Severus (6)

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La nostra missione è finita. Cammino veloce, come il solito, così non rimane spazio per le parole. Un tempo si lamentava sempre, ora ha imparato e mi segue rassegnata.

Dopo aver ripreso le nostre scope, con un rapido volo nella notte torniamo alla lurida base, nei sobborghi di Londra.

- Vai a dormire. Trasmetto io le informazioni

La mia solita voce odiosa per impedirle, ancora una volta, di scambiare due parole.

Se lo facesse adesso, so che crollerei: il suo profumo è ancora troppo intenso sulla mia pelle.

- Vuoi un tè?

Non riesco a credere alle mie orecchie, ma non devo girarmi a guardarla.

- Vai a dormire, ho detto. Domattina ho lezione a Hogwarts e ti sveglierò prestissimo.

Non credo di riuscire a rendere la mia voce ancora più gelida di così.

Vado ad inviare il messaggio. Quando tornerò lei sarà addormentata sul divano, come sempre.

Ed io potrò avvolgerla nella logora coperta e sfiorarle il viso con le dita, in una delicata carezza che lei non sentirà mai.

Poi rimarrò a guardarla fino a quando il sonno non riuscirà a vincermi. Forse.

E' questo il motivo per il quale lavoro sempre con lei: per quella dolce carezza che non esiste. Ma le nostre missioni stanno diventando sempre più pericoloso, e quella mia carezza proibita potrebbe costarle la vita.

Dopo quindici anni, alla fine, ho imparato a rinunciare.

Ho trasmesso il messaggio e sono tornato. Ma lei è ancora sveglia e ha davvero preparato due tazze di tè.

- Vuoi un tè?

Riconosco quel perfido sorrisetto beffardo che in questo momento aleggia sul suo bel viso.

Vorrei sculacciarla. Vorrei stringerla a me. Vorrei sentire ancora il suo profumo sulla mia pelle.

Mi porge gentile una tazza, senza mai abbandonare il mio sguardo.

- Grazie.

La prendo tra le mani, calda e fumante, e mi accomodo sul divano.

La parolina di ringraziamento l'ha sconvolta più di un insulto. Non mi aveva mai sentito pronunciarla.

Si siede di fianco e beviamo in silenzio il nostro tè.

- Chi era... Beryll?

Le mie mani tremano: non riesco a controllarle. Sapevo che questo momento, alla fine, sarebbe arrivato. Eppure non sono pronto. Non sarò mai pronto, davvero, per affrontare il mio passato.

Mi limito a fissare il tappeto liso, mentre lei mi toglie la tazza dalle mani e l'appoggia a terra, di fianco alla sua.

Le immagini della notte di quindici anni fa si rinnovano vivide intorno a me, con tutta la disperazione e il dolore di allora.

- Severus?

Le sue labbra sussurrano piano il mio nome.

La guardo, ma non la vedo: sono avvolto dalle tenebre del passato.

- Ti prego dì qualcosa... - mi implora, scuotendomi per le spalle. – Mandami al diavolo, insultami. Quello che vuoi, ma torna in te, ti supplico.

Sta quasi piangendo.

Chiudo gli occhi e mi sfugge un sospiro. Perché non sei andata a dormire come ti avevo ordinato?

Ora non ho più scelta: devo rivelartelo.

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