25| il sole sorge all'orizzonte (dove andrai, quanto a lungo?).

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SGRASSATORE PER CUORI!

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SGRASSATORE PER CUORI!

𓍊𓋼𓍊𓋼𓍊

Jimin dava un certo peso stolido all'arte, all'arte che si esprimeva in moda, e, infatti, senza i suoi preziosi occhiali Fendi non osava sfidare il sole e i suoi raggi.

Addirittura i suoi pigiami - o, che dire, le federe dei suoi cuscini, - erano pregiati. I primi rigorosamente di G. Armani, i secondi tendenzialmente di Versace. E tutti i suoi amici, a ogni pigiama party, sfoggiavan tute colorate e completi da notte firmati Burberry o Prada. Ormai, solo tastandone la consistenza con le dita, Jiminie era capacissimo di distinguere i tessuti tra loro e perciò di catalogare chi li portava indosso.

Per questo, quando Hoseokie lo strinse a sé di getto, schiacciando la sua guancia su una maglia logora in poliestere, si sentì oltremodo turbato. Le braccia del ragazzo, nude, avvolgevan le sue spalle, riscaldando il suo intero corpo. Jimin affondò nel suo petto e poi strizzò forte gli occhi, respirando l'odore di terriccio e rosmarino che la sua pelle emanava. Era morbido, così diverso dagli abbracci in cui spesso si rifugiava.

Così diverso da Min Yoongi e la sua freddezza buia.

«Hobi hyung, che succede?» Jimin lo guardò con un sorriso carico di stupore «Ho bisogno di parlarti, sei libero?» Chiese Hobie, con una certa fretta, esitando sullo stipite. «A dir la verità io...» S'oppose il biondo, serrando il passaggio. «Non ci metterò molto, è una notizia breve...» Chiarì immediatamente lui, timido. Jimin indietreggiò, consolato dai suoi occhi di miele.
«Beh d'accordo. Sembri entusiasta.» Acconsentì poi.
«Posso entrare?» Hoseok indicò il salotto dalla porta chiusa. Jiminie s'agitò e il suo corpo s'irrigidì subito. «No, ecco, casa mia è tutta disordinata.» Si giustificò immediatamente. Nel suo far scordinato, prevaleva un'ansia statica, che forzava di netto i suoi muscoli.
«Ah, fa nulla! Dovresti vedere il mio capanno.» Hobi sorrise con educazione, senza cedere alla curiosità. «Un capanno e il mio appartamento non dovrebbero somigliarsi neppure nei sogni.» Evidenziò il biondo, corrugando la fronte in un'espressione innervosita.
«Allora fa' in modo che sia più in ordine, no?» Disse, offrendo una soluzione lasciva. «Non è mica questo il punto!» Affermò irritato. «Jimin, era una battuta.» Brontolò, lui. «Stavo solo scherzando. Ma che hai?»
«Senti, parliamone qui.» Tagliò corto infine Jiminie. «Chi c'è in casa tua?» Sorrise sornione, sollevando il sopracciglio. «Nessuno, ti dico.» Ribatté seccamente. «Allora fammi entrare!» Gracchiò ancora Hoseokie. «No, qui la ventilazione è migliore.» Biascicò allora. «Ho interrotto un appuntamento?» Suggerì, allegro.
«Ma dai! Che fantasia!» Jimin lo canzonò, sconvolto. «È il ragazzo del piano di sotto, vero?» Proseguì, lui.
«Smettila con queste stupidaggini.» Sibilò, mordace.
«D'accordo. Te lo dirò qui, dai.» S'arrese, intimidito.
«Bene. Mi piacciono i compromessi.» Annuì Jiminie.

«La primula è salva. Io... Non so propriamente... Tu, in che modo l'hai convinto?» Hoseokie afferrò le sue spalle, ma le lasciò andare quasi subito. «Non credo di potermi confidare con te...» Il biondino fu breve. Hobie non insistette, incredibilmente comprensivo. «Sì, lo sospettavo, Jiminie. Ciò che conta è che abbia funzionato.» Sospirò quindi, mordendosi il labbro.
«Senza ombra di dubbio.» Convenne, incrociando le braccia al petto. Si guardarono per qualche secondo e il colore del viso di Hoseok si fece più intenso, più vivace. Jimin fece per parlare, ma venne interrotto. «Mi dispiace aver fatto irruzione.» Cominciò a dire. «Oh, figurati.» Lo liquidò con un rapido gesto della mano, seguito da uno squittio. I loro occhi nocciola, intrecciati, seguivan la luce solare arrampicarsi per la lunga scalinata. «In realtà... Non sono venuto solo per ringraziarti...» Confessò Hoseok, all'improvviso. Forse, il coraggio lo aveva rubato al sole medesimo, oppure era la sfacciataggine che aveva sottratto dal vaso di Pandora che era la dura testa di Park Jimin.

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