Capitolo 2

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12 maggio 2022 New York City

-Allora? Come credi che sia andata?-

-Non ha raccontato molto, ha parlato di questi signori sospetti a bordo di una Chevrolet Camaro, e della morte di questo "paninaro"... Altro di interessante?- disse poggiando il suo caffè su un tavolo e prendendo i suoi occhiali da sole intento a pulirli con la sua maglietta.

-Ascolta Robert so che questa pista non ti convince, e so anche che non ha ancora detto nulla ma sono sicuro che lui è quello giusto, ci dirà fino all'ultimo chi ha lavorato con quel bastardo di Moreno e in cambio gli faremo passare due anni ai domiciliari e qualche mese in libertà vigilata-

-E se non fosse quello giusto? Cosa pensi di fare? Parlare alla gente di quanti errori stanni commettendo l'FBI e la Polizia di New York? La fuori i giornali non fanno altro che parlare di noi e rischiamo di dargli un altro motivo per buttarci addosso altra merda e per perdere ancora una volta la fiducia sia dei cittadini, sia del governo- polemizzò cercando di tenere un tono di voce basso per non farsi sentire dalle persone limitrofe.

-Per non parlare della ragazza, giuro che quando il figlio è uscito con quello stereo non avrei mai immaginato che ascoltare la mia conversazione con quel mostro- aggiunse scuotendo la testa lentamente e fissando il vuoto.

-Fidati di me, la moglie di Moreno non metterà mai in giro quella registrazione- commentò.

-Mi fa piacere che tu abbia la sfera di cristallo, cosa vedi oltre a queste puttanate?-

-Smettila di essere così tanto negativo, non è l'intento di Markus metterci così tanto nella merda. È un avviso. È un avvertimento, vuole farci capire che ha un modo per mettercelo nel culo, vuole terrorizzarci e fare intendere che ci ha in pugno-

-Ed è veramente così Max?-domandò alzandosi in piedi.

Se ne andò dirigendosi verso il cestino più vicino e buttò il suo caffè frettoloso di salire in auto, Robert si alzò in piedi prendendo la sua valigia e facendo un grande sospiro, stanco della situazione in cui riversava insieme al collega.

I due erano il procuratore Robert Wilson e l'agente speciale del FBI Maxwell Anderson dello stato di Georgia, due uomini che dopo la uccisione di Aaron Caldwell uno dei federali più famosi nella la lotta contro la mafia statunitense giurarono sulla loro vita che avrebbero catturato prima o poi uno dei boss più potenti e ricercati al mondo, Markus Moreno.

Il piano era quello di utilizzare alcuni testimoni per smontare l'enorme rete di contatti che Moreno aveva creato in tutti gli Stati Uniti, Charles Miller era uno dei contatti più vicini al newyorkese e al resto dei membri che lo circondavano e che tenevano in piedi come dei pilastri tutto ciò che era stato costruito.

Robert tornò a casa sua, un appartamento che si trovava su uno dei grattacieli più alti di New York e che aveva ottenuto per qualche favore fatto al sindaco, di sicuro il suo stipendio non gli permetteva di acquistare un alloggio da milioni di dollari e neanche la sua auto elettrica, che era tra le poche che iniziano a girare in città.

Aprì la porta con l'affanno e con aria stanca dopo una mattinata intera di colloquio, poggiò il soprabito nero che indossava sul appendiabiti, si tolse le scarpe per poi mettersi delle comode pantofole e si diresse camminando lungo un corridoio illuminato da luci soffuse verso la stanza più vicina.

Il figlio che come età aveva tra i dieci e i dodici anni si trovava nel salotto con le vetrate che davano su Central Park, stava giocando ad un videogioco su un maxischermo, sdraiato su un divano color beige e così morbido da poterci quasi affondare, quasi come il Puff su cui invece la madre giaceva lavorando al computer.

Charles MillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora