14 | se, e solo se, il diaspro si nascondesse.

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SGRASSATORE PER CUORI!

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SGRASSATORE PER CUORI!


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Il sole pizzicava le sue palpebre in un letto che non era il suo. Poi, aperti gli occhi e abituati alla luce del primo sole, al calore del dì e alla frescura del vento, riconobbe d'essere nella camera di Min Yoongi, che sedeva a bordo del letto intento a sfogliare un libro.

Si sollevò, lasciando scivolare la coperta via dal suo busto. Si scompigliò i capelli biondi e ricadde a peso morto sul materasso innaturalmente duro di Yoongi.

«Perché mi trovo qui?» Domandò, con voce flebile e impastata dal sonno. A stento riusciva a tirarsi su, e a mettere a fuoco con gli occhi. La sua memoria era frammentaria, i ricordi faticavano a inserirsi in un quadro completo. Tutto quel riflettere gli metteva il mal di testa. «Ti ha portato Kim Taehyung. – Tagliò corto Yoongi, irritato – Jimin, che diavolo ci facevi a quell'ora, con lui?» Sbottò. Il materasso si alleggerì, di colpo. Il ragazzo prese a far avanti e indietro per la stanza sotto lo sguardo incredulo dell'altro. «Che intendi, scusa?» Ribatté sbigottito. Si passò le mani tra i capelli, graffiandosi per errore la cute. «Ovvio, Jimin! Insomma, mi ha raccontato ogni cosa. Salvo, certo, i dettagli importanti...» Gli si fermò dinnanzi. Troneggiava su di lui in maniera incombente, cosa che Jimin cominciò a detestare in fretta. «Spiegati, – Protestò quindi, – invece di fare il supponente! Non sono mica nella tua testa!» Yoongi batté il piede sul pavimento con nervosismo e dopo un po' s'arrese e parve calmarsi. «Siete usciti a bere insieme, giusto? Immagino tu abbia detto a Taehyung e Jinri... Lo sai già, no? Quello. Poi avete continuato a bere e vi siete messi in auto. Devo dire, un comportamento idiota, anzi, completamente assurdo, da parte tua! Potevi... Potevi ammazzarti, cazzo.» Jimin ascoltò col cuore a mille. Rivide gli insetti zampettargli addosso, risentì quel freddo turpe che ustionava, rapido, le sue ossa. «Mi ha spiegato ogni cosa... Non sai che paura mi è presa. Volevo addirittura portarti in ospedale, sai?» Scostò i capelli dal suo viso premurosamente. «Mi ha confidato alcune cose. È stato parecchio loquace, con me. Gli ho anche offerto un caffè. E ne abbiamo parlato a lungo. Ma sono solo schiocchezze, ormai.» Cercò di fomentare il suo interesse, più puerilmente possibile. «Nulla di preoccupante. Una chiacchiera. Mi ha giusto detto che sei un grandissimo coglione.»

«I miei passatempi non ti riguardano.» Specificò, e socchiuse minacciosamente le palpebre. «In fondo, Yoongi-ssi, noi due non siamo neanche molto amici. No?» Finse di non provare alcun interesse per lui e si stiracchiò tra le coperte, fresche di bucato. «Forse, Jimin, hai battuto forte la testa ieri notte.» Giudicò, sorridendo sornione. Il viso di Jimin si contrasse in un'occhiataccia terrificante. «Già, chissà... Forse me l'ha fatta sbattere Taehyung, tu che dici?» Ringhiò. Yoongi emise un verso irato, più simile a un guaito. Lo afferrò dall'elastico del suo pigiama e lo tirò a sé.

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