Prologo

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"Che prende il dolore
degli altri e poi lo
porta dentro lei"
(Coraline)

La sveglia iniziò a suonare. Erano le 7:00. La scuola sarebbe iniziata tra un'ora. Staccai la sveglia e mi alzai dal letto, iniziai a rifarlo e poi andai in cucina a fare una mini colazione. Qualche minuto dopo aver sgranocchiato mezzo biscotto andai in camera mia a prendermi dei vestiti. Oggi fuori è nuvoloso perciò decido di mettermi un top blu molto sottile con un jeans della stessa tonalità, una felpa e degli anfibi neri. Iniziai a vestirmi e nel frattempo mi arrivò un messaggio da parte di Adam che diceva: "piccolo giglio, io sono sotto casa, muoviti a scendere e non ci mettere tutto il giorno a truccarti", al messaggio decisi di rispondere con: "ok, stai tranquillo."
Sinceramente oggi non avevo neanche la minima voglia di truccarmi così presi la spazzola e mi pettinai i capelli velocissima.
Passai in camera da mia madre a salutarla e ad avvisarla che stavo scendendo di casa, lei mi diede un bacio sulla fronte e io ricambiai con un bacio sulla guancia.
Poi andai verso la porta, presi le chiavi di casa e uscì.
Sotto al mio condominio vidi Adam in macchina ad aspettarmi.
Mi avvicinai ed entrai in macchina.
<<Ciao amo, hai visto che ho fatto veloce stavolta?>>, <<si l'avevo notato, di solito ci metti tre ore solo per prepararti e metterti pochissimo mascara, a parte questo, oggi non sei truccata, come mai?>>, <<boh, non mi andava, stamattina mi sono svegliata invogliata dal fare niente>>, <<a okay piccolo giglio, nel frattempo è meglio se comincio a guidare perchè sennò faremo ritardo>>, <<hai ragione amo, muoviti>>.
Arrivammo a scuola poco dopo, non abitavo lontana, anzi, ero a dieci minuti di distanza, però Adam per tenermi compagnia mi accompagnava tutti quanti i giorni.
Adam è sempre stato il mio migliore amico fin da quando avevo 7 anni, non riuscirò mai a restituirgli tutto il bene che mi ha donato in tutti questi anni, l'unica cosa che posso fare per ricambiare il suo amore è rimanere per sempre con lui e basta...
Entrammo a scuola mano nella mano, anche se eravamo solo migliori amici, molta gente ci scambiava per fidanzati, ma a noi non importava perché ci volevamo un bene dell'anima...
Appena entrammo vidimo subito Jacob che venne verso di noi.
<<Ei ragazzi come state?>>, <<tutto bene noi Jacob e tu invece come stai?>>, <<tutto bene Ellie grazie, allora ci vediamo tra poco in classe, a dopo>>, <<a dopo Jacob>> disse Adam.
La campanella suonò e tutti entrarono nelle loro classi e anche io e Adam, andammo a sederci ai nostri posti.
Ora avevamo la professoressa Smith, di italiano.
Io e Adam sapevamo che sarebbe stata una noia mortale come tutte le sue ore, ma facevamo finta di essere contenti.
A sinistra avevo Adam mentre a destra avevo Jacob.
Ad un certo punto entrò in classe la professoressa e tutti noi ci alzammo in piedi per salutare con rispetto.
Appena la professoressa entrò chiese subito di tirare fuori un foglio bianco a righe o a quadretti, per lei era indifferente, basta che tiravamo fuori il foglio.
La professoressa iniziò a parlare e ci chiese di scrivere sul foglio il momento più bello della nostra vita, il momento in cui eravamo felicissimi, il momento che non avremmo mai voluto sostituire con nessun altro al mondo per nessun motivo.
Finita la consegna, io iniziai a fissare il mio foglio a righe.
Adam mi guardò perplesso e mi sussurrò: <<piccolo giglio, devi scrivere qualcosa perchè sennò la professoressa ti metterà un'uno sul registro e tu non riuscirai mai più ad alzare la media>>, io lo guardai con fastidio e gli risposi: <<non me ne frega un cazzo amo, non mi va di condividere il mio momento, sai quanto sia difficile per me>>.
Non so che cosa scrivere.
C'è stato un momento bello nella mia vita, ma, agli altri potrà sembrare una cosa orrenda, una cosa molto stupida perciò mi prenderebbero ancora di più in giro...
Quindi decido di continuare a fissare il mio foglio.
La professoressa inizia a passare tra i banchi dei miei compagni.
Appena si avvicina al mio banco, si appoggia con il gomito sul banco e mi guarda dispiaciuta forse anche un po' perplessa.
Cosa ne sa lei?
Lei non sa un bel niente di quello che mi passa per la mente.
I pensieri mi continuano ad invadere la mente.
Non ce la faccio più.
<<Ellie>>
<<Cosa c'è?>>
<<Perché non scrivi nulla?>>
<<Perché non ho voglia di condividere il mio momento felice con gli altri.>>
<<Invece dovresti. Dovresti imparare come si sta al mondo, non puoi sempre aspettarti tutto quanto dagli altri, svegliati!>>
<<Lei che cosa ne sa di quello che io ho dentro?>>
Lei non sapeva un cazzo.
<<Ellie adesso calmati!>>
<<No, non mi calmo, se io non faccio una cosa c'è un motivo, c'è sempre un motivo, lei non può sapere come mi sento io, lei non sa che cosa ho dentro, nessuno lo sa.>>
Adam mi tirò una gomitata da sotto il banco come per ordinarmi di stare calma.
La professoressa si alzò in piedi e si avvicinò di più a me, abbracciandomi dispiaciuta.
Molto dispiaciuta.
In quel momento non so che cosa mi è preso davvero..
