Capitolo 6

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Era ipnotizzata da quegli occhi, non sapeva nemmeno lei quanto tempo era rimasta a guardarli incredula di ritrovarseli di fronte, poi iniziò a rinsavire e si accorse che avevano iniziato la presentazione mentre loro si guardavano. Seguì il progetto, che si rivelò davvero interessante, era affascinata da quella presentazione cosi accurata nei minimi dettagli, dettagli che a lei piacquero molto.
Dopo aver ascoltato e letto altre presentazioni lei insieme ad alcuni dirigenti erano interessati ad alcuni progetti e tra essi c’era anche quello dei gemelli.
  Ritornò nel suo studio e dopo un po bussarono alla porta,-avanti- sbucò la testa bionda della sua perfetta segretaria,-dimmi Rose-
-signora, ci sono i signori Petterson, vorrebbero discutere di alcune cose con lei- aveva la voce affannata e il viso paonazzo,
"ah quindi non sei immune nemmeno tu alla loro bellezza" pensò Helena, eccitata per quella notizia.
"O. Mio. Dio. Avrò quei due bonazzi qui, nel mio studio,da soli."
-Ok, dammi cinque minuti Rose.-
-va bene, signora.-  
  Corse subito in bagno a sistemarsi, aggiustò i suoi capelli, si spalmò sulle labbra un po di rossetto rosso ciliegia, e si improfumò. Si sedette dietro la scrivania e mentre immaginava loro e tre insieme la porta si aprì.
Alzò lo sguardo dal computer e lo posò su quegli adoni che avevano appena varcato la porta.
Erano divini in quegli abiti a tre pezzi, bellissimi e scopabilissimi, si leccò le labbra.
Dylan aveva un abito blu notte con camicia bianca e cravattino. Kevin era vestito tutto in nero tranne per una cravatta che adesso sbucava dalla tasca, aveva lo stesso colore dei suoi occhi. Avevano i capelli scarmigliati gli occhi famelici, erano sexy allo stato puro.
Con la gola secca, Helena li fece accomodare ai divanetti.
Rose aveva chiuso la porta e la tensione sessuale che si sentiva era densa, lei non riusciva a togliere il suo sguardo dai due e i due se la stavano mangiando con gli occhi.Erano come due predatori che avevano avvistato la loro preda.
-Ciao bellezza come va?- disse Dylan i suoi occhi neri erano magnetici, penetranti ed erotici.  -ciao dolcezza- anche gli occhi di Kevin non erano da meno, verdi come il mare dei Caraibi, erano come il canto di una sirena, mentre attiravano lei alla deriva, erano caldi sensuali ed ipnotici. Quei ragazzi con un solo sguardo potevano far venire tutte le ragazze. E non solo con essi.
-c-ciao ragazzi- balbetto Helena mentre cercava di calmare il suo cuore e la sua eccitazione, -mettetevi comodi.- per fortuna o sfortuna c’era l'enorme scrivania a dividerli. Altrimenti lei sarebbe saltata addosso ai due ragazzi che aveva di fronte. "mmmh, la scrivania" stava fantasticando sulla scrivania che sicuro avrebbe sostenuto il loro peso talmente era massiccia.
-bella scrivania- Kevin l’aveva letta nel pensiero. Aveva un sorrisetto impertinente e malizioso.
  Lei si alzò e con passo sicuro, anche se dentro di lei stava scoppiando la terza guerra mondiale, andò verso il minibar. Sentiva il loro sguardo bruciarle le spalle, i suoi seni divennero pesanti e i suoi capezzoli si drizzarono, sembravano volessero bucare il pizzo che li conteneva, in mezzo alle gambe sentiva il fuoco vivo. Con voce tremante chiese:
-volete qualcosa da bere ragazzi?-
-sí grazie, un po d'acqua.- rispose una voce roca.
  Mentre prendeva le bottigliette d’acqua, due forti mani si posarono sui suoi fianchi, le sue labbra sul collo la fecero rabbrividire di piacere, la lingua guizzo fuori e percorse il tratto dal collo all’orecchio, mandandola in orbita, si sentiva leggere e vogliosa, perse l’uso delle mani e le bottigliette le caddero.
- bellezza, divertiamoci un po.- dalla voce di Dylan si sentiva il bisogno che aveva di lei.
Quella voce le fece vibrare il sesso, si inarcò mentre lui le baciava il collo, le mani pigre e vogliose la accarezzavano tutta, Kevin che adesso le era di fronte, prese la bottiglia da atterra e bevve. Si avvicinò a lei e la baciò, un rivolo di acqua fresca le scivolò dall’angolo della bocca e cadde tra il solco dei seni.
Le prese il labbro inferiore tra i denti e la mordicchio, poi, scese seguendo la scia di quel rivolo fino ad arrivare ai suoi seni ora gonfi e appunti. Si avventò di nuovo sulle sue labbra e da divorò, con passione, quell’invasione deliziosa, vogliosa era ciò che lei aveva bisogno, le mani erano su quei seni sodi, anche se c’era della stoffa che li divideva Kevin prese i capezzoli tra le dita e li pizzicò. Il fiato di Dylan era bollente sul suo collo insieme all’odore e il sapore di Kevin la eccitarono ancora di più se era mai possibile.
  Tra i loro gemiti e ansimi si udì il rumore di una cerniera Helena non si accorse che era la sua fino a quando non senti l’aria fresca sulla sua pelle bollente, abbasso lo sguardo e vide il suo vestito in un cerchio perfetto ai suoi piedi.
  Lei indossava un reggiseno color carne di pizzo coordinato al perizoma e alle autoreggenti Kevin come Dylan la guardavano mentre trattenevano il fiato, erano sotto shock, lei era uno spettacolo per gli occhi, bellissima, divina. Loro non riuscivano più a trattenersi così si avventarono su di lei famelici come dei leoni che non mangiano da mesi. Anche lei non resisteva più, così iniziò a strusciarsi fa i due corpi ormai madidi di sudore. Era tutto così intenso travolgente, le loro erezioni premevano su di lei mandandola in visibilio.
Loro erano ancora vestiti così lei iniziò a sbottonare la camicia di Kevin accarezzando gli addominali scolpiti e lisci. La sensazione era bellissima sfiorò i suoi capezzoli e si abbassò per prenderne uno in bocca, iniziò a succhiarlo, Kevin emise un gemito primitivo ed erotico quel suono le si riverbero dentro rendendola ancora più audace così mentre leccava e succhiava Kevin con le mani andò in cerca di Dylan, lo trovò duro ed eccitato gli strofinò la mano su quel rigonfiamento abbastanza notevole  -piccola così mi fai morire- lei stava già per venire solo grazie a quelle sanzioni. Le loro mani le accarezzavano tutto il corpo le sue mutandine scomparvero così come il reggiseno. Era nuda con le autoreggenti e quelle scarpe favolose, unici indumenti sopravvissuti.
Una mano si intrufolò tra le sue gambe e iniziò ad accarezzare quelle labbra turgide, trovò il clitoride e lo massaggio con lenti cerchi -sì, ti prego non ti fermare!- Helena era quasi vicina ad un orgasmo potentissimo.  La sua fine arrivò quando due dita forti e lunghe la penetrarono, in quel momento lei fu come un vaso di cristallo scaraventato al suolo, si ruppe in mille frammenti. Si inarcò, urlò e ringraziò di avere quel braccio che le stringeva la vita, altrimenti sarebbe caduta al suolo.

Il mio caso disperato. In RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora