Lo scricchiolio delle assi di legno che si piegavano sotto i miei piedi era l'unico rumore che arrivava alle mie orecchie e risuonava nell'ambiente che mi circondava.
Nel piccolo palazzetto era calato un silenzio quasi assordante, in cui sentivo persino il rumore dei miei stessi respiri ed il cuore sbattere contro la gabbia toracica.
Posai gli spartiti sul leggio nero del pianoforte a coda, cercando di non farli cadere dalle mie mani tremanti. Mi sedetti sullo sgabello nero in pelle, sistemandomi fino a trovare una posizione comoda. Mi tirai avanti così da poter poggiare i piedi sui pedali.
Respirai a pieni polmoni l'aria un po' viziata di quel posto, crogiolandomi nei piccoli rumori che sentivo, così da non sentirmi troppo sola. Chiusi gli occhi nel tentativo di placare il mare di emozioni che provavo dentro, ma nulla sembrava bastare, avevo soltanto bisogno di suonare.
Posizionai le mani sui tasti bianchi del pianoforte, e guardai incerta gli spartiti, nonostante li conoscessi a memoria.-Che canzone vorrebbe suonare?- mi chiese una voce robotica, ma riuscì chiaramente a sentire il fastidio e l'impazienza. Ci stavo mettendo troppo e di tempo a disposizione non ne avevo.
Respirai più aria che potevo e chiusi gli occhi - se non vedevo il problema, non c'era, no?Guardai decisa il pianoforte ed iniziai a muovere le mani tremanti, premendo i primi tasti. La musica mi arrivò alle orecchie, percorse tutte le mie vene e si fuse con il cuore, liberandolo dal peso che lo attanagliava, rendendolo, così, capace di lasciare uscire tutte le emozioni che avevo accumulato.
Per me era sempre difficile iniziare, ma una volta che c'ero dentro, non riuscivo a fermarmi, e davo il meglio di me.-Come up to meet you, tell you I'm sorry- la mia voce uscì più dolce di quanto mi aspettassi, carica di emozioni che quella canzone era capace di strasmettermi.
-You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you I need you
Tell you I set you apart...-Mi estraniai dal mondo mentre le note mi possedevano e le mie orecchie si ovattavano. Smisi di ascoltare il vociferare delle persone nel pubblico. Smisi di ascoltare i commenti delle solite signore sedute davanti al piccolo palco. Smisi di ascoltare lo scricchiolio delle sedie e le risatine di alcune ragazze che frequentavano la mia scuola.
Non sentì più l'ansia che mi attanagliava il petto, facendomi dimenticare come si respirasse. Non sentì più le mie paure, le mie paranoie.
No...
Per me ora esisteva soltanto la musica che scorreva nel mio sangue, mi fluiva delle mai e sollevava qualsiasi peso dal mio petto, così da farmi sentire libera, come una libellula che si libra in aria per la prima volta ed assapora la libertà - che, per lei, è il dolce vento che si infrange sulle sue piccole ali, mentre per me è il suonare per liberare la mente.-Tell me your secrets and ask me your questions
Oh, let's go back to the start
Running in circles, coming up tails
Heads on a science apart-Osservai le mie mani muoversi esperte sulle note. La sentivo mia, quella canzone.
Nonostante l'avessi ascoltata più volte di quante ne sapessi contare, non mi aveva mai stancato, anzi, ogni volta che partiva, provavo sensazione sempre nuove.
Guardai svogliatamente lo spartito ingiallito e sorrisi, ma non mi premurai di girare pagina, non ne avevo bisogno.-I was just guessing at numbers and figures
Pulling the puzzles apart
Questions of science, science and progress-Guardai il soffitto in legno scuro e le luci mi accecarono un po', ma non mi fecero male, mi piaceva quella sensazione.
Mi esibivo in quel piccolo palazzetto molto spesso, tanto da conoscere tutte le persone che lo frequentavano assiduamente. Erano sempre le stesse.
Conoscevo tutti, partendo dalle 3 sorelle Kar, erano signore buffe, con tutti i capelli colorati ed il look punk; la famiglia Johnson veniva sempre a vedermi, non si perdevano una mia esibizione, ed ogni volta si congratulavano con me per la mia bravura; c'erano delle ragazzine che avevano smesso di parlarle appena avevo poggiato le mani sulla tastiera, estasiate dal suono - lo facevano ogni volta. E poi c'era Amélie, la mia migliore amica, nonché collega di lavoro.
C'erano tanti altri volti, ma non mi spaventava, li avevo già visti tutti.-Do not speak as loud as my heart- cantai quella frase al meglio che potevo, alzando la voce di un minimo, rimarcando le mie emozioni, tentando di vomitarle fuori con così tanta violenza da non sentire più nulla dopo.
-But tell me you love me, come back and haunt me.
Oh and I rush to the start-
Ripresi il respiro cercando un po' di conforto fra le reazioni del pubblico, esaminando ogni volto.-Nobody said it was easy
Oh, it's such a shame for us to part
Nobody said it was easy-I miei occhi vennero attratti da un'alta figura nera poggiata allo stipite di una delle grandi porte in legno. Lo studiai lentamente, cercando di metterlo a fuoco.
Era la prima volta che lo vedevo lì, ne ero sicura, perché ora persona come quella non puoi non notarla.-No one ever said it would be so hard-
Le luci non offrivano molta illuminazione dov'era lui, si fondeva con il buio della sala, creando in me emozioni contrastanti. Ero agitata perché non riuscendone a vedere il volto, non sapevo se gli stava piacendo il brano che mi stavo dilettano a suonare.
Vidi i contorni sfocati, ma riuscì a capire che il suo volto era coperto da una maschera totalmente nera con dettagli bianchi, che, ovviamente, non riuscì a capire – per la distanza.
Indossava dei larghi cargo neri, una cintura con dettagli color argento ed una semplice t-shirt grigia.
Aveva le braccia incrociate al petto ed una gamba piegata, poggiava così il piede sul muro.
Era incredibilmente muscoloso, sembrava un gigante comparato agli uomini al suo fianco – che, a confronto, potevano essere scambiati per ragazzini.
Emavana, persino in lontananza, un aura di potenza, era spaventoso nel suo essere imponente.-I'm going back to the start-
Un brivido mi percorse la schiena quando notai che i suoi occhi erano fissi su di me. Studiava ogni dettagli, ogni movimento delle mie mani, come i capelli si adattava al mio corpo che oscillava sulle note della canzone, tenendo il ritmo, o come la mia voce suonava carica di tristezza e nostalgia.
Lo guardai un ultima volta e gli feci un piccolo sorriso, cercando di captare una sua minima reazione.Tornai a seguire le mie mani e mi concentrai sulle ultime note, suonando sempre più lentamente, fino a fermarmi del tutto e far calare il silenzio nel palazzetto.
Ripresi a respirare normalmente e mi alzai sorridendo dallo sgabello che aveva preso la forma delle mie gambe. Feci un piccolo inchino per mostrare gratitudine a chi aveva ascoltato la mia musica senza perdersi una nota.Il pubblico scoppiò in un applauso pieno di lacrime e fischi, facendomi capire che avevano apprezzato quel piccolo pezzo di me. Mi scaldava il cuore vedere tutte quelle persone provare qualcosa per ciò che io gli avevo offerto, mi faceva sentire apprezzata.
Solo che in quel momento mi importava più di quell'uomo enigmatico che un po' mi faceva paura. Mi stava ancora guardando, solo che qualcosa era cambiato nel modo in cui lo faceva. I sui occhi erano diversi, ma non riuscì a capire in cosa lo fossero.
Era sorpreso.Lo vidi alzare lentamente le mani ed abbandonarsi ad un piccolo e flebile applauso, che un orecchio poco attento non avrebbe sentito – per me, ora, esisteva solo lui.
Gli sorrisi più che potevo, sentendo il mio cuore accellerare un po'. Pensare di essere riuscita a far provare qualche emozione ad un uomo che sembrava così spaventoso e freddo mi faceva sentire speciale.
Lui mi guardò un ultima volta prima di girarsi ed uscire da una delle grandi porte.Recuperai velocemente gli spartiti e corsi giù dal palco, ignorando quelle solite persone che si complimentavano con me per il modo in cui avevo suonato.
Corsi velocemente su per la piccola scalinata, cercando di raggiungere al più presto una delle porte, così da poter uscire.
Sentì una mano afferrarmi il braccio, così mi girai per trovare Amélie che sorrideva.-Dove vai?- mi chiese piena di entusiasmo, guardandomi dritta negli occhi.
-DOPO TI SPIEGO!- le urlai allontanandomi velocemente.
La salutai con la mano ed apri la porta che dava sull'esterno.Con il fiatone evitai tutte le persone che si accumulavano sul marciapiede fuori la struttura, finché non arrivai direttamente sulla strada.
Guardai in tutte le direzioni che riuscì a pensare, ma nulla, lui non c'era.
Era sparito, non c'era traccia di quell'uomo strambo che giocava con l'oscurità e si copriva il volto.
Era sparito nel nulla, proprio come un fantasma.___
Spero che vi sia piaciuto, ho un sacco di capitoli da pubblicare!!
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black out - Ghost(SimonRiley)XReader
RomansaLa guardava fumare mentre pensava ai suoi occhi incredibilmente belli quanto tristi, eppure, non riusciva a scegliere lei. Per quanto lo volesse, non ci riusciva. È una storia fatta di parole non dette e sigarette bruciate, come il cuore di una per...