7. una festa

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Entrando in seconda ora, non avevo trovato nemmeno il tempo di fare colazione e, mentre andavo in mensa, la mia testa girava nemmeno fossi ubriaco.

Una volta preso da mangiare, mi sedetti in un tavolo libero. Sospirai, presi il cellulare e cominciai a cercare qualche citazione di Bukowski.

"Per ammazzare la routine, ci vorrebbe qualcuno che ti incasini la vita, la testa o il cuore."

"Ben venga il caos, perché l'ordine non ha funzionato."

Mi ritrovavo così tanto nelle sue parole e mi chiesi come facevano i suoi pensieri ad essere gli stessi miei. Forse era proprio questo lo scopo del leggere: immergersi così tanto da ritrovarsi nelle parole scritte.

"Stiamo tutti tentando di farcela, in una maniera o nell'altra, tentando di trovare l'amore, tentando di trovare il sesso, tentando di trovare un pò di pace e un pò di senso prima di gettare la spugna."

"Ehi." Spensi in fretta lo schermo del cellulare per poi inserirlo nuovamente nella tasca della felpa enorme che indossavo. Alzai la testa per vedere chi fosse.

"Ciao." Risposi.

Si sedette al tavolo anche lui con un vassoio in mano pieno zeppo di cibo. Non mi sorprese, avevo visto dai suoi occhi il giorno prima l'amore che provava per il cibo. "Come sta andando in questa nuova scuola? Ti trovi bene qui?" Mi chiese il biondo, mentre addentava un pezzo di focaccia alquanto secca.

"Bene, si." Bevvi un sorso di Coca Cola, il mio stomaco chiedeva pietà. "Anche se mi perdo a volte, questi corridoi sono tutti uguali."

Sorrise, continuando a mangiare. "Lo so, pensa che quando sono arrivato qui arrivavo sempre a lezione in ritardo perché non mi ricordavo mai dove fossero le classi."

Ridacchiai. "Prima stavo cercando un posto tranquillo dove poter studiare come la biblioteca ma dopo pochi minuti mi sono arreso."

"Riguardo a questo, non sono la persona adatta, credimi. Se mi chiedessi dov'è il bar o le macchinette ti saprei rispondere senza battere ciglio." Rise sotto i baffi. "Ma puoi chiedere ad Harry, lui passa le ore chiuso lì dentro."

Perfetto, in un modo o nell'altro, sempre di lui si arrivava a parlare. Feci sì con la testa, ringraziandolo per la dritta.

"Liam!" Niall si sbracciò pur di attirare la sua attenzione verso di noi. "Siamo qui!"

Il diretto interessato varcò il mio campo visivo, spalancò gli occhi perché il biondo aveva attirato fin troppa attenzione su di lui e a testa bassa si avvicinò al nostro tavolo.
"Ciao ragazzi." Ci salutò, sedendosi accanto a noi.

"Allora, com'è andata?" Chiese Niall, senza nemmeno finire di masticare.

Liam sospirò. "Bene, credo."

Io guardai prima l'uno, poi l'altro con una confusione sul viso ben evidente. "Di che state parlando?"

"Oh si." Si affrettò a spiegarmi. "A Liam piace questo ragazzo, Matteo-"

"Mattia." Lo corresse Liam, alzando gli occhi al cielo. Risi, a vedere la frustrazione del moro si capiva benissimo che Niall sbagliasse il nome ogni singola volta.

"Si vabbè è uguale." Gesticolò, non dandogli importanza. "E quindi dicevo...Ah si! Gli piace questo ragazzo ed oggi si era fissato che voleva andargli a chiedere di uscire."

Annuii capendo la situazione. Sia Niall che io ci girammo verso il protagonista di quella faccenda, curiosi di sapere tutti i dettagli. Lui sospirò e cominciò a parlare. "Gliel'ho chiesto ma mi ha detto che ha già una festa questa domenica, così ne ha approfittato per invitarmi e ha detto che posso portare chi voglio con me."

"Pff." Sbuffò Niall. "Chi è che organizza una festa di domenica? Abbiamo scuola il giorno dopo."

Liam alzò gli occhi al cielo per quella che era la decima volta nel giro di cinque minuti. "Quando mai ti ha fermato questo piccolo dettaglio?"

