Capitolo 4

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Proprio così, un maleficio, magari uno simile a quello che aveva colpito la signora Robinson
che, il giorno del parto, sotto le attente cure della strega, diede alla luce un bambino
deforme.
Da quel momento in avanti le voci sulla mia vicina cambiarono, non era più la ragazza dolce
e innocente che tutti pensavano di conoscere, ora dietro quell'apparenza angelica il villaggio
era convinto, e a ragione, che si celasse un demonio fuggito dagli Inferi.
Per lei nessuno avrebbe più aperto le porte della propria casa, e dunque non c'era lavoro che
avrebbe potuto fare e per la quale sarebbe stata pagata o, perlomeno, ricompensata.Rimase per lo più nella sua casa a dedicarsi alla madre e quando non poteva tenersi
occupata con la gestione dell'abitazione o con le cure del genitore andava in giro per il
villaggio a chiedere l'elemosina, un pezzo di pane era tutto ciò che osava chiedere, ma
naturalmente nessuno glielo avrebbe dato.
L'unica speranza che le rimaneva ero dunque io, e per quanto mi infastidisse l'idea di
associarmi a quella sporca ragazza cercavo di nasconderglielo, e anzi mi premuravo sempre
di lasciare a lei e alla madre qualcosa da mangiare. In onestà io, più di chiunque altro,
detestavo quelle due donne ma ero certa che quella ragazzina nascondesse qualcosa di
oscuro; ogni notte i ricordi del funerale di suo padre mi tormentavano e in poco tempo il
desiderio di vederla scomparire dalla mia vita divenne insostenibile, tuttavia sapevo che per
sbarazzarmi di quella ragazzina avevo bisogno di delle prove e il modo migliore per
ottenerle era far sì che abbassasse la guardia con me.
In poco più che di due settimane quella sciocca pendeva dalle mie labbra e dalla mia
generosità, ma nonostante parlasse liberamente in mia presenza avevo sempre il
presentimento che non mi stesse dicendo mai la completa realtà dei fatti, e ciò era quel che
più mi rendeva nervosa e impaziente.
Questi erano i miei pensieri mentre riordinavo la cucina una sera come tutte le altre; stavo
ripulendo le finestre che erano state sporcate da qualche schizzo di minestra quando mi
accorsi che dalla casa della mia vicina era appena uscita una figura smilza e minuta. La
riconobbi immediatamente e mi affrettai ad indossare uno scialle pesante e a seguirla nella
quiete della notte. Cosa faceva a una tale ora della sera, quando persino le bestie erano già
tutte a dormire, in giro per il villaggio con quel suo fare guardingo?
Camminava spedita, e io dietro di lei, per le vie deserte fino a raggiunge i margini della
foresta vicina; nel fitto di quel bosco nemmeno i falegnami e i cacciatori più esperti si
inoltravano eppure la mia vicina non esitò ad entrarvi scomparendo quasi subito tra le
fronde nere degli alberi. Lo fece con una tale disinvoltura che mi fece pensare non fosse la
sua prima volta.
Per quanto volessi smascherarla non ebbi il coraggio di seguirla oltre, Dio solo sapeva cosa
era andata a fare nella foresta di notte, dunque rimasi ad aspettarla ben nascosta dietro una
delle capanne.
Aspettai a lungo e quando finalmente la vidi arrivare mi accorsi che portava con se' un cesto
colmo di erbe strane e mai viste; sul suo viso era disegnato un sorriso pieno di soddisfazione
e i suoi occhi risplendevano di una luce sinistra e sconosciuta, simile a quella che le avevo
visto tre anni prima al funerale di suo padre.
Con il cuore in gola la seguii fino a casa, attenta a non farmi scoprire e ulteriormente
spaventata da quel suo sorriso che continuava a tornarmi alla mente. Lei, d'altro canto,
camminava serena, certa che nessuno fosse in giro a quell'ora a spiarla, e quando rientrò
chiudendosi la porta alle spalle la sentii canticchiare un motivetto che non conoscevo. Lottai
contro l'impulso di tapparmi le orecchie e nascondermi nella mia stanza al sicuro da quella
ragazza demoniaca perché sapevo che avevo ancora bisogno di sapere cosa voleva farci con
quelle erbe. Dalla finestra continuai a spiarla: tagliava, sminuzzava e cucinava ciò che aveva
colto nel bosco, poi versava gli intrugli finali in delle piccole ampolle che si tingevano dei
colori più strani e che infine riponeva in un armadietto, lontane dalla vista degli altri.
Rientrai in casa mia e mi misi a letto ancora sconvolta, quella notte ebbi incubi terribili e
spaventosi che mi svegliarono il mattino seguente in un bagno di sudore. I ricordi della notte
precedente mi terrorizzavano ma il pensiero di vivere accanto ad una strega mi terrorizzava
di più. Quel mattino dunque andai a sporgere denuncia: raccontai al capo del villaggio i miei
sospetti e ciò che le avevo visto fare quella sera; il pomeriggio di quello stesso giorno gliuomini addetti alla caccia e all'arresto delle streghe vennero a bussare alla porta della mia
vicina.
Mi affacciai alla finestra, per vedere come stavano procedendo le cose e vidi la ragazza
calma e pacata che tutti conoscevano tramutarsi in un vero demonio. Scalciava e si
dimenava mentre due uomini tentavano di trattenerla; urlava come una pazza affermando di
essere innocente <<Lasciatemi! Lasciatemi! Io non ho fatto niente! Vi ho detto di lasciarmi!
>>.
Ben presto attorno alle nostre case si radunarono parecchie persone, incuriosite da quelle
urla, e io non potetti più trattenermi: uscii di casa e mi avvicinai alle guardie e riferii
nuovamente loro dove la strega teneva le sue pozioni. Solo allora la mia vicina si voltò
verso di me con uno sguardo assatanato, mi squadrò da capo a piedi, poi riprese a strillare
<<Sei stata tu! Sei stata tu! Come hai osato spiarmi! Non ho fatto nulla di male! Di' a queste
persone di lasciarmi!>>, i suoi occhi divennero rossi dalla rabbia e presa da una attimo di
terrore indietreggiai.
<< Non ci penso nemmeno demonio!>> esclamai una volta ritrovato il mio coraggio, <<Ti
ho vista l'altra notte. L'ho sempre saputo che in te c'era qualcosa di malvagio e adesso che
ne ho la conferma voglio solo vederti bruciare sul rogo. Strega!>>. La ragazza rimase
scioccata per un momento dalle mie parole ma ben presto riprese ad urlare << Ti stai
sbagliando! Non è come credi! E' vero che sono andata nel bosco ma non ho fatto niente di
male. Sono andata lì a cogliere delle erbe per mia madre. Sta male! Sta morendo! Io sono
troppo povera per pagare le cure necessarie, non avevo altra scelta se non quella di provare a
prepararle per conto mio! Sto dicendo la verità, lo giuro!>>.
In quell'istante dalla casa della mia vicina una guardia uscì con qualcosa in mano
esclamando: <<Le ho trovate! E' proprio come ha detto quella donna. Ho trovato le pozioni
e questo libro sull'utilizzo delle erbe! Questa ragazza è un mostro! Un mostro!>>. Le
persone che sino al quel momento si erano radunate iniziarono ad urlare <<Strega! Strega!
Al rogo! Mettiamola al rogo!>>.
Io rimasi in silenzio a gustarmi la scena, a osservare la ragazzina inginocchiarsi piangendo e
pregando <<Vi prego! Vi prego non fate questo alla mia famiglia... mia madre ha bisogno
di me... mia madre morirà altrimenti... non sono una strega!>>.
Nessuno stette ad ascoltarla, nessuno avrebbe creduto alla sue parole; quella sera la mia
vicina non tornò a casa e il mattino seguente iniziò a girare voce che presto si sarebbe
bruciata una strega.


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