Capitolo 1

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Il giorno dopo del funerale del nonno, la zia Caren decise di trasferirsi definitivamente a Parigi, non aveva nessuna intenzione di rimanere, come io non avevo nessuna intenzione di tornare nella casa nel Vernon, non ci sarei mai più andata e, non avrei di certo ostacolato mia zia Caren, non l'avrei mai e poi mai costretta a rimanere a New York, sapevo quanto sacrificio le costasse e quanto dolore provasse, ma al contrario, lei insistette perché io andassi con lei, ma dovevo continuamente ricordarle che sarei dovuta rimanere, almeno fin quando non avessi finito l'università, ma c'era anche un altro motivo, di cui lei non era a conoscenza, un mese prima di morire, il nonno mi aveva costretta ad accettare in dono, la chiave che apriva i cassetti della scrivania nel suo studio, lì vi erano custoditi un'infinità di fogli, dov'erano impresse teorie, calcoli, riflessioni e pensieri personali, che lui stesso aveva scritto di suo pugno. Quasi tutte le notti le passava chino su quella scrivania, ma credevo si trattasse del ruolo di ricercatore e che stesse trattando qualcosa riguardo qualche ricerca, di cui ovviamente ero all'oscuro, ma mai come allora c'ero andata tanto vicina quanto lontana. Mi consegnò la chiave come se quella stessa aprisse una cassaforte in cui vi era segretamente nascosto un tesoro prezioso e, forse lo era per davvero, la chiave erano quei fogli, ed aprivano uno scrigno, la sua mente.

Quando entrai nel suo studio il suo odore era ovunque, l'odore del pino selvatico che lui tanto amava, dei sigari cubani che lui fumava. La bottiglia di scotch era posata su un altro mobile, vicino due bicchierini di cristallo, vicino la finestra che dava sulla strada, i suoi libri disposti quasi maniacalmente in ordine di data di pubblicazione e per argomenti, disposti nella possente libreria di famiglia, antica, forse del 700', ma ancora conservava il suo fascino, con quei dettagli così ben lavorati da far credere che fosse stata davvero una mano divina a far quegli intagli così delicati. Un mappamondo in legno, con diverse tonalità di marrone e beige, grande quanto la scrivania, era posto vicino un lume. Da piccola, passavo giornate intere ad ammirarlo, a scrutare ogni singolo continente e l'immensità dell'oceano. Non mi servivano aerei, treni o navi: avevo i racconti del nonno, avevo la mia fantasia e l 'immaginazione che mi permettevano di viaggiare, e di andare alla scoperta di terre e luoghi lontani. Mio nonno diceva sempre che rappresentava i viaggi e la conoscenza di grandi menti ambiziose che si spingevano oltre la loro limitata conoscenza, scoprendo e arricchendo più di quanto avessero immaginato, ed essendo tanto altruisti da permettere e spingere chiunque di visitare il mondo con tutte le sue meraviglie, donando loro la mappa del mondo. Di fianco vi era un enorme poltrona in pelle beige con una coperta di cashmere nero, dove lui stesso si addormentava spesso quando faceva davvero troppo tardi la notte, le possenti tende di velluto, scarlatte, scendevano lungo tutta la parete, arrivando fin sul pavimento, sotto la scrivania vi era un enorme tappetto che una volta portò da un viaggio fatto in Cina. Sulla scrivania vi era un lume, un portatile che sapevo usasse di rado, il posa cenere con dei mozziconi di sigari, la statuetta in resina colorata dell'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, sapevo che era un grande fan di quest'ultimo e che ripeteva di continuo che sarebbe dovuto nascere ai suoi tempi piuttosto che nel ventunesimo secolo. Teneva anche un quadro vicino la finestra, con un'imitazione della famosa Gioconda, c'era chi diceva che fosse la Maddalena, presunta amante di Gesù e chi presumeva che invece, fosse il giovane assistente di Leonardo e, quel mistero lo affascinava quanto divertiva, la gente non vedeva la brillante mente di quel tempo, no, povero Leonardo, era vittima di intrighi di menti meno sveglie della sua. Tutto era in ordine. Tutto era lì. Tranne lui. Un fremito mi percorse il corpo mentre mi abbandonai sulla sedia dove lui si sedeva sempre, poggiai entrambi i gomiti sulla scrivania sorreggendomi la testa, scossa dai singhiozzi. Mi mancava terribilmente, volevo abbracciarlo ancora, volevo sentire i suoi racconti, avevo ancora tanto bisogno di lui, eppure se n'era andato, lasciandomi sola, in mezzo alle sue formule e alla sua conoscenza!

Ti vivrò tra quei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora