Se Elba avesse avuto una pokéball per tutte le volte in cui si è ritrovata chiusa in un luogo oscuro e puzzolente senza coscienza, avrebbe avuto due pokéball. Che non sono molte, per carità, ma è abbastanza strano pensare a come ciò sia successo due volte.
E rieccoci, si svegliò di nuovo. Stavolta non era legata, ma era molto più confusa e spaesata della volta prima. Si alzò, ma cadde subito a terra. Stavolta non le vennero in mente le domande "CHI? PERCHÈ?", come la volta prima, bensì la prima cosa che si chiese fu... "chi sono?".
Si aprì una porta, si accese una luce. La lampadina, scoperta, emanava un bagliore fioco, che faceva sembrare l'ambiente circostante molto più caloroso di come effettivamente sembrava, dato che era uno sgabuzzino umido e fatiscente con diverse casse di plastica piene zeppe di wishiwashi e tynamo oramai senza vita, pronti ad essere 'scelti' da uno chef di alta classe per una grigliata che sarebbe poi finita nei libri di storia come una delle più grandi stragi del nostro mondo. Non una strage di pokémon però, badate bene. La luce della cabina scostava completamente da quella subito fuori, che Elba riusciva a scorgere: era luce solare, abbagliante, bloccata ma al contempo diffusa dalle nuvole compatte che rendevano il cielo grigio. Sarebbe stato più suggestivo avere una vista completa su questo cielo, ma ad ostruirla c'era una sagoma grande e grossa, che si guardò attorno. Abbassò la testa, vide una ragazza a terra. Si spaventò molto, non perché aveva paura della ragazza ma della sua salute: quando la aveva raccolta per sbaglio dal mare aveva pensato fosse ormai andata, ma sentendo il battito decise di tenerla al sicuro sul tavolino sul quale di solito sfilettava le sue piccole prede. La raccolse con cura dal pavimento e la fece sedere. "Ehi, tutto bene? Mi senti?", sembrava molto preoccupato, ma si risollevò quando sentì che riusciva ancora a muoversi. Elba guardò dritto negli occhi questa persona e gli rispose "Chi sono? Perché mi ritrovo qui?" solo che con sua sfortuna al posto delle parole uscirono dalla sua bocca parole mai sentite prima, colpi di tosse e sangue. L'uomo la fece stendere, chiamò a gran voce qualcuno e corse fuori. Elba si sentiva stordita, riprese controllo delle braccia per qualche momento: le sembravano enormi tubi di metallo, decise di toccarsi in giro per controllare di non aver ferite. Toccò le gambe: nulla, toccò le braccia: niente, toccò la testa: sentì appiccicoso. Non capiva che fosse, aveva una consistenza strana, liquida. Portò le mani davanti agli occhi, e quando scoprì di averle impiastricciate con sangue e capelli, svenne una terza volta.
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Pokémon: Progetto Glicine
Adventureracconto di una nuova avventura Pokémon, con una storia sinistra ed intrigante.