MAGIA!

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Eliras si svegliò con la testa dolorante e, volendo toccarsela per vedere se sanguinava, si accorse di avere anche le mani legate. Abbassò lo sguardo e notò con disappunto che i piedi avevano subito lo stesso trattamento.
Guardandosi intorno vide i rimasugli di un fuoco, probabilmente acceso da Aranel la sera prima, si disse, visto che era mattino. Immediatamente dopo aver fatto questa riflessione, si accorse di essere solo.
''Ancora solo e in più prigioniero'' pensò amaramente Eliras.
In quel momento una testa corvina apparve dalla foresta, seguita subito dopo dal corpo sinuoso di Aranel.
''Ti sei svegliato finalmente! Come stai?''
La sua voce suonava stranamente sincera, come se si volesse sincerare seriamente delle sue condizioni.
''Onestamente, mi fa un gran male la testa'' rispose mestamente Eliras.
''Oh, ti ho fatto male allora'' disse, sorridendo malignamente.
"Quanto è strana questa ragazza: prima si preoccupa per me, poi mi prende in giro!" pensò Eliras.
La conversazione si chiuse in quel modo e Aranel si mise a trafficare per riaccendere il focolare ormai freddo. Quando il fuoco iniziò a scoppiettare per bene, mise in un tegame uno strano impasto verde che sembrava un miscuglio di foglie macinate e fiori. Dopo aver aspettato qualche minuto, si voltò verso Eliras e gli intimò di girarsi. Il ragazzo obbedì e subito sentì un grande sollievo alla ferita alla testa.
''Grazie'' disse sorpreso.
''È mio dovere tenerti in vita fino a che non avrò capito che intenzioni hai."
''Non sono tuo nemico!''
''Cosa ci facevi nella foresta? Andavi a funghi?''
''Te l'ho già detto, sto facendo una consegna per conto del mio padrone.''
''Cosa devi consegnare? A chi? E chi è il tuo padrone?''
''Devo consegnare un pugnale" rispose, dicendo la prima cosa che gli venne in mente.
''Intendi questo pugnale, così rovinato?'', tirando fuori da una tasca interna il pugnale magico.
"Devo risvegliare la magia che c'è in lui" pensò Eliras, appena lo vide; si concentrò e provò a vedere il pugnale sotto un altro aspetto. D'un tratto, l'arma cambiò le sue sembianze: dal pezzo di metallo che era, diventò un vortice di energia bianca. Eliras era sbalordito e spaventato a tal punto che si deconcentrò e il pugnale riprese il suo solito aspetto. Tutto questo durò pochi secondi, durante i quali Aranel non si accorse di nulla.
Eliras ci riprovò e ci riuscì di nuovo. Poi pensò a dirigere quell'energia verso la testa di Aranel e con suo immenso stupore, il pugnale si diresse verso la nuca della ragazza, la quale, non aspettandosi un suo attacco, non reagì prontamente e cadde svenuta. Al termine dell' azione, il pugnale cadde a terra inerme ed Eliras si sentì trionfante, ma di colpo molto stanco. Cercando di combattere la spossatezza, strisciò fino al pugnale e si liberò dai legami. Legò Aranel coi brandelli di corda che erano rimasti intatti e si diresse verso il fuoco, ormai quasi spento, con l'intento di ravvivarlo. Riuscito nell' impresa, si accorse di non avere né cibo né acqua. Sentendo un certo languorino, si mise a frugare fra le bisacce di Aranel, scoprendo con piacere alcuni biscotti e degli strani oggetti, simili a bulbi oculari, che lo osservavano mentre frugava tra il cibo. Con un senso di inquietudine, richiuse il tascapane e si mise a mangiare i biscotti.
Finita la colazione, pensò a cosa fare della ragazza che giaceva svenuta di fianco a lui; si girò verso di lei e la vide addormentata, con i capelli appoggiati morbidamente sul suo viso, nascondendone una parte. Un particolare curioso attirò il suo sguardo: dietro al collo, all'altezza del cervelletto, aveva un curioso tatuaggio a forma di un drago nero che si morde la coda.
Riflettendo su quel dettaglio singolare, si sedette davanti al fuoco scoppiettante, poiché nell'oscura foresta il sole non riusciva a emettere un calore significativo.
Dopo alcuni minuti a meditare sul da farsi, sentì un mugolio provenire da dietro le sue spalle. Giratosi di scatto, vide che era Aranel la fonte del suono. "È proprio forte questa ragazza: è già sveglia!" pensò il ragazzo.
Aranel si guardò attorno, poi fissò il suo sguardo negli occhi di lui, che, ritrovandosi a fissare quei pozzi verdi, si sentì a disagio e iniziò a sudare freddo: quello sguardo era magnetico, non riusciva a distogliere gli occhi... gli pareva di sprofondarcisi dentro. D'un tratto un rumore lo riscosse e un grido conosciuto gli fece accapponare la pelle. Si girò in fretta e furia e con orrore vide un altro di quegli esseri che lo avevano attaccato nella radura.

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