Capitolo 1

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Thame, Oxfordshire

1770

Chi è stato?

Quella era la domanda con cui Elinor Bates si era svegliata ogni mattino, da dieci anni a quella parte.

Malva aveva cercato di strappargliela dalla testa. L'aveva messa a lavorare sodo, e la permanenza a Bleeheart non era stata dura soltanto sul lato fisico: l'anziana prozia l'aveva costretta a passare ore sui libri, a memorizzare, studiare, ripetere, ancora e ancora. Forse, Malva sperava che Elinor dimenticasse; le diceva spesso che il risentimento è una ferita aperta che il tempo fa infettare. Le diceva che l'aveva presa con sé e che le aveva insegnato tutto ciò che sapeva cosicché un giorno, alla sua morte, lei potesse ereditare la fattoria e lasciarsi alle spalle ciò che era accaduto a Thame, a sua sorella.

C'erano stati dei giorni in cui Elinor si era buttata sul materasso di paglia senza pensare a nulla; nottate in cui si era abbandonata al sonno esausta, morta come uno spaventapasseri, sfinita dal lavoro.

Ma non c'era mai stato un mattino in cui avesse aperto gli occhi senza pensarci. Non aveva dimenticato, e non aveva potato quel ramo marcio come Malva avrebbe voluto. Alla morte dell'anziana, Elinor aveva detto addio a Bleeheart senza voltarsi indietro.

Aveva lasciato che su quel ramo germogliasse un fiore.

Ora, mentre attendeva di essere ricevuta da Lord Devon, Elinor sentiva quella domanda risuonare da ogni angolo della tenuta. Era sussurrata dal vento che filtrava nella trama di salici che si susseguivano lungo il viale d'ingresso; era biascicata dalle scarpe della cameriera che l'aveva accompagnata fino allo studio del conte; bisbigliata dai petali dei sontuosi bouquet di fiori che troneggiavano nei vasi di porcellana cinese che abbellivano i corridoi. Azalee, viole,  glicine, gigli.

Gigli. Lily.

Sono Lily Morgan, si ripeté Elinor, cercando senza successo di smettere di torcersi le mani in grembo. Sono qui per il lavoro.

(Chi è stato? Tornò a interrogarla la sua mente.)

«Lord Ramsay è pronto a ricevervi.»

Elinor rischiò di sobbalzare. Il portone dello studio si era appena spalancato, e la cameriera ne era uscita con quell'annuncio. Era una ragazza giovane e minuta dallo sguardo sfuggente; si aggirava ingobbita, con una postura che cercava sempre di correggere. Sembrava terrorizzata da qualsiasi cosa.

«Come ti chiami?» domandò Elinor, prima di muoversi.

La ragazza sembrò sorpresa di essere anche solo considerata. Mormorò qualcosa in un bisbiglio così flebile che Elinor non riuscì a capire nulla; fece per chiederle di ripetere, quando una voce maschile si impose dall'interno dello studio.

«Devo aspettare ancora molto?»

Elinor non ebbe altra scelta se non avanzare sul legno ben lucido dello studio. Lo fece anche se la voce che aveva udito apparteneva a un uomo molto più vecchio di quello che si aspettava di incontrare.

Chi è stato?

Questo non può essere uno di... loro. 

Si fermò davanti a una sontuosa scrivania di mogano. Vi sedeva un uomo di circa cinquant'anni, pelato: teneva una parrucca con boccoli grigi distesa davanti a sé, e poggiava entrambi i piedi sui fogli sparsi sullo scrittoio. Solo in quel momento, accorgendosi che quell'individuo non era affatto chi si aspettava di vedere, Elinor ricordò il modo in cui la cameriera lo aveva presentato.

Lily of the Valley - Amore e VendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora