Capitolo II

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~I primo passo~

Quella sera, la luna era alta e splendeva sopra le tracce di una piccola carovana diretta a Mithal. Poco più distante si trovavano due tende solitarie, non facevano parte di quel gruppo ma la direzione sembrava la stessa.

Due ragazze che fino a qualche giorno prima non avevano idea l'una dell'esistenza dell'altra, quella notte si erano ritrovare vicine e nessuna delle due poteva immaginare che da quella sera, le loro vite sarebbero cambiate drasticamente.
«Quindi...Dove sei diretta?»
Chiese Kara con la bocca ancora piena, strappando un nuovo morso dalla zampa della lepre appena cacciata.
«Da nessuna parte di preciso, sentivo soltanto il bisogno di viaggiare»
Rispose Ferivette, passando una mano tra i capelli guardando quella ragazza, nascondendo una smorfia nel vederla mangiare così voracemente la preda.
«Sei una fuggitiva?»
Continuò dopo aver deglutito ed indicandola con l'osso ancora in mano.
«No...»
Ribatté nuovamente la rossa scuotendo la testa, non avendo intenzione di aggiungere altro.
«Bene! Sarebbe stato un peccato»
All'espressione confusa di Ferivette, Kara proseguì.
«Sto andando alla capitale, e un compagno di viaggio può far sempre comodo»
La piromante prese a sua volta un pezzo della lepre che cuoceva sopra il loro falò, guardando nei boschi con sguardo assorto. La carne era sensibilmente carbonizzata all'esterno e non cotta all'interno, non era il massimo in termini di sapore ma la fame la spinse a mangiarla lo stesso.
«Vuoi partecipare all'impresa indetta dal Re?»
Era troppo impegnata a trangugiare il suo pezzo di carne per risponderle, quindi si limitò a fare un semplice cenno di assenso.
«Ti rendi conto che se aspettano a dire di cosa si tratta fino all'ultimo, è perché sanno che altrimenti nessuno si farebbe avanti, vero? Sarà sicuramente un suicidio»
Kara si limitò a scrollare le spalle, e dopo essersi pulita la bocca con il dorso della mano appoggiò quest'ultima sulla testa dell'ascia sporca di sangue incrostato.

«E allora? Prima o poi tutti tiriamo le cuoia no? Almeno io lo farò facendo quello che mi riesce meglio!»
Detto ciò si lasciò andare ad una risata, alla quale Ferivette non poté far altro che sorridere. La semplicità e il coraggio di quella ragazza erano contagiosi.
«Non ricordo... hanno almeno detto quale sarà la ricompensa?»
Chiese Ferivette stuzzicando la brace del falò con un legnetto, a quel punto la guerriera prese un'altra coscia addentandola mentre un brandello di carne le cadeva sulle gambe ungendole il pantalone in cuoio, cosa che però non sembrò scomporla affatto.
«Tutto quello che troveremo potremmo portarlo a casa»
La rossa alzò il sopracciglio dubbiosa.
«Mi puzza, se alla fine troverai una gemma rara o un'arma magica e ci saranno altre cinque persone cosa farai?»

Lo sbuffo di Kara fu sufficiente per far vacillare la fiamma ormai morente del falò.
«Ti fai troppe domande. Lo scopriremo quando saremo lì»
Passò un secondo di silenzio come se Ferivette dovesse finire di elaborare quelle parole.
«Lo ''scopriremo''?»
Kara rise nuovamente alla vista dell'espressione confusa della compagna, appena conosciuta.
«Hai bisogno di viaggiare e non hai una meta, no? Vieni con me, cos'hai da perdere?»
«La vita?»
«E' una cosa sopravvalutata»
E a quell'affermazione Ferivette non poté far altro che sospirare divertita scuotendo il capo con un mezzo sorriso.
«Ci penserò... per ora credo sia il caso di andare a dormire»
La guerriera mosse la mano vedendola alzarsi.
«Vai pure, io farò da guardia per un po'»

