𝘴𝘰𝘮𝘦 𝘬𝘪𝘭𝘭, 𝘴𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘢𝘭, 𝘴𝘰𝘮𝘦 𝘣𝘳𝘦𝘢𝘬 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘩𝘦𝘢𝘳𝘵

171 18 9
                                    

Kaveh era seduto alla sua scrivania. Guardava il suo progetto, quello che aveva ultimato e proposto proprio quel giorno, chiedendosi dove fossero gli errori.

Perché era stato rifiutato? Era perfetto, cazzo! Tutte quelle correzioni che facevano, l'inclinazione del tetto, la misura delle porte, lo spessore del muro... erano convinti che non ci avesse pensato, lui? Certo che aveva controllato due volte ogni cosa, certo che era perfettamente consapevole dei costi, certo che sapeva che il suo era un progetto grande ed impegnativo! Si chiedeva come uomini così ricchi non riuscissero a comprendere che l'architettura era arte, e l'arte era grande, cazzo. L'arte era la cosa più grande di tutte, e loro permettevano che venisse sminuita con progetti semplici e banali.

Forse a quel punto a sbagliare era lui.

Era da due mesi che non aveva lavoro. Sì, certo, il suo ultimo progetto era stato retribuito bene, ma presto o tardi i suoi fondi si sarebbero esauriti.

Gli venne da piangere, e appoggiò la testa sulle braccia conserte alla scrivania.

Perché tutte a lui? Perché solo a lui andava tutto storto? Non aveva soddisfazioni né dal lavoro, né dalla famiglia, e ora neanche dall'amore. Non poteva innamorarsi di qualcuno migliore? Che almeno sapesse cosa volesse dire amare?

Si chiese se le cose potessero andare peggio, ma poi scacciò subito dalla mente quel pensiero: portava male.

Si sentiva come una gomma. Continuamente consumato, si disfaceva in tantissimi piccoli trucioli, fino a morire, fino ad uscirne talmente piccolo da essere inutilizzabile.

Eh già. Kaveh era proprio come una gomma. E ora quella gomma stava consumandosi da sola, non sapeva come, non sapeva perché; già tutto il mondo attorno a sé lo logorava, ci mancava solo che  si autodistruggesse!

Gli serviva qualcuno che lo salvasse.

Si figurava Alhaitam girare la chiave nella toppa, aprire la porta e lentamente avvicinarsi a lui, posargli una mano sulla spalla e sussurragli all'orecchio "Sei pronto?"

Kaveh affondò la testa tra le braccia, nascondendo gli occhi lucidi e le guance rosse non ancora bagnate di lacrime.

"Al, Al..." Sussurrò tra sé e sé. Il dolore del suo amore non ricambiato gli lacerata il cuore.

Chissà, forse un giorno gli sarebbe passata, questa stupida passione, forse un giorno si sarebbe innamorato di un altro, o un'altra, e avrebbe dimenticato quell'oscuro periodo della sua vita

Si figurò in testa la scena, o almeno ci provò; il suo desiderio rimaneva, testardo ed irremovibile, quello di avere Alhaitam tutto per sé, senza nessun altro nella sua vita.

Era proprio senza speranza.

Quando era da solo voleva solamente che Al fosse lì con lui, e che lo abbracciasse; Alhaitam affollava la sua mente di immagini e desideri, che, inesorabili, lo facevano arrossire e sognare.

D'un tratto lo sentì: sentì la chiave che girava nella toppa, sentì il cigolio della porta che si apriva, e alzò la testa. Si asciugò veloce gli occhi – fortunatamente non aveva pianto – e si mise composto, fingendosi noncurante.

Appena Alhaitam entrò nella stanza Kaveh fu percorso da un brivido dalla testa ai piedi.

L'uomo gli posò una mano sulla spalla.

"Sei pronto?"

𝐑𝐄𝐕𝐄𝐍𝐆𝐄 ➣ 𝗸𝗮𝘃𝗲𝘁𝗵𝗮𝗺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora