SCUSAMI

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| CASSANDRA'S POV |
Il ragazzo riccio mi condusse a casa sua.
Mi tenne per i fianchi per tutto il tragitto.
La passeggiata sembrò eterna, cupa e drammatica.
Ethan Landry non faceva altro che farfugliare su quanto gli dispiacesse per l'accaduto e di come si sarebbe preso cura di me.
"Non ho bisogno di te Landry, me la caverò" lo fermai prima che continuasse con un altro dei suoi monologhi.

Passammo il resto del tragitto in un magnifico silenzio, finché Ethan non lo ruppe.
"Siamo quasi arrivati" pronunciò sottovoce.
"Quasi? Quanto manca ancora?" domandai perplessa.
Rise, non c'era niente da ridere per me.
Non ce la facevo più a camminare.
Mi girava la testa.
Ero semplicemente stanca.
"Devi sapere che io e la mia famiglia non possiamo permetterci molto per ora, quindi hanno deciso di affittare un piccolo appartamento per me qui a Wood Ave. Non è il massimo ma col tempo mi sono abituato" disse Ethan stringendo il mio fianco mentre salivamo le scale di una palazzina.
Mi sentii in colpa, come se mi avessero pugnalato alle spalle: chissà quanti sacrifici avevano compiuto i suoi genitori per trasferirsi qui.
Io invece avevo sfoggiato la mia casa con una stupida festa da snob e Chad, si era preso anche la briga di invitarlo.
Mi sentivo una stronza.
Non volevo sembrare la ragazza popolare piena di amici che è ricca e con una bella casa.
Non volevo sembrare Chad.
Mio fratello voleva trasferire la sua identità da figo della scuola su di me.
Io non glielo permetterò.
Non capiva che noi due eravamo persone diverse.
Io non avevo niente a che fare con quella carriera scolastica.
E onestamente, non mi interessava nemmeno.
Non volevo che gli altri pensassero queste cose di me.
Non volevo che Ethan pensasse queste cose di me.
Lui non si sentiva a suo agio in quella maschera, lo avevo sempre percepito.
Voleva quindi che a sentirci scomodi in una stupido costume fossimo in due.

| ETHAN'S POV |

"Eccoci arrivati" dissi aprendo la porta del piccolo appartamento grigio.
"Senti Cass, c'è... C'è solo un problema" provai a formulare una frase cercando di non farla suonare imbarazzante. "Il letto è matrimonial-" continuai prima che lei mi bloccasse entusiasta.
"Dio un letto!" esclamò buttandosi a capofitto sul materasso ad acqua.
Dunque non è un problema.
Perfetto.
Pensai.
"Se vuoi posso dormire a terra se per te è una seccatura" dissi grattandomi la testa.
"Landry non fare l'idiota e dormi qui" ordinò lei mettendo le mani sull'altro lato del letto.
Non me lo feci ripetere due volte.

Le prestai una maglietta degli AC/DC con cui poter dormire.
Era evidentemente distrutta.
Come biasimarla.
Andò in bagno per cambiarsi e non appena uscita affermò "Cavolo Landry ascolti gli AC/DC?, forse non sei così noioso come pensavo"
"Hai detto che non sono noioso?" domandai arrossendo.
"Ho detto forse Ethan, non farci l'abitudine" concluse lei sdraiandosi dal lato opposto a cui ero rivolto.

Passò una mezz'ora.
E la passammo in silenzio.
Pensai si fosse addormentata.
Stavo per lasciarle una carezza sulla testa quando mi domandò: "Ethan? Landry sei sveglio?"
Non avevo il coraggio di rispondere, mi si bloccò la voce in gola.
Espirai lentamente.
Decisi di risponderle, ma lei mi precedette.
"Io... Insomma, io volevo chiederti scusa da parte di Chad. Forse non avrebbe dovuto inviatarti a quella festa.
È che mi sento terribilmente in colpa, tu hai un appartamentino nel quartiere più piccolo della città ed io una casa così grande da poter ospitare metà scuola. Non voglio sminuirti è solo che... Molto probabilmente non mi stai neanche ascoltando huh? Forse dovresti sai? Non dico mai quello che sento agli altri" fece una pausa. "Mindy mi aveva sempre detto di espormi di più, perché sono una bella persona.
La verità? è che non l'ho mai fatto. Lo so che prima ti ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto, ma la verità è che ti sono grata per quello che stai facendo per me" continuò.
"Cavolo sto veramente parlando con uno scemo che sta dormendo?" si domandò.
"Dio sono proprio messa male" sussurrò ridendo.

Quelle parole mi turbarono.
Allo stesso tempo però mi lasciarono un sorriso stampato in viso per tutta notte.
In fondo anche lei era umana.
Ed io che pensavo che una ragazza così bella non potesse soffrire.
Invece era afflitta eccome.

Le sue parole per me erano come il canto di una sirena, l'avrei sentita per ore: non volevo che si scusasse però, volevo sentirla felice.

Avevo così paura di lei, la vedevo forte indipendente, una ragazza che mai si sarebbe lasciata trasportare dall'amore.
Cassandra Martin sei la ragazza più sofferente che abbia mai visto.
E non lo meriti.
Mi sento così stupido per non essermi accorto prima di quanto stessi male.

Mi addormentai rimuginando su quei pensieri.

Quando mi svegliai Cassandra dormiva ancora.
Preparai del caffè: l'odore più buono che si potesse sentire al mattino.
Gli uccellini cantavamo sul davanzale dell'appartamento, tirava un leggero vento fuori.
Mi affacciai alla finestra per vedere il panorama. Ormai erano mesi che mi sporgevo sul davanzale sperando che il paesaggio cambiasse.
Vedevo nell'orizzonte la mia vita, che avevo sempre sperato prendesse un'altra via.
Non la prendeva mai.
Il mio passato mi faceva male, ma non potevo farci nulla.
Se non fosse stato per il tempo trascorso prima però, non sarei stato la persona che sono diventata ora.
Osservai il tavolo in cucina, pieno di lettere della mia vera madre.
No, non le aprire Ethan.
Mio padre da quell'evento aveva deciso di risposarsi e trasferirsi qui a Woodsboro con la nuova compagna.
Incantato da quelle lettere non mi ero quasi accorto che Cassandra era dietro di me.

"Landry tutto bene?" domandò lei preoccupata.
"Già di prima mattina iniziamo con le domande Cass?" risposi ridendo scacciandomi una lacrima dal viso.

"Vuoi del caffè?" chiesi cambiando argomento.
"Perché no" disse lei afferrando la tazza piena fino all'orlo di caffè americano.

"Comunque Cass, volevo parlarti di ieri sera" cominciai, "Non devi sentirti in colpa se Chad mi ha invitato alla festa dell'altra sera. Non voglio che tu soffra anche per questo" dissi tutto d'un fiato bevendo un altro sorso di caffè.
"Non capisco, di cosa parli?" mi domandò lei con il viso perplesso.

Mi crollò il mondo addosso.
Veramente stava facendo finta di nulla?
O mi ero inventato tutto?

"Stai veramente insinuando che mi sono inventato tutto? continuai con una risata nervosa.
"Landry io non ti ho detto proprio nulla ieri sera, se sicuro di star bene?", continuava a negare l'evidenza.
"Cassandra ma io... Io sono sicuro di averti sentita" dissi posando la tazza nel lavandino e dirigendomi verso di lei.
"Senti Ethan" annunciò lei allontanandosi, "Non è che se mi hai ospitato ieri sera vuol dire che devi sapere tutto di me okay?" mi informò.
"No Cass aspetta... Non intendevo dire questo" provai a scusarmi.
"Ethan, ti prego, peggiori solo le cose" disse lei andando verso la porta.
La presi per il polso e la voltai con la schiena rivolta al muro.
Aveva gli occhi lucidi.
"Dio, mi... Mi dispiace"
Mi sentivo male, non avevo intenzione di ferirla.
"Basta scusarti Ethan!" urlò lei con una lacrima che le rigava il viso. "E lasciami andare per favore" continuò.
"No!"
Mi feci coraggio e dissi ciò che pensavo.
No, non volevo lasciarla andare in quello stato.
No, non me la sarei fatta scappare così facilmente.
E no, non le avrei permesso di piangere di nuovo.
"Vieni qui" dissi abbracciandola.
Non credevo al gesto che stavo facendo, ma lei sembrò apprezzarlo.
Mi abbraccio dandomi un pugno sul petto.
"Ethan ti ho detto quelle cose perché ero sotto effetto di Eroina" singhiozzò, "Mi dispiace, ho provato a rimanere pulita, non riesco".

Sbocciati per appassire | Ethan Landry |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora