NOVE ( JISUNG )

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Domenica mattina.

Mi ero svegliato, di domenica, alla mattina, alle sei e mezza. Ero stanco, tanto stanco, eppure mi ero solo alzato. Eppure avevo solo neanche quattro ore di sonno. Guardai l'orologio sbuffando. Tra la notte di sabato e di domenica mi ero svegliato in continuazione, sembrava che avessi una sveglia corporea che suonava dentro il mio stomaco per dirmi di alzarmi dal letto e fare qualsiasi cosa una persona non farebbe a quei orari.

Mi sarebbe piaciuto tanto girarmi dall'altro lato del letto e coprirmi con il piumone fino alla testa -- e ci provai anche -- ma il sonno era completamente svanito dal mio corpo. Per un attimo pensai di essere un vampiro trasformato da pochissimo tempo che cercava di dormire ma che falliva miseramente. Probabilmente se fossi stato una di queste creature che esistono solo nei libri, nelle serie TV e nei film credo proprio che avrei provato a dormire senza riscontrare alcun risultato. Patetico, lo so.

Quando verso le sette mi alzai ufficialmente dal letto barcollai ad ogni passo come un ubriacone dopo essersi scolato tre grandi bottiglie di soju fino alla cucina per fare colazione, ovvero una brioche e del latte. Trovai mia mamma già sveglia con addosso il completo di lavoro, lei era la prima a mettere piede fuori casa quando io e Younghyun hyung non avevamo scuola.

Diciamo che questa domenica alla fine era stata la solita domenica, uguale a tutte le altre. Alzarsi, fare colazione, lavarsi, buttarsi di nuovo in letto, pranzare, studiare se necessario... insomma, solite cose. Ma c'era solo una cosa diversa di tutta questa giornata: l'appuntamento tra me e Minho.

Ora, non fraintendetemi, quello non era una appuntamento, ma solo un semplice incontro tra compagni di corso che si aiutavano a vicenda. Beh... lui avrebbe aiutato me, in realtà.

Ci eravamo dati appuntamento per le quattro  del pomeriggio, mi aveva inviato la posizione di casa sua ed io capii immediatamente dove si trovasse visto che lì attaccato c'era la piazza in cui mi ero esibito con una mia canzone l'ultima volta, e poi a quanto pare abitava nello stesso palazzo di Hyunjin, quindi non ci fu nessun problema per me arrivare fin lì.

Quando arrivai là cercai il citofono con sopra scritto i nomi dei suoi genitori e quando lo trovai ci cliccai sopra. Dopo poco tempo un rumore arrivò alle mie orecchie e la porta si aprì. Mi aveva inviato un messaggio un'ora prima per dirmi che abitasse al quarto piano. Il mio amico Hyunjin abitava al terzo e mi sarebbe piaciuto tanto fargli visita ma da quel che avevo potuto leggere sulla chat di gruppo aveva detto che sarebbe dovuto uscire con un certo Changbin. Probabilmente era già fuori.

Uscito dall'ascensore e finalmente al quarto piano, la prima cosa che vidi fu una porta aperta ed un gatto uscire fuori da essa e fissarmi. Carino, pensai subito accucciandomi verso il gattino e portando lentamente una mano sotto il suo musetto. Era bellissimo, aveva il muso bianco ad eccezione del nasetto che era invece arancione. Il gattino fece un passo indietro ed io rispettai i suoi spazi, continuava a guardarmi ed io facevo la stessa cosa con lui con un sorriso sulle labbra. Poco dopo vidi un altro gatto sempre arancione fare capolino dalla porta accompagnato da due crocs nere. L'ombra del ragazzo che le indossava mi copriva dalla luce dell'appartamento.

Alzai il viso in alto e vidi Minho guardarmi con uno sguardo che non riuscii a decifrare bene. "Vedo che hai conosciuto Doongie." Disse facendo segno verso il gatto a cui avevo allungato la mano. "Questo invece è Soonie." Indicò poi vicino ai suoi piedi l'altro gatto giocare a nascondino dietro alle sue gambe. Io non riuscii proprio a non sorridere, quei due gattini erano stupendi. "Che belli che sono." Mi uscì spontaneo da dire e lui prontamente mi rispose.
"I gatti sono sempre belli."

Avrei voluto guardarlo male, ma non lo feci. Ero concentrato su quei due gattini, e anche a non cadere mentre mi alzavo dal pavimento. Minho mi fece entrare in casa sua e mi disse di dargli lo zaino che portavo sulle spalle e il giubbotto che indossavo e che ci avrebbe pensato lui a dove metterli. "Togliti le scarpe e lasciale qua davanti, indossa le ciabatte verdi." Mi disse prima di sparire in un'altra stanza che supposi fosse la sala da pranzo. Io feci come richiesto, mi sedetti per terra e mi slacciai i lacci sotto gli occhioni attenti del gatto che prima si nascondeva dietro Minho.

PARABÉNS, HAN! Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora