Capitolo X

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~Per le strade di Mithal~

«È bellissima, vero?»
Kara non rispose, limitandosi a guardare ogni dettaglio di quella città. Le arcate ricche di decori, le case alte più del doppio di quelle a cui era abituata, ma soprattutto fu esterrefatta dalla quantità di persone lì presenti. Quegli abiti così colorati, e quel chiasso la lasciarono di stucco. Avanzò lentamente sul lungo ponte dove la folla si accalcava e che le avrebbe portate dentro la capitale. Ferivette le scosse il braccio.
«Era da tutta la vita che volevo entrare a Mithal. Ho letto tantissimo di questo posto. Le vedi quelle?»
La rossa allungò il braccio indicando le sette torri della città.
«Sei sono messe intorno alla città mentre la più alta, al centro, è dove vive il nostro re. Ho letto che ogni torre è dedicata ad uno dei sei cavalieri che accompagnarono Re Felin I, il fondatore della capitale. Si dice che dovevano essere dei circoli per gli incantatori. In ognuna si sarebbe studiato uno dei cinque elementi. Mentre quella là in fondo avrebbe raccolto i guerrieri senza magia, ed ovviamente quella al centro sarebbe stata per la famiglia reale. Poi, però, Re Bache II decise di spostare i circoli fuori per-»

Si rese conto che la compagna non la stava nemmeno ascoltando, estasiata da tutte quelle persone così diverse da quelle che aveva incontrato fino a quel momento. Ci volle un po' di tempo prima che riuscissero a passare dal grande cancello, ritrovandosi nella larga strada principale.
«E ora?»
Chiese Kara, quasi come se si fosse dimenticata del loro obiettivo.
«l'evento è domani, giusto? Giriamo un po' e cerchiamo una locanda.»
Rispose la rossa alzando la voce per farsi sentire in quel baccano di vita mondana. Le due si incamminarono e, mentre Ferivette faceva attenzione a non urtare nessuno, Kara, avanzava dritta, incurante delle persone sulla sua strada. Arrivarono in una piazza con al centro una fontana rappresentante un uomo e una donna con le mani unite ed avvolte da un nastro. La rossa si emozionò nel vederla.
«È la fontana delle promesse!»
Esclamò Ferivette, ma prima che potesse anche solo accennare alla sua sua storia, la guerriera scattò in avanti.
Un ragazzino dai capelli neri, più giovane e basso di lei, se ne stava seduto su di una panchina parlando e gesticolando. Notò subito che questo portava a tracolla uno scudo, ed al fianco aveva una spada crociata, forse anche lui avrebbe partecipato al torneo, ma questo non le interessò.
 Aveva gli occhi puntati sull'interlocutore di quel ragazzino. Nonostante lo vedesse di spalle, non ebbe dubbi su chi fosse, l'armatura di cuoio, i capelli color rame, la postura così rilassata eppure così fiera. Lo raggiunse velocemente appoggiandogli con forza la mano sulla spalla.
«Hey! Mi devi una rivincita!»
Il ragazzo si girò di scatto con aria confusa per poi fare un lieve sorriso.
«Hey... cosa ci fai qui?»
«È la tizia della locanda?»
Irruppe i ragazzino divertito, guardandoli con occhi carichi di curiosità.La guerriera rimase confusa dal commento del moro, chiedendosi come facesse a saperlo.
«Sì, sono io!»
Rispose fiera, senza nemmeno essere certa parlasse di lei, volgendo poi lo sguardo verso il rosso.
«Sono qui per la prova del re!»
«Te lo dicevo, Kaleb, che l'avresti ritrovata!»
Il ragazzo si scostò dalla stretta di Kara, disorientato dalla situazione. Per un attimo sembrò lanciare un'occhiataccia al ragazzino per quei commenti ma in un istante riprese a sorridere
«Anche tu? Ottimo! Parteciperà anche la tua amica?»
Chiese indicando Ferivette, la quale osservava la scena sempre più divertita
«Sì, e faremo di tutto per vincere!»
La rossa si avvicinò porgendo la mano.
«Piacere, Sono Ferivette.»
Diede una pacca sulla schiena alla compagna per indicarle di presentarsi.La guerriera, squadrò per un istante i due alzando la mano in un saluto
«Io sono Kara»
Il rosso guardò le due con un sorriso stringendo la mano ad una e salutando l'altra.
«piacere, Kaleb. Sono felice che ci siate anche voi, girano voci che sarà un evento particolare, fare gruppo sarà comodo.»
Ferivette provò a fermare Kara dal dare informazioni ai due, ma non fece in tempo.
«Sarà un torneo! Saremo tutti avversari!»
Kaleb riflettè un attimo scambiando uno sguardo col moro.
«Ah...»
Rispose passando una mano sul mento sbarbato.
«Questo cambia tutto. Spero che avremo modo di incontrarci sul campo allora.»
A quell'affermazione aggiunse un sorriso genuino, quasi bambinesco.
L'innocenza che traspariva dal suo volto sembrava stonare col suo fisico possente e ben allenato. Il ragazzino si alzò scrocchiandosi le dita e facendo un inchino barocco.
«in ogni caso, sono Crowings Vicis, ma potete chiamarmi Crow, non vedo l'ora di incontrarvi domani.»
Le due ragazze rimasero interdette per qualche secondo. Fu Kara la prima a ricordare quel nome.
«Sei il figlio del signor Vicis?»
Il volto di Crow si fece impercettibilmente più serio.
«Sì, siete andate da lui?»
Ferivette fu l'unica a notarlo.
Vide in quel ragazzino una sorta di rancore. Gli fece un sorriso appena accennato cercando il suo sguardo.
«Kara si era ferita ad un fianco, e lui l'ha curata»
«Che è successo?»
Chiese Kaleb incuriosito. Appoggiando la mano al pomolo del falcione che portava al fianco
«Abbiamo incontrato un orso nero enorme che aveva attaccato una carovana, mi ha graffiato e poi...»
«E poi e riuscita a colpirlo al muso facendolo scappare via. È stato terrificante!»
Kara venne interrotta da Ferivette. La guerriera si morse la lingua. Si era dimenticata di come la compagna aveva già mentito al signor Vicis riguardo alla sua magia del fuoco.
Fu felice di essere stata interrotta prima che potesse dire qualcosa di sbagliato, non intuendo che in quel momento l'unica preoccupazione della rossa non era nascondere i suoi poteri, ma farle fare bella figura con Kaleb.
«Davvero?! Wow!»
Il rosso la guardò esterrefatto.
«Speriamo di incontrarci allora! Però credo che per la rivincita dovrai aspettare, Kara.»
La ragazza rimase con un'espressione di delusione mentre lui continuò.
«Dobbiamo purtroppo rincasare. Ma finita l'impresa ti assicuro che potremo fare tutte le partite che vorrai.»
Crow sghignazzò all'affermazione e con un saluto, questa volta decisamente meno formale, si congedò assieme al compagno continuando la loro conversazione.
«Credo dovremo fare lo stesso.»
Disse Ferivette con aria pensierosa, guardando i due allontanarsi.
«Speriamo di trovare una locanda con un posto libero.»
Kara annuì convinta, e così, ripresero la ricerca riuscirono finalmente a trovare un alloggio, una piccola casupola dall'aria apparentemente fatiscente, l'unico posto in cui sembravano esserci ancora delle stanze disponibili. Mangiando una magra cena, le due andarono nella loro camera.
«Sei davvero sicura di voler partecipare, Feri?»
«Certo»
Rispose la rossa, sforzandosi di mantenere il contatto visivo con l'altra ma continuando ad abbassarlo fissandole il collo.
«Non mi sembri convinta.»
Kara si mise seduta sul letto fissando con i suoi occhi gelidi la compagna.
«È che... ho paura di usare la mia magia. Non vorrei esagerare>
«perché avresti paura di usarla? Se ci saranno altre streghe non avranno paura di colpirti. E poi sono sicura che riuscirai a controllarti.»
Ferivette guardò la mano ormai guarita del tutto se non per due piccole macchie scure sul palmo.
«Si dice incantatrici.»
Sospirò.
«E poi... è vero, ma non voglio usare il fuoco per fare del male.»
Ammise la rossa. La sua voce sembrò iniziare a rompersi leggermente. Kara, pronta a fare una battuta su come il suo fuoco l'avesse salvata, si fermò giusto in tempo per guardarla ed appoggiare una mano sul suo ginocchio.
«Non so cosa hai fatto. Ma qui nessuno è venuto sperando di tornare a casa senza qualche cicatrice. Io stessa se ti dovrò combattere non mi risparmierò e sarà un insulto per me se tu non farai lo stesso.»
La guerriera aveva il fuoco negli occhi. Non esagerava con quelle parole. Ci aveva pensato per giorni e non avrebbe voluto scontrarsi con la sua amica, ma se fosse stato necessario avrebbe dato tutta se stessa per vincere. Le era stato insegnato che trattenersi con un avversario era una delle peggiori mancanza di rispetto perché sarebbe stato come considerarlo un debole.
Ferivette si sdraiò sul letto con la compagna al suo fianco.
«Ho fatto del male a mia madre quando non controllavo i miei poteri. L'ho sfigurata. E da quel giorno mi odia.»
«È successo di recente?»
La rossa scosse la testa.
«Ero una bambina.»
Kara si sdraiò a sua volta in quel piccolo letto che dovevano condividere
«Io mi fido di te, non sei più una bambina che non sa controllarsi e so anche che combatteresti bene, non mi sfigureresti, e se per caso succedesse non ti odierei. Come tu non mi odieresti se ti tagliassi una mano o una gamba.»
La rossa spalancò gli occhi.
«Mi mutileresti a vita per vincere?!»
La guerriera rise di gusto sprofondando il volto nel cuscino.
«Se non vuoi che succeda impara ad usare il fuoco per tenermi a distanza.»
Ferivette sbuffò dal naso guardando il soffitto e sprofondando lentamente nel sonno.
«Grazie, sai sempre qual è la cosa giusta da dire.»
Passò qualche secondo senza alcuna risposta. Chiuse gli occhi, ringraziando il cielo di aver trovato un'amica come lei.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 15, 2023 ⏰

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