Tu?!

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Un'indecente quantità di sudore mi gronda dalla maglietta.

Dopo i miei consueti cinque chilometri di corsa, preceduti da altrettanti minuti di stretching,  mi diressi all'entrata dell' Hequinox, la palestra più rinomata di L.A.

Entrai negli spogliatoi femminili per cambiare le scarpe da corsa con un paio più adeguato per una sessione in palestra. Dopo averle cambiate ed essermi fata una rinfrescata, varcai la soglia dell'enorme palestra, diretta alla corda. Finiti i 10 minuti preimpostati sulla tabella di salto , passai all'eseguire tre ripetizioni di squat da venti l'uno, dove mi soffermai un quarto d'ora abbondante. In seguito mi incamminai alla leg press sulla quale feci tre ripetizioni da quindici alzate seguite dalla stessa quantità di leg curl, uno dei miei esercizi preferiti, caricato con 50 chili. Finito l'allenamento per le gambe, passai alla schiena che concentrai con tre ripetizione da dieci di trazioni frontali alla sbarra che mi sfinirono; decisi di fermarmi e controllare il cellulare. Entrai sul profilo Instagram trovandomi la richiesta da un profilo con la foto di un uomo inquadrato dal dietro intento a fotografare l'interno di una discoteca; titubante l'accettai per poi notare di essere capitata su di un profilo interamente dedicato alla fotografia. Scesi tra i post fino a trovare la foto di un'uomo, sempre di spalle, dietri un'occhiata alle foto successive fino a trovare un volto famigliare. Un piccolo Efrem, vestito tutto di nero, sorrideva alla fotocamera con in mano la polaroid che qualche giorno prima avevo utilizzato per il servizio fotografico.

La sua richiesta su Instagram mi risultò subito fuori luogo per il nostro rapporto lavorativo ed ancora acerbo, ma decisi di mandare comunque la richiesta per non sembrare scortese agli occhi di quello che, da poche ore, era il mio capo.

Dopo questa piccola pausa; continuai con quattro ripetizioni di Pulley orizzontale da quindici l'una , uno dei miei esercizi preferiti per le spalle. Continuai con il cosiddetto "Rematore". Poggiai il ginocchio sinistro sulla panca e la mano libera e così, con dieci chili sul manubrio, cominciai a spostare l'omero verso l'alto e verso il basso per i successivi venti minuti. Ed infine, per i lombari, eseguii quattro ripetizioni da cinque, di ipertensioni sulla panca romana; uno degli esercizi più brutti dei miei allenamenti.

Una volta terminato, mi diressi agli spogliatoi per prendere tutte le mie cose e tornare a casa.

Una volta arrivata a casa, buttai il borsone vicino all'entrata e mi diressi in camera, più precisamente in bagno dove mi feci una veloce doccia per poi andare verso l'armadio, dove estrassi i vestiti per il mio primo giorno di lavoro. Dopo varie prove di abiti e gonne, optai per un body nero a collo altro che infilai dentro un paio di jeans L.V. retrò, blu scuro, con l'interno delle tasche in pelle. Per coprire le spalle scoperte, presi un semplice cardigan in ciniglia nero; dello stesso colore dei mocassini. Sistemai la cavigliera a catena che portavo quotidianamente, presi una grande borsa beige, la macchina fotografica e..."Cavolo!" abbandonai le due borse e corsi in bagno dove mi sistemai i capelli leggermente boccolosi.

"Forse dovrei tornare mora..." pensai pettinandoli ma scacciai subito il pensiero dato il poco tempo restante. Applicai l'ombretto di un arancione molto soft, una leggera passata di blush e di illuminante, un gloss trasparente sulle labbra e presi un paio di occhiali da sole tondi vintage, dalle lenti aranciate.

Una volta terminato il tutto, corsi in macchina con le mani piena di borse, cartellette ed appunti; accesi il motore e mi diressi al lavoro.

Una volta arrivata alla struttura, feci due chiacchiere con  Harry, che si congratulò per non essermi arresa difronte alla sfrontatezza del Signor Evans. 

Entrai nell'ascensore diretta all'ultimo piano; il Signor Evans mi aveva riservato uno studio difronte al suo per essere in grado di monitorare il mio lavoro ed essere in grado di prendere la decisione definitiva sulla mia assunzione. Non nascosi il fatto che la cosa mi avesse addossato una notevole pressione ma, il pensiero di avere un punto di riferimento così vicino, mi rassicurò. una volta trovatomi difronte all'imponente porta bianca del mio studio, le mani cominciarono a sudare. 

Uno...

     Due...

          Tre...

               Un'ultimo respiro...

Feci pressione sulla maniglia e la porta si aprii sotto il mio tocco.

Lo studio, non era enorme; un'enorme vetrata -simile a quella dell' studio del Sigor. Evans- illuminava l'ambiente, rendendo superflua la presenza del moderno lampadario. Sotto al lampadario, era posta una scrivania, interamente bianca, a ferro di cavallo. Alla mia destra, un'imponente libreria di legno massiccio bianco, copriva la lunga parete che, essendo le mensole vuote, si riusciva ancora ad intravedere. Sul lato opposto dell' ufficio, invece, era stata collocata una porta. Solo una porta. Solamente una maledettissima porta.

Presa da un'improvvisa curiosità, mi avvicinai alla soglia, facendo risuonare il rumore ovattato del tacco sul parquet lucido. Ero ormai difronte alla porta, pronta a scoprire i suoi segreti, ma, la sfortuna, mi trovò anche quel giorno...

"Non così in fretta, tesoro..."


Spazio Autrice

Ciao a tutti belissimi; dopo mesi e mesi di assenza, sono finalmente tornata da voi. Spero che, per i pochi che si sono cimentati nella lettura dei capitoli precedenti, questo periodo di stallo non sia stato un modo per allontanarvi da questa piccola realtà che mi diverto a costruire.

Questo capitolo, è risultato più corto dei precedenti, ma spero possa comunque piacervi.  detto questo, concludo con l'avvisarvi che gli aggiornamenti saranno sempre meno frequenti, ma che non ho intenzione di abbandonare la storia.

Lasciate un commento o una stellina se vi va', a me fa sempre piacere.

Con affetto,

GiuGiu

P.S.

Scusate per la lunga descrizione dell'allenamento ma, personalmente, lo trovo interessante e per questo ho deciso di inserirlo. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 29 ⏰

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