Capitolo 14 - I wonder how am I still here

389 23 36
                                    

24 dicembre, appartamento di Alex (Alex)

Aprii gli occhi, la luce mi colse impreparato. Un atroce mal di testa mi ricordò i fin troppi gin tonic bevuti la sera prima. Mi misi un braccio sugli occhi per ripararmi dalla luce, la testa mi faceva davvero male.

Oh no.

D'improvviso mi erano tornati in mente i dettagli della sera prima. Io, Sam, i gin tonic, il sesso.

"Sam?" chiamai titubante senza ottenere risposta. Mi alzai a fatica e andai in bagno, avevo un aspetto orrendo, la barba trasandata e le occhiaie evidenti mi convinsero a fare una bella doccia. Dopo mi sarebbe stato tutto più chiaro.

Mentre l'acqua scorreva portandosi via le ultime tracce di sonno mi misi ad analizzare quanto accaduto la sera prima. Sam mi aveva baciato e io avevo risposto al suo bacio. Era stata colpa dei gin tonic? Se mi fossi limitato al bacio forse... ma ad un certo punto mi ero accorto che volevo di più, che non volevo solo i suoi baci, ma volevo sentirla mia e affogare in lei, nei suoi occhi, tra le sue braccia.

Come è possibile? Ci conosciamo da così tanto tempo e non l'avevo mai vista con occhio maschile. Sam è Sam e basta.

Eppure quanto successo la sera prima era inequivocabile. Aggrottai le sopracciglia, ma il movimento mi causò lancinanti fitte alle tempie. Il pensiero di averla lontana, anche solo per un paio di anni mi era parso ad un tratto insopportabile. Lei era lì, con me, indossava solo una camicia con i capelli neri sciolti che le ricadevano sulle spalle. Era dannatamente sexy, con le lunghe gambe nude e il seno messo in evidenza dalla camicia. L'avevo desiderata, volevo baciarla e farla mia, ma alla fine era stata lei a prendere l'iniziativa. E ora?

Quando uscii dalla doccia il bagno era avvolto da una nuvola di vapore. La casa era silenziosa. Misi l'accappatoio e andai in cerca di Sam. Volevo parlarle, ma Sam era andata via. Non una parola, non un messaggio.

Valutai se fosse il caso di chiamarla, ma in quel momento non avrei assolutamente saputo cosa dirle. Perplesso e confuso andai a prepararmi un caffè, adoravo l'espresso, per cui mi ero comprato una di quelle piccole macchinette con la cialda, facili e veloci, in pochi secondi il caffè fu pronto. Mentre sorseggiavo il mio espresso, presi il cellulare in mano.

Magari posso mandarle un messaggio

Cominciai a digitare il testo

"Buongiorno" no troppo formale.

"Ciao Sam, perché sei scappata?" nemmeno, potrebbe interpretarla male

"Sam dobbiamo parlare" ecco, questo poteva andare.

Volevo parlarle. No in realtà volevo vederla, ma parlare era un'ottima scusa. Indeciso se premere il tasto invio mi accesi una sigaretta, aprendo la porta finestra del balcone. Mi tornò in mente l'immagine di Sam in quella stessa posizione con indosso solo la mia camicia. E sentii il desiderio per lei risvegliarsi prepotentemente.

Al diavolo!

Lanciai la sigaretta fuori sul balcone e di passo deciso andai in camera, io non volevo mandarle un messaggio, volevo vederla!

Indossai un paio di caldi pantaloni ed un maglione girocollo grigio perla. Mi osservai un attimo allo specchio soddisfatto del mio aspetto, poi quel gesto involontario mi sorprese: non mi ero mai curato di come apparivo quando ero con Sam. Lei mi aveva visto nei miei momenti peggiori, che fossero ginocchia sbucciate o completamente andato per le sbronze prese nel periodo universitario. Invece stavolta mi ero specchiato.

Ancora più deciso a vederla presi le chiavi dell'auto e uscii di casa. Solamente una volta giunto in strada mi ricordai della bufera del giorno prima. La strada era stata spazzata, ma la neve si era accumulata ai bordi ricoprendo le macchine ed inoltre sulla carreggiata era rimasto uno strato che si stava trasformando in ghiaccio.

Come il vento d'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora