandosi di lasciare che la delusione tingesse la sua voce in quel momento.

«Astoria...? No, non-» Draco guardò di nuovo dietro di sé, verso la finestra. Fuori c'era un bel cielo azzurro fresco, con metà delle torri di Hogwarts premute contro di esso.

«...Ora?» chiese Draco, un po' disperato.

Harry vide segni di cedimento, sarebbe riuscito a portare Draco in quel maledetto campo e a farlo divertire un po'.

«Ora. Dai, ci stanno aspettando negli spogliatoi».

Draco fece una risata improvvisa, un po' maniacale. Cosa che il moro non si aspettava.

«Va bene», disse. «Perché no».

Il sorriso di Harry si fece più grande, e vittorioso iniziò ad incamminarsi al fianco di Draco.

«Perfetto. E ho cambiato idea sul farti vincere, ti schiaccerò». Gli diede una leggera spallata, nel tentativo di strappargli almeno un piccolo ghigno.

«Sogna, Potter», rispose Draco, ma fu una frase detta senza cuore.

Quando si avvicinarono allo spogliatoio in rigoroso silenzio, Harry si fece forza e fece la fatidica domanda: «Stai bene?» 

Draco sorrise poco convincente.

«Mai stato meglio».

***

Fu evidente, nell'istante in cui arrivarono, che era stata un'idea di Harry che Draco si unisse alla squadra dei Tassorosso. Lo guardarono male non appena fece la sua entrata, evitando persino di coinvolgerlo.

Draco se ne accorse subito, ma era troppo preso dal suo malessere interiore per darci peso. Iniziò a sentire la testa girare, quando si staccò da terra sentì il vento intorno a lui e il terreno allontanarsi. Era al sicuro sulla sua scopa, così al sicuro che non sarebbe mai potuto cadere senza che qualcuno si accorgesse che lo stava facendo apposta, cosa che in qualche modo gli sembrò sgradevole.

Quindi volò semplicemente sempre più in alto e più in alto, assaporando quanto diventava fredda l'aria mentre saliva. Potter era molto al di sotto di lui, e probabilmente stava facendo un lavoro senz'altro migliore del suo nella caccia al boccino.

Doveva, dato che Draco non lo stava affatto cercando. 

Si chiese se Misty lo avrebbe mai perdonato. Lo avrebbe fatto? Non aveva ancora deciso se il suo tentativo fosse stato annullato o rinviato.

Potter intanto era così bello mentre volava sulla sua scopa, ma aveva sempre un bell'aspetto. Era un dato di fatto.

"Che gioia deve essere", pensò Draco, "sapere di aggiungere valore al mondo con la propria esistenza".

Poi notò Smith guardarlo, prendere la mira e colpire il bolide dritto verso di lui. Lo vide perfettamente arrivare da miglia di distanza, sarebbe stato facile schivarlo. Istintivo, persino.

Eppure si fece coraggio, tolse le mani dal manico della scopa, e lasciò che il bolide lo facesse cadere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 11, 2023 ⏰

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