Ce l'avevo con me stessa...
I giorni passavano in fretta ma il dolore rimaneva...
Il dolore non se ne andava mai...
Non andava più via...
Una macchia di inchiostro spalmata sul cuore...
Superai quel piccolo momento della giornata.
Capì che era solo un momento che non volevo condividere con gli altri e nient'altro.
E anche la professoressa lo capì.
Quando sto male, non so gestire la mia rabbia, per fortuna che c'era Adam di fianco a me...
Non so gestire la rabbia, specialmente quando mi si obbliga a fare cose che non ho voglia di fare.
Questo compito per tutti gli altri ragazzi è bello anzi bellissimo ma per me non lo è.
Loro scriveranno che il loro giorno più felice è stato quando sono nati i loro fratelli.
Scriveranno che il loro giorno più felice è stato quando hanno conosciuto quel tipo.
Scriveranno che il loro giorno più felice è stato quando hanno visto il loro idolo.
Scriveranno sempre tutto ciò che io non avrò mai la possibilità di scrivere.
Mancano pochi minuti alla fine della giornata di scuola.
Domani è sabato.
Per fortuna.
Mi servirebbe proprio un bel giorno per me.
Per pensare.
O forse per chiarirmi le idee.
Non lo so.
Forse un po' entrambi.
Dentro di me sento che ho bisogno di qualcosa.
O forse ho bisogno di qualcuno.
Mi sento sola anche se con me ho Adam e Jacob.
Nessuno mi riesce a capire.
Neanche io mi riesco a capire sinceramente.
Non mi sono mai capita.
Come dovrebbero fare gli altri a capirmi se non mi capisco io?
Non ha senso niente.
Forse dovrei solo rimanere sola.
É la cosa migliore per tutti quanti.
Almeno non causo problemi a qualcuno.
La lezione è finita.
Prendo le mie cose ed insieme ad Adam e Jacob mi dirigo verso la porta dell'aula, quando, ad un certo punto, la professoressa Smith mi afferra per il braccio e mi chiede di rimanere per cinque minuti con lei.
<<Ragazzi, uscite un attimo, aspettatemi fuori dall'aula vi raggiungo tra poco>>, <<va bene piccolo giglio>>.
<<Ellie, volevo scusarmi per oggi non sono stata per niente comprensiva, mi dispiace tantissimo davvero>>
<<Non fa niente professoressa, ci sono abituata ormai, sono abituata a farmi sottomettere, non è una novità e non lo sarà mai>>
<<Non dire così Ellie, non dire queste cose per favore, andrà tutto per il meglio fidati, se hai bisogno puoi sempre contare su di me>>
<<Sempre?>>
<<Si sempre, sai dove trovarmi>>
<<Grazie professoressa Smith, ne terrò conto>>
<<Non é nulla, ora va' a casa con i tuoi compagni Ellie>>
<<Arrivederci professoressa>>
Andai verso la porta dell'aula e iniziai a camminare lungo il corridoio mano nella mano con Adam e con Jacob vicino.
Loro per me erano un po' i miei custodi.
Erano i miei angioletti.
Io sono sempre stata vista come la pazza di turno da tutti gli altri a parte loro due.
Ellie= la pazza inutile...
Io sono sempre stata vista come colei che si inventava tutto solo per attirare l'attenzione di tutti quanti.
Io non sono quel tipo di persona e non lo sarò mai.
Non ho bisogno di esserlo sinceramente.
Certi giorni vorrei soltanto sparire da questo cazzo di mondo...
C'è qualcuno a cui importerebbe se io sparissi?
La vera risposta è no...
A nessuno importerebbe di me...
A nessuno è mai importato di me...
A nessuno importerà mai di me...
Forse di me importa solo ad Adam e Jacob...
Uscimmo dalla scuola e andammo verso il parcheggio.
Entrammo in macchina e Adam offrì un passaggio anche a Jacob per non farlo scomodare a camminare fino a casa sua, che era molto lontana.
Restammo tutti in silenzio, compresa io.
Fino a quando non decisi di rompere il ghiaccio.
<<Ragazzi, non so cosa mi è preso oggi in classe davvero, non volevo che accadesse, ma è da un po' di giorni che non sto bene per via di Gabriele, per colpa di una lettera che avrei dovuto leggere a 5 anni ma che mi ero promessa di leggerla solo ai miei 16 anni compiuti, di anni ne sono passati 2 prima di leggere questa lettera e anche se ora sono maggiorenne lui mi manca tanto, vi spiegherò tutto più avanti>>, <<va bene piccolo giglio , rispettiamo la tua scelta, stai serena, sappi che se hai bisogno noi siamo sempre qui per te!>>.
Arrivammo a casa di Jacob, lui scese dalla macchina e mi venne ad aprire la portiera.
Scesi dalla macchina e lo salutai con un abbraccio ed un bacio sulla guancia.
Camminai per andare a sedermi nel posto vicino al guidatore e dal vetro io e Adam salutammo ancora una volta Jacob.
Adam accese la radio e improvvisamente, partì la nostra canzone preferita.
Io e lui ci guardammo e iniziammo a cantarla insieme a squarciagola come facevamo da bambini...
Arrivammo a casa mia poco dopo.
Adam scese dalla macchina e venne verso di me per aprirmi la portiera.
Io scesi e gli diedi un abbraccio strettissimo, poi mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai: <<ti amo Adam>>, lui si avvicinò a sua volta al mio orecchio e mi sussurrò: <<anche io piccolo giglio.>>
Lo salutai da lontano mentre mi stavo incamminando verso casa.
I nostri "ti amo" erano intesi come amicizia...
Magari un giorno ci sarebbe stato dell'altro, chi lo saprà mai...

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