L'altro, alzò le spalle, masticando animatamente. "Già, vero."

Poi si rivolse a me. "Tu vieni?"

Mi colse un tantino di sorpresa. "Io?"

"Si dai, vieni insieme a noi." Mi spronò il biondo, riuscii a capire ben poco di ciò che aveva detto visto che masticava mentre parlava.

Alzai le spalle. "Va bene, di certo non sarà la prima volta che vado ad una festa."

"Nella tua vecchia città si organizzavano spesso?"

Annuii, ripensando che andavo alle feste solo per passare meno tempo possibile a casa.

"Perfetto!"  Esultò Niall. "Finalmente posso divertirmi un pò, è così tanto che non vado con una ragazza."

Lo sbuffo di Liam sapeva proprio di una persona arrivata al limite della sopportazione.

"Festa sia!" Continuava intanto l'altro senza ritegno, entusiasta più che mai.

"Qualcuno ha detto festa?" Voltai la testa di scatto non appena le mie orecchie sentirono la sua voce.

"Si!" Esclamò Niall, il più emozionato tra tutti noi, felice come un bambino. "Finalmente Liam ha chiesto a Matteo di uscire." Lo informò.

"Si chiama Matti- Vabbè, lasciamo perdere." Sbuffò il moro. "Louis ha detto che viene, tu ci sei questa domenica?"

Harry mi guardò per un attimo, chiedendomi con gli occhi se volevo che venisse. Ma non era evidente che volevo? Non lo capiva dal fatto che tutti i miei muscoli erano immobili, in attesa di una sua fatidica risposta? "Certo." Rispose, si rivolse ai suoi amici ma continuava a guardare me in quel modo che metteva i brividi e mi bloccava il respiro.

Mi morsi il labbro inferiore, poi distolsi lo sguardo dal suo e solo allora cominciai a mangiare.

***

'Trova ciò che ami e lascia che ti uccida. Lascia che ti prosciughi. Lascia che si aggrappi alla tua schiena e che ti pesi trascinandoti nell'insignificanza. Lascia che ti uccida e che divori i tuoi resti. Molte cose ti potrebbero uccidere, alcune lentamente altre velocemente, ma è molto meglio essere uccisi da un amore.'  -Charles Bukowski

Leggevo questa citazione, quando il campanello di casa suonò. Sobbalzai così tanto che il cellulare mi cadde sul naso. Sam era uscita ore prima, senza ovviamente dire a nessuno dove andava, mentre mio zio era ad una cena di lavoro quindi io ero da solo in casa.

La festa a cui dovevo andare, si sarebbe svolta la sera stessa quindi non aspettavo visite prima di allora. Ero talmente stanco che avevo passato il pomeriggio a pensare a quale scusa dire agli altri per non andare con loro. Niall mi avrebbe sicuramente ucciso, ma a quello ci avrei potuto pensare lunedì mattina.

Andai ad aprire. "Ehilà!" Esclamò proprio quest'ultimo, non appena mi vide. Non aspettò nemmeno una mia risposta, entrò senza preoccuparsene. Lui era proprio l'esatto opposto di me ma andavamo comunque d'accordo, non gli importava di cosa le persone pensassero di lui e lo ammiravo molto per questo. Se la pensassi ugualmente, potrei vivere la mia vita molto meglio. Vivrei la vita a pieno.

"Non ci dovevamo vedere stasera?" Domandai, richiudendo la porta alle mie spalle.

"Si ma ho pensato che ti servisse una mano." Spiegò semplicemente.

"Una mano? Per cosa?"

Mi guardò storto, come se avessi già dovuto sapere la risposta. "Stavi pensando di non venire, vero?"

Era una domanda trabocchetto? "No." Risposi prontamente.

"Per favore, ti si legge in faccia." Mi indicò. "Io sono qui per questo. Sai già cosa metterti?"

"In realtà, pensavo di venire così." Mi indicai orgoglioso. Avevo una semplice t-shirt bianca con sopra una felpa nera e dei pantaloni della tuta neri.

Mi squadrò da capo a piedi, scuotendo la testa. "Non se ne parla."

"Ma-"

Mi interruppe senza tante cerimonie. "Dov'è la tua camera?"

Sbuffai. "Sali le scale, la prima porta a destra."

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