La notte passò tranquilla, e alle prime luci dell'alba Kara si svegliò e uscì dalla tenda.
Le parole della compagna le avevano fatto sorgere alcuni dubbi sul come gestire gli eventuali tesori raccolti, ma si limitò a scrollare la testa cacciando quei pensieri. Non era quello il momento di farsi certe domande e di sicuro lei non lo stava facendo per soldi.
Si guardò intorno notando con la coda dell'occhio la compagna di viaggio sbucare da dietro un albero con un fazzoletto chiuso in grembo contenente qualcosa.
Quando anche Ferivette la vide le fece un saluto.
«Ben svegliata, ho preso qualcosa da mangiare»
Gli occhi di Kara si illuminarono. Era abituata che se voleva mangiare la mattina doveva prendere i rari avanzi della sera precedente o procacciarsi qualcosa sul momento. Si sedette sul ceppo di legno che avevano usato la sera prima, curiosa di vedere cosa avesse portato Ferivette.
La rossa le si mise vicina ed aprì il fazzoletto di stoffa sulle gambe mostrano bacche blu e rosse. Kara rimase immobile qualche secondo mentre l'espressione si faceva via via sempre più delusa. Provò a toccarne qualcuna col dito.
Alla fine si decise ad assaggiarne una e dopo ciò, la sua unica reazione fu quella di aprire la sua scarsella da viaggio e, senza dire una parola, iniziò a mangiare una striscia di carne secca.
Inizialmente Ferivette fu delusa dalla reazione dell'altra, ma guardandola meglio, si rese conto che se lo sarebbe dovuto aspettare da una come lei, ed apprezzò almeno l'impegno di averne mangiata una.
Ritrovarono un punto d'incontro nel momento in cui Kara aprì una borraccia in cuoio offrendogliela.
Lei l'annusò, e sentì il profumo di un vino che non aveva mai assaggiato, bevve due grossi sorsi pulendosi le labbra col la mano.
«E' fantastico! Dove lo hai preso?»
Kara mostrò un sorriso soddisfatto e con aria orgogliosa riprese la borraccia, bevendone a sua volta un sorso.
«Vicino a casa mia...»
Sospirò, e sul volto della bionda si dipinse un sorriso quasi malinconico per poi continuare:
«Vicino a casa mia c'è un vigneto, e il vecchio Luthen mi ha regalato qualche scorta per il viaggio»
esclamò fiera mentre iniziò a smontare la tenda, pronta a partire.
Ferivette la seguì facendo lo stesso e mentre sollevava i picchetti pensò a quali potessero essere le origini dell'altra. Erano a poche miglia dal Passo, che collegava la penisola di Erthaldan al regno di Iralden e a giudicare dal suo modo di vestire e dal carattere probabilmente veniva da lì.
Quando tutto fu pronto si misero gli zaini in spalla e ripresero il viaggio; in due giorni sarebbero arrivate a Greyowl, un piccolo villaggio di taglialegna.

La prima giornata di cammino fu tranquilla, ma durante il secondo giorno, la brezza pomeridiana che fino a quel momento aveva portato soltanto il profumo dei fiori iniziò ad avere un odore ferroso.
Videro qualcosa in mezzo alla strada, una figura pareva un enorme masso coperto di muschio nero, intorno al quale giacevano i resti di un carro.
Kara si immobilizzò, frenando la compagna col braccio ed imprecando sottovoce.
«Cos'è?»
Chiese Ferivette sporgendosi in avanti cercando di capire la natura di quella sagoma.
«Và a nasconderti, ci penso io» E senza rispondere alla domanda strinse tra le mani l'impugnatura dell'ascia.
La ragazza non fece nemmeno in tempo a contestare quell'ordine che la creatura si mosse lentamente sollevando la testa dal corpo su cui stava banchettando girandosi verso di loro. Passò un secondo che alle due sembrò durare un'eternità, gli occhi dell'orso le stavano puntando.
Ripresero il controllo solo quando lo sentirono emettere un ruggito così basso e profondo che per un attimo entrambe giurarono di aver sentito il terreno tremare.


Le Cronache di Erthaldan: Fiamme e AcciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora